Home Tecnologia La legge italiana sull’intelligenza artificiale punta sulla repressione e trascura gli investimenti per il futuro
Tecnologia

La legge italiana sull’intelligenza artificiale punta sulla repressione e trascura gli investimenti per il futuro

Condividi
Condividi

L’Italia sta affrontando una fase cruciale nel definire le regole sull’intelligenza artificiale, ma la recente proposta di legge solleva dubbi sul suo approccio. Il testo, trasmesso al Senato a fine giugno 2025, si concentra soprattutto su misure restrittive e sanzioni, mentre dedica poco spazio agli incentivi per lo sviluppo tecnologico e l’attrazione di capitali. Questo orientamento rischia di rallentare la crescita del settore AI nel paese proprio quando altri stati europei spingono con investimenti massicci.

Limiti negli investimenti e confronto con altri paesi europei

Nel testo legislativo spicca un solo articolo dedicato agli investimenti pubblici nell’ambito dell’intelligenza artificiale: il numero 23 promette risorse già stanziate pari a circa un miliardo di euro gestite da Cdp Venture Capital, oltre ad aggiungere una somma modesta destinata a progetti sperimentali del ministero degli Esteri nei prossimi due anni.

Questo stanziamento appare esiguo se paragonato alle cifre messe in campo da altre nazioni europee: in Francia sono previsti oltre 1,5 miliardi pubblici più centinaia di miliardi provenienti dal settore privato; in Germania gli investimenti complessivi superano gli 11 miliardi tra fondi pubblici e privati dedicati ad infrastrutture AI e data center.

Inoltre mancano nella proposta italiana misure specifiche adottate altrove come incentivi fiscali mirati alle startup AI o crediti d’imposta per chi sviluppa modelli generativi avanzati. Non sono previste semplificazioni burocratiche né agevolazioni per testare nuove tecnologie sul territorio nazionale. Questi elementi contribuiscono a rendere meno attrattivo il contesto italiano rispetto ai concorrenti europei.

Focus sulle norme punitive: ampliamento dei reati legati all’utilizzo dell’AI

La parte prevalente della legge è dedicata alla creazione o al rafforzamento di fattispecie penali collegate all’impiego scorretto dell’intelligenza artificiale. Vengono introdotti nuovi reati come la diffusione illecita di contenuti falsificati tramite deepfake , anche se già esistevano norme contro diffamazione aggravata o cyberbullismo.

Sono previste aggravanti particolari su manipolazioni finanziarie quali aggiotaggio attraverso strumenti digitali avanzati pur essendo queste condotte già punite dalla legislazione vigente. Alcune definizioni restano però vaghe lasciando ampio margine interpretativo alle procure nell’applicazione delle nuove regole; questo potrebbe generare confusione sui confini tra uso illecito ed esercizio legittimo della libertà d’espressione .

Queste scelte riflettono una strategia basata prevalentemente sulla repressione piuttosto che sulla promozione attiva dello sviluppo tecnologico nazionale; inoltre impongono nuovi obblighi stringenti su trasparenza e tracciabilità nello sviluppo software AI che potrebbero scoraggiare molte aziende dall’investire in Italia.

Un quadro generale della normativa sull’intelligenza artificiale in italia

La legge in discussione nasce dall’esigenza del governo italiano di recepire rapidamente l’AI act europeo, una normativa che mira a regolamentare i rischi legati all’intelligenza artificiale. L’obiettivo dichiarato è mitigare i pericoli e sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia. Tuttavia il testo si caratterizza per un forte richiamo alla prevenzione dei reati collegati all’uso improprio dell’AI: termini come “rischio”, “illecito”, “reato” ricorrono con frequenza elevata.

Il disegno di legge conta 141 pagine fitte dove emerge chiaramente un’impostazione repressiva più che promozionale. La maggior parte delle norme riguarda sanzioni penali e amministrative contro abusi o manipolazioni generate da sistemi intelligenti artificiali. L’approccio scelto dal governo sembra più orientato a controllare l’uso della tecnologia piuttosto che incentivarne lo sviluppo o favorire le imprese italiane impegnate nel settore.

Implicazioni culturali ed economiche della scelta normativa italiana

Dietro questa impostazione legislativa c’è una visione conservatrice verso l’innovazione digitale tipica non solo del governo meloniano ma anche condivisa da altre forze politiche italiane negli ultimi anni: vietare prima ancora che stimolare; normare invece che accompagnare; frenare anziché puntare sul cambiamento radicale richiesto dalle nuove tecnologie.

Questo atteggiamento rischia non soltanto di limitare lo sviluppo interno delle competenze digitali ma anche ridurre l’interesse degli investitori stranieri verso progetti italiani basati sull’intelligenza artificiale proprio quando la concorrenza internazionale accelera sugli aspetti innovativi ed economici dell’AI applicata ai vari settori produttivi.

Il problema tocca dunque sia ambiti culturali sia concreti aspetti economici perché senza uno sforzo mirato a sostenere startup innovative, ricerca applicata e collaborazione pubblico-privato sarà difficile mantenere posizioni competitive nella nuova economia digitale globale dominata dall’intelligenza artificiale sempre più integrata nelle attività quotidiane industriali commerciali ed educative italiane.

Written by
Serena Fontana

Serena Fontana è una blogger e redattrice digitale specializzata in cronaca, attualità, spettacolo, politica, cultura e salute. Con uno sguardo attento e una scrittura diretta, racconta ogni giorno ciò che accade in Italia e nel mondo, offrendo contenuti informativi pensati per chi vuole capire davvero ciò che succede.

Unita.tv è un sito d’informazione generalista che offre aggiornamenti su cronaca, politica, spettacolo, gossip, sport e altri temi d’attualità, con uno stile dinamico e accessibile.

Info & Comunicati

Per info e comunicati stampa inviare email a: info@unita.tv

Questo blog non è una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.