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Intelligenza artificiale e diritto: questioni etiche, giuridiche e politiche al centro del dibattito 2025

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L’intelligenza artificiale solleva interrogativi fondamentali per la scienza giuridica, toccando temi etici, sociali e politici che si riflettono in molti documenti internazionali recenti. La sua crescente presenza nelle decisioni umane e nelle professioni legali impone riflessioni profonde sulle conseguenze nel rispetto dei diritti fondamentali, sul ruolo dell’uomo e sui confini normativi da stabilire. Questo articolo esplora i vari aspetti che emergono dal rapporto tra intelligenza artificiale e diritto nel contesto attuale.

Confini etici e implicazioni sociali nell’uso dell’intelligenza artificiale

Il dibattito sull’intelligenza artificiale non può prescindere dalla sua dimensione etica e dall’impatto sociale che produce. Documenti come il report dell’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Unione europea del 2021 e la Convenzione del Consiglio d’Europa del 2024 evidenziano principi fondamentali da difendere. Tra questi spiccano la non discriminazione basata su genere, origine, disabilità o età, la tutela della dignità e dell’autonomia, oltre alla salvaguardia dello stato di diritto e della democrazia.

Le applicazioni IA sono molteplici, ma alcune destano preoccupazioni rilevanti. L’identificazione biometrica, in particolare, si muove su un terreno delicato tra sicurezza e privacy. La raccolta massiva di dati personali per categorizzazioni che riguardano etnia, religione o orientamento sessuale rischia di alimentare discriminazioni strutturali e derive razziste o abiliste. L’uso della polizia predittiva permette di tracciare comportamenti e luoghi, ma espone a pericoli di abusi repressivi senza adeguati meccanismi di controllo.

Altre applicazioni, come i bubble filter commerciali o politici, influenzano l’opinione pubblica e le decisioni elettorali stratificando le informazioni e limitando l’accesso a fonti diverse. Questi elementi mostrano la complessità della governance digitale, caratterizzata da informazioni volatili e sistemi di controllo spesso difficili da governare.

Il rapporto storico tra tecnico e umano

Storicamente, il rapporto tra tecnico e umano ha attraversato molte fasi; ora però l’intelligenza artificiale costituisce un salto di qualità radicale. Nulla ha a che vedere solo con la velocità o la capacità di calcolo. La novità sta nel tentativo di replicare processi decisionali umani, provando a simulare l’intelligenza e il pensiero.

Questo porta a considerare l’IA non più solo come uno strumento funzionale, ma come una tecnologia che si pone un fine in sé, con la possibilità di ridefinire l’antropologia umana. La sfida giuridica consiste nel bilanciare queste innovazioni con i principi fondanti dell’umanesimo giuridico, evitando derive che mettano a rischio la convivenza sociale e i diritti fondamentali.

Impatto e limiti dell’intelligenza artificiale nella pratica giuridica

Considerando l’intelligenza artificiale dal punto di vista strutturale del diritto, emergono opportunità e limiti precisi. Oggi, diversi strumenti automatizzati supportano i professionisti legali soprattutto per mansioni routinarie, come la gestione di casi semplici o la redazione di documenti standard. Questi sistemi, spesso basati su algoritmi matematici, velocizzano processi e prevedono esiti con dati preordinati.

Tuttavia, tale evoluzione si adatta meglio a modelli di common law, dove le decisioni seguono schemi più codificati. Nel diritto romano-continentalista, prevale una complessità interpretativa che fatica a integrarsi con approcci puramente computazionali. Di conseguenza, il contributo umano resta fondamentale nei ruoli più creativi e argomentativi.

Capacità di apprendimento e limiti qualitativi

L’Intelligenza artificiale, come definita dal “Gruppo di esperti ad alto livello” della Commissione Europea, opera elaborando dati rilevati dall’ambiente e adattando le proprie risposte in base ad esperienze precedenti. Apprende per migliorare, ma questa capacità di “imparare” resta limitata a input quantitativi e a connessioni logico-statistiche.

