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Il ritardo dell’Europa nell’intelligenza artificiale pesa sulla produttività e competitività delle aziende

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L’Europa si trova in una posizione paradossale nel campo dell’intelligenza artificiale. Pur disponendo di talenti qualificati, di una solida tradizione industriale e di un dibattito etico avanzato, fatica a trasformare queste risorse in risultati concreti. Un recente studio evidenzia come molte grandi imprese europee non abbiano ancora investito seriamente nell’adozione dell’IA, con conseguenze dirette sulla produttività rispetto ai concorrenti oltreoceano.

Lo studio accenture rivela il gap tecnologico delle aziende europee

Secondo l’indagine condotta da Accenture su 800 grandi aziende europee con fatturato superiore al miliardo di euro, più della metà non ha ancora effettuato investimenti significativi nell’intelligenza artificiale. Questo dato riflette un ritardo che si traduce in una minore efficienza produttiva: la media europea si attesta al 76% rispetto alle imprese americane, mentre tre decenni fa la situazione era equilibrata.

Mancanza di visione condivisa e volontà sistemica

Il problema non riguarda solo la tecnologia ma anche la mancanza di una visione condivisa e di volontà sistemica per integrare l’IA nei processi aziendali. Mauro Macchi, ceo di Accenture Emea, sottolinea come superare questo divario sia fondamentale soprattutto in un contesto geopolitico incerto: «L’intelligenza artificiale può rappresentare uno strumento decisivo per rilanciare l’economia europea e rafforzarne il ruolo competitivo». Per accelerare questa trasformazione servono investimenti mirati su cloud computing, modernizzazione dei sistemi dati e formazione del personale specializzato.

Le opportunità economiche legate all’adozione diffusa dell’intelligenza artificiale

I numeri emersi dallo studio mostrano chiaramente quanto potrebbe guadagnare l’economia europea se tutte le grandi imprese adottassero tecnologie AI avanzate come quelle dei settori più sviluppati. Si stima che potrebbero generarsi fino a 200 miliardi di euro aggiuntivi ogni anno grazie all’aumento dei ricavi derivanti dall’efficienza operativa e dall’innovazione.

Questo potenziale resta però largamente inutilizzato perché molte realtà aziendali faticano a scalare i progetti pilota o ad integrare completamente le nuove tecnologie nei loro modelli organizzativi. La mancanza di coordinamento tra industria e istituzioni rischia inoltre di disperdere risorse preziose senza creare effetti duraturi sul tessuto economico europeo.

Il caso italia tra segnali positivi e sfide ancora aperte

Anche Italia riflette questa doppia faccia del continente europeo sull’intelligenza artificiale. Da un lato alcune imprese stanno accelerando rapidamente nell’utilizzo della Gen AI per migliorare prodotti o servizi; quasi metà ha già portato almeno un progetto alla fase operativa ottenendo risultati spesso superiori alle aspettative iniziali.

Strategie ancora da consolidare

Dall’altro lato però soltanto il 19% delle aziende italiane dispone oggi di strategie mature basate su dati e intelligenza artificiale che permettano uno sviluppo sostenibile nel tempo. Teodoro Lio, amministratore delegato di Accenture Italia, evidenzia così sia i progressi compiuti sia lo spazio rimasto per crescere: «Il futuro della competitività italiana dipende dalla capacità delle nostre imprese a consolidare questi primi passi».

La sfida resta dunque quella di costruire percorsi chiari che favoriscano investimenti continui nelle competenze digitali insieme alla diffusione capillare degli strumenti IA nelle attività quotidiane del mondo imprenditoriale italiano ed europeo.

Written by
Matteo Bernardi

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