L’uso crescente dell’intelligenza artificiale sta portando a un aumento rapido e preoccupante del consumo energetico. L’Unesco ha presentato uno studio durante l’AI Global Summit che evidenzia come la domanda di energia per far funzionare questi sistemi raddoppi ogni 100 giorni, mettendo sotto pressione risorse vitali come acqua, minerali e reti elettriche. Nel report si suggeriscono strategie per contenere questo impatto senza rinunciare alle prestazioni.
L’aumento esponenziale del fabbisogno energetico nell’intelligenza artificiale
La potenza computazionale richiesta dai modelli di intelligenza artificiale cresce a ritmi impressionanti. Secondo lo studio Unesco, questa crescita non è solo lineare ma esponenziale: ogni poco più di tre mesi il consumo energetico necessario per gestire le richieste agli AI si duplica. Questo trend rappresenta una sfida significativa per i sistemi energetici mondiali, già sollecitati da altre esigenze.
Le tecnologie alla base dei chatbot e degli assistenti virtuali usano grandi quantità di dati e processi complessi che richiedono server potenti attivi 24 ore su 24. La conseguenza è un aumento della pressione sulle risorse naturali utilizzate nella produzione dell’elettricità ma anche nell’approvvigionamento idrico necessario al raffreddamento dei centri dati. Inoltre, i minerali critici impiegati nei componenti hardware diventano sempre più richiesti in un mercato globale competitivo.
Sostenibilità ed equità tecnologica
Questo scenario fa emergere questioni legate alla sostenibilità ambientale ma anche all’equità nell’accesso alle tecnologie digitali tra paesi diversi, dato che le infrastrutture necessarie sono concentrate in alcune aree geografiche con maggior disponibilità economica ed energetica.
Strategie proposte dall’Unesco per ridurre il consumo senza perdere qualità
Il documento presentato invita a ripensare il modo in cui interagiamo con i sistemi d’intelligenza artificiale per contenere l’impatto ambientale senza sacrificare le capacità degli strumenti digitali. Una delle soluzioni principali consiste nel limitare la lunghezza delle domande rivolte ai chatbot: passare da richieste molto articolate a interrogazioni più brevi potrebbe tagliare fino al 90% il fabbisogno energetico.
Parallelamente si propone lo sviluppo e l’impiego di modelli AI meno generici ma più specifici rispetto ai compiti da svolgere; così facendo si evita lo spreco causato dalla necessità di vagliare enormi quantità d’informazioni non strettamente rilevanti ad ogni singola risposta.
Ridurre la lunghezza dei prompt
Lo studio sottolinea inoltre come ridurre la lunghezza media dei prompt da circa 300 parole a poco meno della metà possa contribuire significativamente al risparmio elettrico nelle operazioni quotidiane degli assistenti virtuali o chatbot presenti online.
Questi accorgimenti possono essere applicati sia dagli sviluppatori sia dagli utenti finali con vantaggi concreti sul piano ambientale mantenendo comunque una buona esperienza d’uso nei servizi basati sull’intelligenza artificiale.
Dati sul consumo reale: quanto pesa chatgpt sulla rete elettrica globale?
Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI — società creatrice del noto ChatGpt — ha recentemente fornito cifre precise riguardo al costo energetico medio associato ad ogni singola richiesta inviata all’assistente digitale. Ogni interrogazione consuma circa 0,34 wattora equivalenti cioè tra dieci e settanta volte quello che serve mediamente a effettuare una ricerca standard su Google secondo stime comparative recentissime.
Considerando che giornalmente vengono inoltrate circa un miliardo di domande verso ChatGpt solo negli ultimi tempi questa mole corrisponde annualmente a circa 310 gigawattora consumati esclusivamente dal sistema OpenAI. Per dare un termine paragonabile questo valore equivale approssimativamente all’intero fabbisogno annuo in elettricità stimato per tre milioni persone residenti in Etiopia, paese africano dove ancora molte zone soffrono carenze strutturali nel campo dell’energia.
Impatto ambientale degli strumenti digitali
Questi numerosi dati mettono quindi in luce come anche strumenti digital modernissimi possano avere effetti importanti sull’ambiente se non accompagnati da scelte mirate rivolte alla loro ottimizzazione sotto vari punti vista, dall’hardware ai comportamenti quotidiani degli utenti.
L’allarme rilanciato dall’Unesco durante l’AI Global Summit rimette al centro del dibattito pubblico questioni cruciali legate alla sostenibilità delle tecnologie emergenti. Le cifre fornite confermano quanto sia urgente adottare misure concrete capaci limitare gli sprechi evitando pesanti ricadute sull’ambiente mondiale.