Il diritto, però, non segue leggi rigide e uniformi come una scienza esatta. Ogni caso concreto presenta variabili uniche e imprevedibili. La funzione del giurista consiste proprio in questa capacità di interpretazione creativa, che richiede sensibilità e giudizio personale. Le macchine non possiedono intenzionalità, empatia o capacità di mettere in discussione i dati su cui si basano.

Perciò, il ruolo umano rimane imprescindibile per garantire un equilibrio tra regole e realtà, a tutela della giustizia nelle sue molteplici sfaccettature e nella dinamica tra fatto e norma.

Riflessioni etiche e politiche sull’intelligenza artificiale nelle professioni intellettuali

Oltre all’aspetto tecnico e giuridico, l’intelligenza artificiale pone questioni etiche che riguardano la deontologia del lavoro e il percorso formativo degli operatori del diritto. L’uso crescente di IA nello studio, nella ricerca o nella redazione di atti potrebbe portare a un impoverimento del pensiero critico e creativo.

Gli studenti e i giovani professionisti rischiano di perdere la capacità di approfondire, analizzare e costruire argomentazioni originali se si affidano troppo ad applicazioni che forniscono risposte preconfezionate. Questo aspetto tocca anche dimensioni di responsabilità educativa e sociale, poiché riguarda il futuro della professione.

Sul piano politico, ogni nuova tecnologia porta a un meccanismo di potere. L’intelligenza artificiale non è mai neutrale e si intreccia con interessi economici e geopolitici influenti. Il regolamento europeo 2024/1689, noto come AI Act, cerca di limitare i rischi più gravi, vietando sistemi capaci di manipolare o discriminare specifiche categorie vulnerabili della popolazione. L’Europa adotta così un approccio precauzionale, in contrapposizione a visioni più orientate all’innovazione libera e al mercato come quella statunitense.

Questa normativa introduce una classificazione del rischio e il divieto di alcune tecnologie particolarmente invasive, come l’identificazione biometrica in tempo reale in spazi pubblici. Il bilanciamento tra regolazione, etica e interesse commerciale si conferma delicatissimo e strategico.

Riflessioni filosofiche sulla tecnica e l’umanità

Da sempre il rapporto fra tecnica e umanità si carica di significati profondi. Pensatori come Heidegger avevano già sottolineato che la tecnica non deve essere vista come neutrale, altrimenti si rischia di restarne prigionieri senza consapevolezza. Questa riflessione oggi riguarda nello specifico l’intelligenza artificiale, che impone un confronto urgente sul potere che esercita nella società contemporanea.

Il digitale, la derealizzazione e la sfida della governance giuridica

Il mondo digitale ha modificato radicalmente le forme della realtà e dell’esperienza umana. I processi digitali smaterializzano le cose, trasformano beni in servizi, proprietari in consumatori, realtà in simulazioni sociali. Questa dematerializzazione impone una riflessione sulle possibilità di regolare e contenere ciò che appare sfuggente e volatile.

La sfida della governance dell’intelligenza artificiale non può limitarsi a regole formali calate dall’alto. Serve una responsabilità collettiva e individuale, un’autodisciplina capace di accompagnare la regolazione normativa. Senza autocontrollo, ogni sistema perde efficacia e significato.

Il diritto, con la sua matrice solidaristica, continua a porre il limite come elemento chiave per difendere la dignità e la responsabilità. Questi valori rappresentano ancora la principale risposta per governare l’avanzamento tecnologico senza abdicare all’umano.

La fiducia nelle istituzioni giuridiche resta irrinunciabile, e chiama a un continuo impegno di equilibri, controlli e valorizzazione del pensiero critico. Un processo che deve sempre confrontarsi con la complessità dei tempi, ma senza rinunciare alle fondamenta su cui si fonda la convivenza civile.

Written by
Andrea Ricci

Andrea Ricci non cerca l’ultima notizia: cerca il senso. Blogger e osservatore instancabile, attraversa cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile essenziale, quasi ruvido. I suoi testi non addolciscono la realtà, la mettono a fuoco. Scrive per chi vuole capire senza filtri, per chi preferisce le domande alle risposte facili.

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