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Il web si frammenta: come l’ia cambia il modo di navigare e mina il vecchio equilibrio digitale - Unita.tv
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Il web si frammenta: come l’ia cambia il modo di navigare e mina il vecchio equilibrio digitale

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L’IA rivoluziona la navigazione web e rompe gli schemi digitali. - Unita.tv
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La rete che usiamo oggi è molto diversa da quella degli anni Novanta. L’esplorazione indiscreta di siti e pagine ha lasciato spazio a pochi spazi digitali ripetitivi, dominati da algoritmi e intelligenze artificiali che indirizzano le nostre scelte. Questo cambiamento influisce non solo sul modo in cui cerchiamo informazioni ma anche sulle dinamiche economiche dei contenuti online, segnando una nuova fase per internet.

Dall’esplorazione alla monocultura digitale: il web ridisegnato dagli algoritmi

Negli anni Novanta il web si presentava come un territorio aperto e vasto, dove gli utenti navigavano liberamente tra pagine diverse, inserendo segnalibri e passando da un sito all’altro quasi come lettori di un romanzo ipertestuale. Invece oggi la navigazione si concentra in poche piattaforme che controllano il flusso di contenuti e suggeriscono cosa vedere o leggere. Instagram, TikTok, YouTube, Google e pochi altri domini assorbono gran parte dell’attenzione degli utenti.

Questa trasformazione ha ridotto internet a un arcipelago fatto di pezzi discreti separati, in cui gli algoritmi motivano comportamenti di consumo e indirizzano opinioni. Il web aperto e in continuo movimento ha perso la componente della scoperta e della varietà, privilegiando un flusso costante di contenuti ripetitivi calibrati per catturare sempre più tempo e dati. In questo scenario, si parla della morte della rete ipertestuale e aperta come la conoscevamo.

L’intelligenza artificiale come protagonista e fattore di cambiamento radicale nella rete globale

La diffusione dell’intelligenza artificiale è uno degli elementi centrali che ha accelerato questa trasformazione. Dal 2022, con l’avvento di ChatGPT, oltre 800 milioni di persone usano regolarmente chatbot conversazionali per ottenere risposte sintetiche, personalizzate e immediate. Questi strumenti hanno modificato radicalmente le modalità di ricerca, spostando l’attenzione dalle fonti ai riassunti generati automaticamente.

Girando attorno alla diffusione degli assistenti AI, grandi aziende come Apple e Google hanno rilevato un calo dell’uso delle ricerche tradizionali. Google ad esempio ha introdotto “AI Overviews”, sintetizzazioni automatiche nei risultati di ricerca. In parallelo, nuovi prodotti come il browser di OpenAI e motori di ricerca conversazionali come Perplexity promettono risposte dirette senza l’obbligo di passare attraverso pagine esterne.

Questo mutamento segna uno spostamento di paradigma: dalla navigazione alla fruizione passiva di risposte già elaborate, riducendo l’interazione con i contenuti originali. Le ricerche diventano meno un processo di scoperta e più un consumo rapido e diretto.

Impatti del nuovo modello di ricerca sui contenuti online e sull’economia del web

La trasformazione in corso ha effetti molto concreti sui siti che producono contenuti, specialmente quelli di ambito scientifico, educativo e sanitario. Secondo un’indagine di Similarweb riportata dall’Economist, il traffico verso i motori di ricerca è calato del 15% in un anno, mentre piattaforme come Wikipedia e Stack Overflow hanno perso migliaia di visite e domande.

Questo fenomeno rompe l’equilibrio economico che aveva retto internet per anni. Negli ultimi vent’anni, infatti, i contenuti gratuiti venivano sostenuti dalla pubblicità legata al traffico generato dalle ricerche tradizionali. Oggi il 69% delle ricerche su temi giornalistici si conclude con la risposta diretta senza cliccare sulle fonti. Anche produttori editoriali importanti registrano passaggi di traffico da Google dal 60% a meno del 35%.

Il risultato è che meno visualizzazioni si traducono in meno entrate pubblicitarie, affossando anche l’attività di chi crea contenuti di qualità.

Tensioni tra editori e big tech all’epoca dell’uso non compensato dei contenuti da parte dell’intelligenza artificiale

Le tensioni tra giornali ed editori aumentano per via dell’uso dei propri contenuti da parte delle intelligenze artificiali senza compenso. Il New York Times ha avviato procedimenti legali contro OpenAI e Microsoft, accusandoli di aver allenato i loro modelli su articoli coperti da copyright. Altri gruppi editoriali come NewsCorp seguono una doppia strategia: stringono accordi commerciali e contemporaneamente citano in giudizio altre aziende AI.

Tuttavia, trattare direttamente con i giganti tech è un’opportunità riservata solo ai grandi editori. Centinaia di migliaia di siti indipendenti, blog e piattaforme rimangono esclusi da questa partita. Senza accordi, rischiano di sparire sotto il peso di traffico storto e bot ostili. Nel 2023, quasi metà del traffico web globale è stato generato da bot, molti dei quali sottraggono dati o produzioni senza autorizzazione.

Alcune startup propongono tecnologie per regolare l’accesso ai contenuti da parte di crawler AI, e piattaforme come Cloudflare tentano di sperimentare sistemi di pagamento per l’uso delle pagine web. Questi tentativi sono ancora isolati e non mostrano un potere di contrattazione sufficientemente ampio né una soluzione stabile.

La crescita di contenuti generati dall’ia e la frammentazione geopolitica della rete globale

Negli ultimi anni la diffusione di contenuti prodotti da intelligenze artificiali o bot ha alimentato teorie pessimistiche sulla “morte di internet”. Sebbene certe immagini e testi assurdi chiamati “AI slop” siano spesso ironici, il fenomeno rivela un nodo reale: le IA consumano testi e immagini creati da altre IA in un circuito ricorsivo, che può ridurre la varietà e la qualità dei contenuti online.

Studi di università come Stanford e Georgetown hanno sottolineato come algoritmi social, per esempio su Facebook, abbiano favorito la diffusione di contenuti prodotti da intelligenza artificiale. Vice ha descritto questo processo come una “copia di una copia”, dove il web rischia di diventare un insieme sempre più monotono e meno significativo.

Parallelamente la rete si frammenta anche sul piano geopolitico. L’Unione Europea lavora a progetti che riducano la dipendenza tecnica dagli Stati Uniti, come il DNS4EU. La Russia sta sperimentando un’isolamento del proprio internet nazionale, denominato Runet. L’India ha introdotto norme stringenti sulla localizzazione dei dati. Gli Usa hanno imposto restrizioni sulle esportazioni di chip IA verso la Cina e limitato collaborazioni tecnologiche.

Il web globale perde così il carattere di spazio unico e universale, dividendosi in blocchi giuridici e tecnologici che riflettono interessi politici e sovranità digitale.

La trasformazione del web è un fatto in atto, con conseguenze che si riflettono sulle nostre abitudini di navigazione, sulle economie digitali e sulla forma stessa della rete. Questi cambiamenti segnano l’apertura di una nuova fase in cui lo scenario è più complesso e meno prevedibile.

Ultimo aggiornamento il 19 Luglio 2025 da Davide Galli

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Davide Galli

Davide Galli scrive per capire, non solo per raccontare. Blogger dallo stile asciutto e riflessivo, attraversa i temi di cronaca, politica, attualità, spettacolo, cultura e salute con uno sguardo mai convenzionale. Nei suoi articoli c’è sempre una domanda aperta, un invito a leggere tra le righe e a non fermarsi alla superficie.

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