L’intelligenza artificiale sta trasformando diversi ambiti produttivi con un impatto che si estende ben oltre la singola funzione. Le aziende italiane mostrano particolare interesse verso l’uso dell’IA nella sicurezza informatica, nell’automazione del servizio clienti e nella ricerca e sviluppo. Questi tre campi raccolgono il maggior consenso tra gli operatori come priorità su cui investire per ampliare l’applicazione delle nuove tecnologie.
I settori industriali più coinvolti dall’intelligenza artificiale
I comparti che si preparano a subire cambiamenti più profondi grazie all’introduzione dell’intelligenza artificiale sono principalmente finanza e servizi bancari, tecnologia-elettronica, farmaceutica-sanitario e trasporti-logistica. In questi ambiti le innovazioni digitali promettono di incidere in modo trasversale sulle attività quotidiane, modificando processi interni e rapporti con il mercato.
Una visione ampia e trasversale
La varietà delle risposte raccolte tra gli operatori indica però una percezione diffusa di un fenomeno ampio, che attraversa più settori senza confini netti. L’IA viene vista infatti come un asset strategico capace di influenzare molteplici aspetti del business contemporaneo.
Diffusione dell’intelligenza artificiale tra grandi aziende e imprese medie
Anche guardando alla dimensione aziendale emerge una diffusione abbastanza uniforme nell’adozione delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale. Le grandi realtà competitive così come le imprese di media taglia manifestano percentuali simili nel ricorso a soluzioni IA nelle proprie strategie operative.
Questa distribuzione testimonia quanto l’interesse verso queste metodiche non sia esclusivo dei leader di mercato ma coinvolga anche realtà meno strutturate, spinte dalla necessità di restare al passo con i cambiamenti tecnologici globali.
Consapevolezza interna ed effetti sull’occupazione nelle aziende italiane
Il livello di conoscenza interna rispetto alle potenzialità dell’intelligenza artificiale varia sensibilmente all’interno dei gruppi lavorativi: circa il 27% degli intervistati ritiene ancora limitata la propria familiarità con queste applicazioni; un 37% segnala uno stadio iniziale mentre poco meno della metà dichiara una comprensione ampia o consolidata.
Nonostante questa diversificazione nella consapevolezza personale, quasi tre quarti degli addetti riconoscono nell’IA un elemento capace d’incrementare la competitività globale delle loro imprese sul mercato internazionale. Solo una minima parte esprime dubbi sulla reale efficacia in tal senso.
Incertezza sul lavoro futuro
Sul fronte occupazionale invece permangono dubbi misto a speranze: il 39% vede infatti possibili effetti positivi ma anche rischiosi sul lavoro futuro causati dall’automazione intelligente. La questione resta aperta nel dibattito interno alle aziende così come nei confronti della società civile.
Percezione del supporto governativo all’espansione dell’intelligenza artificiale
Un altro dato significativo riguarda la percezione del ruolo dello Stato nel promuovere lo sviluppo dell’intelligenza artificiale nel tessuto economico nazionale. La maggioranza degli intervistati ritiene insufficiente l’aiuto fornito dal governo per sostenere iniziative legate all’innovazione digitale attraverso politiche mirate o incentivi concreti.
Questo sentimento riflette probabilmente la richiesta crescente da parte delle imprese affinché vengano messe in campo misure più incisive capaci accompagnare concretamente le trasformazioni tecnologiche in atto nei vari comparti produttivi italiani.