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Intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione: l’importanza di certificare i sistemi per garantire trasparenza e responsabilità

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L’uso dell’intelligenza artificiale nelle pubbliche amministrazioni sta trasformando il modo in cui vengono gestiti servizi e decisioni. Questi strumenti possono accelerare procedure, migliorare la qualità dei servizi e anticipare problemi. Ma senza regole chiare, l’adozione di tecnologie ai rischia di creare danni invisibili, come discriminazioni o errori non controllati. È fondamentale mettere in campo misure che assicurino trasparenza e sicurezza.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale nelle amministrazioni pubbliche

Negli ultimi anni molte pubbliche amministrazioni hanno iniziato a integrare sistemi di intelligenza artificiale per snellire attività complesse. Le applicazioni spaziano dalla gestione delle pratiche burocratiche alla previsione dei bisogni sociali, fino al miglioramento della mobilità urbana o della sanità pubblica. L’ai consente un’elaborazione rapida dei dati, aiutando a identificare pattern utili ad anticipare eventi o ottimizzare risorse.

Tuttavia questi vantaggi si accompagnano a rischi concreti se i sistemi non sono progettati con attenzione etica e tecnica. Algoritmi addestrati su dati parziali possono generare risultati distorti, escludendo categorie di persone o producendo decisioni errate che influenzano vite reali. In assenza di un controllo rigoroso si rischia che le macchine decidano senza alcuna supervisione umana adeguata.

Il rapporto tra cittadini e tecnologia deve restare chiaro: l’intelligenza artificiale deve essere uno strumento al servizio delle persone, mai un giudice autonomo sulle loro scelte o diritti fondamentali. Per questo motivo è urgente definire norme precise che regolino il suo impiego all’interno degli enti pubblici.

La necessità della certificazione dei fornitori ai secondo standard internazionali

Una proposta concreta riguarda l’inserimento obbligatorio nei contratti con fornitori tecnologici della certificazione dei sistemi ai secondo criteri riconosciuti globalmente. La norma iso/iec 42001 rappresenta il primo riferimento internazionale per garantire che modelli artificial intelligence siano sviluppati rispettando principi etici come trasparenza, affidabilità e responsabilità.

Non basta però attestare solo il prodotto finale: anche chi rilascia tali certificazioni deve essere sottoposto a verifiche rigorose attraverso accreditamenti conformi allo standard iso/iec 17021-1. Questo assicura imparzialità ed esperienza nel processo di valutazione degli algoritmi usati dalla pa.

Solo con questa doppia garanzia sarà possibile evitare abusi derivanti dall’utilizzo incontrollato dell’intelligenza artificiale in contesti delicati come salute pubblica, giustizia sociale o privacy individuale. Inoltre queste regole potrebbero estendersi presto anche al settore privato dove cresce la presenza dell’ai nei processi decisionali quotidiani.

Trasparenza algoritmica come fondamento democratico

La questione sulla trasparenza degli algoritmi va oltre aspetti meramente tecnici ed entra nel campo del rispetto democratico. Come ha spiegato Luciano Floridi, professore esperto in filosofia digitale, spesso attribuiamo agli strumenti artificial intelligence significati umani inesistenti , credendo erroneamente che abbiano coscienza o intenzioni proprie.

Dietro ogni decisione automatizzata ci sono semplicemente correlazioni statistiche basate su dati selezionati; nessun sentimento guida questi processori informatici. Il rischio più grave è quello delegare questioni morali delicate ad entità prive di consapevolezza reale, compromettendo così diritti fondamentali.

Garantire quindi una piena visibilità sui meccanismi interni degli algoritmi utilizzati dalla pa serve a mantenere alta la soglia critica del dibattito pubblico. I cittadini devono poter comprendere quali variabili influenzano le scelte automatiche adottate dagli enti governativi soprattutto quando riguardano ambiti sensibili come accesso ai servizi sociali oppure monitoraggio ambientale.

Applicazioni concrete dell’intelligenza artificiale responsabile nella gestione pubblica

In diversi campi l’impiego corretto dell’AI mostra risultati tangibili utilissimi alle comunità urbane ed extraurbane italiane. Ad esempio negli ospedali pubblici alcuni programmi analizzano grandi quantità di dati clinici supportando medici nella diagnosi precoce delle malattie, permettendo interventi tempestivi più mirati.

Nel campo ambientale invece piattaforme intelligenti monitorano costantemente la qualità dell’aria segnalando criticità prima ancora che diventino emergenze sanitarie gravi. Nel settore della mobilità urbana vengono elaborate strategie dinamiche per ridurre traffico congestioni puntando sul coordinamento intelligente fra mezzi pubblici, privati e infrastrutture stradali.

L’utilizzo responsabile si estende anche alla previsione di eventi climatici estremi necessari per programmare meglio misure preventive contro disastri naturali sempre più frequenti. Tali soluzioni contribuiscono inoltre alla transizione ecologica incentivando comportamenti sostenibili grazie all’elaborazione accurata di scenari futuri possibili basati sui dati raccolti localmente.

Fiducia sociale tra tecnologia normativa italiana ed etica digitale

Perché queste innovazioni portino real benefit occorre instaurare fiducia duratura fra istituzioni, tecnologie e cittadini, finali destinatari del servizio pubblico. Diversifichiamo bene gli aspetti coinvolti:

La crescita dell’uso massiccio del digitale online crea flussi enormi di dati personali e informazioni sensibili. L’applicazione AI ne fa spesso oggetto, ma senza una governance robusta rischiamo derive invasive sul piano privacy o manipolativo nell’informazione politica culturale.

L’Italia può giocarsela bene mettendo in campo competenze specifiche sia nella ricerca scientifica che nell’industria tecnologica, specializzandosi soprattutto su valori etici fortemente richiesti da società contemporanea. La sperimentazione della normazione ISO dimostra già un percorso solido verso questo obiettivo. Nel contempo crescono segnali positivi da parte del mondo giovanile interessato a una fruizione consapevole delle fonti informative digitali che va supportata con strumenti adeguati, non abbandonata al caos algoritmico commerciale.

La strada tracciata dalla certificazione non pesa sulle spalle degli operatori ma li tutela da inefficienze potenzialmente dannose. Infine resta centrale il ruolo politico nel guidare l’uso delle tecnologie assumendosene responsabilità concrete affinché la digitalizzazione serva veramente all’uomo senza sopravvivere o dominarlo.

Written by
Matteo Bernardi

Matteo Bernardi è un blogger versatile che racconta con passione e precisione temi legati a cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute. La sua scrittura unisce rigore informativo e attenzione per i dettagli, con l’obiettivo di offrire ai lettori contenuti aggiornati, accessibili e mai banali. Ogni suo articolo è pensato per informare e stimolare il pensiero critico.

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