Nel 2024 l’Italia si è trovata al centro di una situazione preoccupante nel campo della sicurezza informatica. Con 357 attacchi informatici gravi, il Paese rappresenta il 10,1% del totale mondiale, un dato ben superiore alla sua quota di popolazione globale, pari allo 0,6%. Questo squilibrio, evidenziato da Confassociazioni tramite il proprio Centro Studi, mette in luce una crescente esposizione ai rischi digitali, specie in un momento in cui i criminali sfruttano sempre più l’intelligenza artificiale per perfezionare le loro strategie di frode e sabotaggio.
Aumento marcato degli attacchi cyber a livello nazionale e globale
Nel 2024 gli attacchi informatici hanno fatto registrare un incremento notevole del 31% rispetto agli anni precedenti. Questa escalation interessa tutti i settori, senza risparmiare nessuno. I dati mostrano come le strutture sanitarie, gli enti governativi, le forze militari e gli istituti finanziari siano in prima linea nelle offensive informatiche. Il settore dei media e dell’informazione risulta particolarmente fragile, subendo attacchi frequenti che minano la credibilità delle notizie e contribuiscono a creare un clima di disinformazione. Qui si è assistito a fenomeni di “guerra ibrida”, dove le tecniche di manipolazione digitale si intrecciano con la politica e l’opinione pubblica.
Questo aumento delle offensive nasce anche dall’uso sempre più spregiudicato di strumenti di intelligenza artificiale generativa. Le tecnologie di IA vengono impiegate per creare truffe via mail sempre più difficili da riconoscere, accompagnate da contenuti manipolati come deepfake audio e video perfetti, con lo scopo di ingannare singoli cittadini e realtà aziendali. La facilità con cui tali strumenti sono ora accessibili rende l’Italia un terreno fertile per queste nuove forme di criminalità informatica.
Settori maggiormente colpiti dagli attacchi informatici in Italia
Nel dettaglio, negli ambienti produttivi del Paese si contano ogni giorno circa 20 attacchi gravi, una cifra che sottolinea l’intensità della minaccia. Tra le tipologie di attacco più diffuse spiccano i DDoS , che hanno avuto una crescita del 36%. Questi attacchi bloccano i servizi essenziali online, mettendo in crisi infrastrutture fondamentali per la quotidianità dei cittadini e delle imprese. Parallelamente, sono stati segnalati circa 150 episodi di ransomware, specialmente contro ospedali e aziende, dove i criminali hanno causato interruzioni pesanti dei processi operativi chiedendo riscatti in denaro.
Il comparto dei servizi, che comprende energia, trasporti, banche e telecomunicazioni, ha subito il 58% degli attacchi registrati. Questo dato rivela quanto siano vulnerabili settori chiave della vita economica e sociale italiana. Anche il settore manifatturiero non si può considerare immune, poiché sebbene meno colpito, rimane sotto la minaccia di intrusioni e sabotaggi informatici.
Un aspetto positivo riguarda il mondo bancario e finanziario, dove si osserva una riduzione dell’8% nel numero di attacchi. Questo calo è attribuito alle nuove norme europee, come Dora e Nis2, che hanno imposto standard più severi sulla sicurezza informatica. Inoltre, gli investimenti in tecnologie di difesa digitale, tra cui strumenti di intelligenza artificiale per prevenire e bloccare le minacce, sembrano dare risultati concreti.
La necessità di rafforzare la cultura e la governance della sicurezza digitale
Nonostante qualche progresso, l’Italia resta uno degli obiettivi più ambiti dai criminali informatici su scala globale. Il quadro generale mostra come le minacce colpiscano cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni senza distinzione. Angelo Deiana e Andrea Violetti, presidenti di Confassociazioni e Confassociazioni Digital, insistono sull’urgenza di migliorare la gestione del rischio digitale e di diffondere una cultura diffusa della sicurezza informatica.
Questo richiamo parte dall’idea che la risposta al cybercrime deve coinvolgere tutta la società. Dalle filiere produttive alle scuole, servono azioni concrete e coordinate. La sopravvivenza digitale del Paese dipende dalla capacità di educare e mettere in sicurezza ogni ambito della vita pubblica e privata, colmando un divario tecnologico che oggi privilegi comunque gli aggressori. Il rafforzamento di leggi, protocolli e formazione rappresenta la strada da seguire per affrontare i rischi con maggiore consapevolezza.
L’allarme lanciato da Confassociazioni indica che senza una reazione strutturata e condivisa, la situazione potrebbe peggiorare mettendo a rischio non solo dati e sistemi, ma anche la stabilità delle istituzioni e della democrazia. Monitorare e intervenire resta quindi un impegno prioritario nel panorama della sicurezza nazionale.
Ultimo aggiornamento il 18 Luglio 2025 da Andrea Ricci