L’intelligenza artificiale entra nel campo dell’archeologia in modo concreto grazie a un nuovo progetto che nasce in Sardegna per studiare, preservare e valorizzare il patrimonio culturale dell’isola. Ai archeo-hub si propone come il primo centro italiano dedicato all’applicazione dell’AI nel settore archeologico, puntando sulla collaborazione internazionale e su tecniche digitali avanzate. L’obiettivo è rilanciare la ricerca sulla civiltà nuragica e creare nuovi modelli per la scoperta e la fruizione dei beni archeologici.
Ai archeo-hub: la collaborazione tra università italiane e duke university
Ai archeo-hub è nato grazie a un accordo tra l’università di Cagliari, l’università di Sassari, l’associazione “la Sardegna verso l’Unesco” e la Duke University negli Stati Uniti. Questo gruppo di atenei e istituzioni vuole far diventare il centro un punto di riferimento per lo sviluppo di tecnologie digitali applicate all’archeologia. La scelta della Sardegna non è casuale: l’isola custodisce migliaia di reperti della civiltà nuragica, una delle più importanti del Mediterraneo, con migliaia di siti archeologici ancora in gran parte da esplorare.
Il polo nasce con la volontà di coniugare ricerca scientifica e divulgazione culturale, sfruttando le potenzialità offerte dall’intelligenza artificiale. I promotori puntano a sviluppare metodi avanzati di analisi e mappatura dei siti archeologici, ma anche a offrire nuove esperienze di fruizione diretta dei beni culturali, rispondendo così alle esigenze di un pubblico più ampio e internazionale.
Le tecnologie di intelligenza artificiale applicate allo studio e alla valorizzazione
Ai archeo-hub intende utilizzare l’intelligenza artificiale per migliorare diverse fasi del lavoro archeologico. Tra le tecniche previste, si annovera l’analisi di immagini provenienti da satelliti o droni che permettono di individuare strutture nascoste nel terreno. Questi metodi consentono di scoprire nuovi siti o la presenza di manufatti senza scavi invasivi.
Il centro lavorerà anche su modelli in grado di ricostruire oggetti frammentati, funzione utile per musei e studi di restauro. Un altro ambito è la decifrazione automatica di iscrizioni antiche, che potrebbe portare alla lettura più rapida di testi finora poco accessibili. L’AI verrà impiegata anche per riconoscere autentici reperti e catalogarli automaticamente tramite tecniche di machine learning, facilitando la gestione di grandi archivi.
L’insieme di queste applicazioni permette di fare previsioni su nuovi ritrovamenti e di costruire inventari digitali dettagliati dei siti nuragici. Uno studio comparativo di pezzi ritrovati in diverse regioni aiuta a individuare connessioni tra culture lontane nel tempo e nello spazio.
Esperienze immersive e supporto alla didattica museale
Oltre ai progressi nella ricerca, ai archeo-hub vuole offrire strumenti per una fruizione culturale più coinvolgente. Tra le proposte ci sono ricostruzioni virtuali di paesaggi e ambienti antichi, con simulazioni della vita quotidiana delle popolazioni nuragiche. Questi ambienti digitali saranno accessibili tramite realtà aumentata o virtuale, permettendo al pubblico di esplorare i musei in modi nuovi.
Il progetto prevede avatar “storici” che guidano i visitatori nei percorsi museali, rappresentando figure tipiche dell’epoca nuragica. Questa ideale fusione tra tecnologia e didattica ha l’obiettivo di facilitare la comprensione dei contesti archeologici, stimolando interesse e partecipazione anche da parte di chi non ha conoscenze specifiche.
Nonostante la diffusione di tecnologie simili in molti musei, ai archeo-hub punta a soluzioni innovative e sostenibili per evitare l’obsolescenza rapida degli strumenti digitali, un problema rilevato in molte esperienze precedenti. Questo viene affrontato combinando ricerca avanzata, progettazione curata e formazione continua del personale.
Formazione interdisciplinare e progetti previsti per il futuro
Il centro ha in programma di lanciare una summer school internazionale dedicata all’uso dell’intelligenza artificiale in archeologia, con particolare attenzione alla cultura nuragica. Questo corso estivo permetterà a giovani ricercatori di diversi paesi di acquisire competenze specifiche, lavorando su progetti concreti.
Tra gli altri obiettivi figura la creazione di un archivio digitale completo sui nuraghi, con dati aggiornati e accessibili, che servirà come base comune per studiosi e operatori culturali. L’intenzione è anche di avviare ricerche neuro-cognitive sull’architettura e l’arte nuragica, per approfondire il rapporto tra forme culturali e percezione umana.
Il polo vuole diventare un luogo in cui ricerca, formazione e coinvolgimento della comunità locale si intrecciano. La diffusione dei risultati e le iniziative pubbliche dovrebbero spingere il turismo culturale in Sardegna, attirando visitatori interessati a scoprire siti, musei e itinerari dedicati alla civiltà nuragica. L’idea è di impattare positivamente sull’economia della regione attraverso la valorizzazione del patrimonio storico.
Reazioni e aspettative degli esperti e delle istituzioni sarde
Maurizio Forte, direttore del dig@lab della Duke University, ha definito il progetto “una sfida ambiziosa” con l’intento di rinnovare la ricerca archeologica e offrire modelli formativi originali, capaci di attrarre talenti internazionali. Ha evidenziato l’importanza di formare giovani studiosi attraverso borse di studio che favoriscano lo scambio scientifico tra continenti.
Pierpaolo Vargiu, presidente dell’associazione La Sardegna verso l’Unesco, ha sottolineato il valore simbolico di ospitare in Sardegna il primo archeohub italiano dedicato all’intelligenza artificiale, vedendolo come una tappa rilevante per rilanciare l’immagine dell’isola nel mondo. Secondo lui, questa iniziativa può moltiplicare le opportunità di sviluppo culturale ed economico.
Il rettore dell’università di Cagliari, Francesco Mola, ha rimarcato che l’AI rappresenta un tema molto ampio, di interesse culturale, dove l’ateneo deve essere presente. Gavino Mariotti, rettore dell’università di Sassari, ha confermato che il progetto unisce ricerca e valorizzazione di un simbolo della Sardegna come i nuraghi.
Lungo il territorio isolano, ai archeo-hub si prepara a portare avanti nuove ricerche e strumenti per far conoscere e proteggere uno dei patrimoni più importanti del Mediterraneo.