L’intelligenza artificiale continua a sorprendere per la sua capacità di imitare comportamenti umani, soprattutto nel campo delle emozioni. Una ricerca condotta a Padova ha testato diversi modelli di AI per capire se riescano a interpretare le reazioni emotive davanti a immagini con contenuti vari. Lo studio ha evidenziato come questi sistemi possano valutare felicità, rabbia, paura e altre emozioni in modo simile agli esseri umani, pur senza provarle realmente.
La ricerca sull’intelligenza artificiale che interpreta le emozioni visive
Il progetto è stato portato avanti da Zaira Romeo dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr insieme ad Alberto Testolin dei dipartimenti di Psicologia Generale e Matematica dell’università di Padova. I ricercatori hanno scelto tre diverse piattaforme linguistiche multimodali, ovvero sistemi in grado di elaborare testo e immagini insieme. L’obiettivo era verificare se queste intelligenze artificiali potessero fornire giudizi emotivi su fotografie rappresentanti animali, persone o paesaggi con tonalità positive, negative o neutre.
Nonostante nessuno dei modelli fosse stato addestrato specificamente per questo compito emotivo, i risultati hanno mostrato una sorprendente corrispondenza con le risposte date da soggetti umani. Le AI sono state chiamate a riconoscere sei emozioni fondamentali: felicità, rabbia, paura, tristezza, disgusto e sorpresa. Le valutazioni fornite hanno seguito schemi simili alle reazioni reali delle persone davanti alle stesse immagini.
Nuove prospettive sull’emotività simulata
Questo esperimento apre nuovi orizzonti nella comprensione delle capacità delle macchine nel campo dell’emotività simulata. In particolare mette in luce come il linguaggio possa essere uno strumento chiave per sviluppare concetti legati alle sensazioni anche all’interno degli algoritmi più complessi.
Applicazioni pratiche nei contesti sanitari ed educativi
Secondo Alberto Testolin lo studio va oltre l’aspetto teorico perché suggerisce nuove possibilità d’impiego dell’intelligenza artificiale in ambiti delicati come l’assistenza agli anziani o il supporto psicologico. Già oggi mini-robot dotati d’AI vengono utilizzati in reparti pediatrici ospedalieri; integrarli con sistemi capaci di leggere le emozioni potrebbe migliorare l’interazione tra macchina e paziente.
In pratica un robot potrebbe riconoscere lo stato d’animo della persona che si trova davanti ed adattarsi modulando i propri comportamenti o risposte vocali. Questo tipo d’interazione può risultare utile anche nell’ambito scolastico dove il monitoraggio dello stato emotivo aiuta gli insegnanti ad intervenire tempestivamente su situazioni problematiche.
Il potenziale si estende inoltre alla salute mentale: tecnologie capaci di rilevare segnali emotivi possono supportare terapie digitali personalizzate oppure offrire compagnia virtuale riducendo la solitudine nelle fasce più fragili della popolazione.
Esempi significativi del test con fotografie
La curiosa genesi dello studio nasce da una conversazione tra i due ricercatori – marito e moglie – mentre Alberto Testolin lavorava su un altro progetto riguardante il conteggio automatico degli oggetti nelle immagini tramite AI; Zaira Romeo gli ha proposto allora una sfida diversa: scoprire se l’intelligenza artificiale fosse capace anche di comprendere le emozioni suscitate dalle foto mostrate.
Le piattaforme sono state sottoposte a centinaia d’immagini scelte appositamente per evocare sentimenti diversi attraverso soggetti variegati . Alle AI veniva chiesto quale sentimento avessero “provato” osservando ogni immagine sulla base delle sei categorie stabilite dal team scientifico.
Tra i risultati curiosi emerge quello relativo all’immagine raffigurante un piatto pieno di carne: alcune intelligenze artificiali hanno attribuito un giudizio negativo simulando una posizione vegetariana che non rifletteva però alcuna reale preferenza personale ma piuttosto un tentativo ipotetico basato sui dati raccolti dagli utenti umani medi presenti nel loro addestramento linguistico multimodale.
Questo dato conferma quanto l’AI riproduca risposte empatiche solo simulandole sulla base del linguaggio umano senza avere consapevolezza né esperienza diretta delle sensazioni evocate dalle immagini stesse.
Limiti attuali dell’intelligenza artificiale nella sfera emotiva
Lo studio padovano è la prima indagine comparativa fra risposte date dall’intelligenza artificiale sulle proprie percezioni affettive simulate e quelle realizzate da persone fisiche. La scoperta fondamentale è che benché questi sistemi possano replicarne molte caratteristiche, non significa affatto che provino realmente tali stati interiori.
Alberto Testolin precisa infatti che emulare giudizi legati alle emozioni attraverso parole o punteggi assegnati non equivale ad avere esperienze autentiche. L’AI resta priva della coscienza necessaria per sentire felicità, paura, rabbia od altre sensazioni; agisce soltanto sulla base dei dati ricevuti durante l’addestramento linguistico, creando quindi risposte plausibili ma pur sempre simulate.
Questa distinzione chiarisce quali siano al momento le vere capacità dei robot intelligenti nell’ambito della comunicazione interpersonale: strumenti utilissimi per assistere, informare oppure intrattenere; incapaci invece ancora oggi d’instaurarvi relazioni fondate sull’esperienza emotiva genuina.