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Il confronto nel governo sulla gestione del dominio cyber tra difesa e sicurezza nel disegno di legge sull’intelligenza artificiale

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Il governo italiano si trova al centro di un confronto interno sul controllo del dominio digitale, in particolare riguardo alle competenze della Difesa e della Sicurezza nel campo dell’intelligenza artificiale. Il dibattito coinvolge figure chiave come il ministro della Difesa Guido Crosetto e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, con la premier Giorgia Meloni chiamata a mediare. La questione riguarda l’organizzazione delle responsabilità nel nuovo disegno di legge che regola l’uso dell’AI in Italia, approvato dalla Camera e ora all’esame del Senato.

Le ragioni dello scontro tra difesa e sicurezza sul dominio cibernetico

Il nodo centrale della disputa è la distribuzione delle competenze previste dal disegno di legge sul controllo dello spazio digitale. Crosetto contesta che le deleghe attribuite alla Difesa risultino svantaggiate rispetto a quelle conferite alla Sicurezza, sotto la supervisione diretta di Mantovano a Palazzo Chigi. Secondo il ministro della Difesa, questa configurazione crea un modello asimmetrico che limita l’efficacia militare nella gestione delle minacce digitali.

Attacchi informatici e ruolo militare

La preoccupazione principale nasce dall’aumento degli attacchi informatici legati all’impiego massiccio dell’intelligenza artificiale nelle operazioni ibride contemporanee. Crosetto sostiene che la Difesa debba svolgere un ruolo più incisivo nella protezione del dominio cyber, equiparandolo per importanza ad altre infrastrutture critiche nazionali come i sistemi difensivi tradizionali o gli apparati militari stessi.

L’intervento militare nello spazio digitale non è più solo una questione tecnica ma assume carattere strategico in relazione al contesto geopolitico attuale segnato dal conflitto russo-ucraino. La crescente complessità degli attacchi ha reso necessaria una presenza più robusta dei corpi armati nelle operazioni di contrasto informatico.

Dati sugli attacchi cibernetici contro l’Italia e implicazioni geopolitiche

Secondo la relazione annuale dei servizi segreti italiani riferita al 2024, il nostro paese ha subito circa il 10% degli attacchi informatici globali registrati nell’anno appena trascorso. Questo dato evidenzia una pressione senza precedenti sulle infrastrutture digitali italiane ed espone chiaramente gli effetti indiretti delle tensioni internazionali sulla sicurezza nazionale.

Un dossier riservato prodotto dalla Difesa mette in luce come molteplici operazioni siano riconducibili a strategie orchestrate da Mosca per influenzare negativamente l’opinione pubblica occidentale riguardo al sostegno fornito all’Ucraina. In particolare si cita l’operazione denominata “Storm-1516”, avviata nell’agosto 2023: essa comprende almeno 77 azioni documentate fino a marzo 2025 volte a manipolare informazioni politiche tramite tecnologie AI avanzate come i deepfake.

Queste campagne mirano non solo a indebolire alleanze strategiche ma anche a interferire nei processi democratici interni ai paesi occidentali attraverso diffusione massiva di contenuti falsificati o alterati digitalmente con strumenti automatizzati basati sull’intelligenza artificiale.

Richieste specifiche di crosetto per riequilibrare le deleghe sulla governance dell’AI

Crosetto chiede modifiche precise al testo legislativo per garantire alla Difesa un ruolo paritario rispetto agli altri enti coinvolti nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale applicata allo spazio cibernetico nazionale. Tra le criticità sollevate vi sono alcune asimmetrie relative all’attuazione della strategia nazionale AI e ai meccanismi decisionali su investimenti pubblici e privati destinati allo sviluppo tecnologico in ambiti considerati ad alto rischio.

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Critica alla partecipazione limitata

In particolare viene contestata la limitata partecipazione della Difesa nei comitati istituzionali presso Palazzo Chigi dove si coordinano politiche nazionali sull’AI; inoltre si richiede maggiore rappresentanza negli organi responsabili dei finanziamenti venture capital rivolti alle imprese impegnate nello sviluppo tecnologico legato alla sicurezza digitale.

Per Crosetto queste modifiche sono essenziali affinché sia rispettato pienamente il mandato costituzionale affidato al ministero: “presidiare lo spazio cibernetico con capacità operative adeguate sia nella prevenzione sia nella risposta agli attacchi condotti tramite intelligenza artificiale avanzata.”

Tempistiche legislative italiane ed europee sull’intelligenza artificiale

Il ddl italiano segue da vicino le indicazioni contenute nell’AI Act europeo entrato in vigore circa un anno fa; questo regolamento stabilisce criteri rigorosi soprattutto per i sistemi d’intelligenza artificiale considerati “ad alto rischio”. L’applicazione completa dovrebbe avvenire entro il 2026 lasciando tempo alle aziende produttrici per adeguarsi agli standard tecnici richiesti dalle autorità comunitarie.

Tuttavia i lavori tecnici sui criteri definitivi procedono lentamente poiché coinvolgono questioni complesse legate ai diritti fondamentali oltre che aspetti tecnologici sofisticatissimi da normare efficacemente su scala continentale.

Questa situazione apre margini temporali utilissimi perché anche l’Italia possa rivedere alcune parti del proprio disegno legislativo prima dell’approvazione definitiva prevista dal Senato. Per questo motivo Crosetto ritiene possibile ottenere modifiche senza compromettere tempi né procedure legislative già avviate.

Written by
Elisa Romano

Elisa Romano è una blogger italiana che si occupa di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute. Con uno stile chiaro e coinvolgente, racconta i fatti e le storie del momento, offrendo riflessioni e approfondimenti per un pubblico sempre più attento e informato.

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