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Google e l’intelligenza artificiale riducono il traffico dei giornali online provocando una crisi nel settore editoriale

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L’arrivo degli strumenti di intelligenza artificiale sviluppati da Google sta cambiando profondamente il modo in cui le persone accedono alle notizie sul web. AI Overview e AI Mode, due nuove funzionalità lanciate dal colosso, presentano risposte sintetiche direttamente sulla pagina dei risultati, senza più indirizzare gli utenti ai siti originali. Questo fenomeno sta generando un calo significativo del traffico verso i giornali online, mettendo a rischio la sostenibilità economica di molte testate. Eppure, l’assenza di contenuti freschi potrebbe limitare anche l’efficacia stessa degli algoritmi su cui si fondano.

Il declino del traffico verso i siti di informazione con l’arrivo di ai overview

L’evoluzione degli strumenti di ricerca di Google ha cambiato radicalmente il comportamento degli utenti. Prima, cercando una notizia, si veniva reindirizzati a pagine esterne come HuffPost o Washington Post, dove si approfondivano i temi d’interesse. Ora, con AI Overview, l’intelligenza artificiale riassume la risposta come prima opzione, offrendo all’utente informazioni pronte senza bisogno di cliccare su altri link. Chi preferisce passare direttamente ai contenuti originali è diventato una minoranza.

Le cifre parlano chiaro: già prima del lancio di AI Overview, diversi siti registravano un calo notevole del traffico, con perdite sopra il 50% in pochi anni, secondo i dati di Similarweb. Una ricerca di dicembre 2024 della società Bain mette in luce che oltre l’80% degli utenti risolve gran parte delle ricerche restando sulla pagina principale di Google. Questo nuovo assetto ha conseguenze pesanti sul lavoro dei giornalisti, visto che molte redazioni riducono il personale: Business Insider ha tagliato il 21%, mentre l’ufficio statunitense del lavoro segnala una perdita del 10% di occupati nel settore editoriale negli ultimi anni. Google però sostiene che AI Overview ha in effetti aumentato il numero delle ricerche, anche se questo non si traduce in benefici economici per i creatori di contenuti.

La crisi del modello dei link e il cambiamento della strategia degli editori

Il sistema che dominava il web dai primi anni 2000 ruotava attorno ai link e al traffico generato da Google verso i siti degli editori. Le testate producevano contenuti ottimizzati per il motore di ricerca, che ricompensava questo lavoro indirizzando visitatori pronti a leggere. Ora questo meccanismo sembra esaurirsi, con un calo drastico di visualizzazioni e lettori.

Davanti a questa sfida, molte testate stanno rivisitando il loro approccio. Tentano di costruire una relazione diretta con il lettore tramite newsletter, eventi dal vivo e contenuti esclusivi, cercando una maggiore autonomia rispetto al flusso generato da Google. Quartz ha evidenziato però come non tutte le testate dispongano delle risorse necessarie a trasformarsi in organizzazioni basate su abbonamenti o attività collaterali. Il modello attuale rischia di favorire chi “prende” contenuti senza pagarli, mentre gli editori perdono terreno.

Paywall e protezione dei contenuti per frenare l’erosione del traffico

Google basa la sua intelligenza artificiale sui dati disponibili in rete. Se gli editori iniziassero a limitare la pubblicazione libera, protendendo sempre più spesso contenuti dietro paywall o proteggendoli da scraper, la qualità e l’aggiornamento delle risposte generate dalla IA ne risentirebbero. Per questo alcuni gruppi editoriali hanno già iniziato ad adottare questa strategia, innalzando barriere agli accessi gratuiti.

Nel caso il traffico portato da Google continui a diminuire, non è da escludere che molti altri editori si muoveranno in questo senso. Quartz osserva che, se la ricerca diventa un agente autonomo che risponde senza far passare l’utente dal sito originale, rischia di consumare il mercato che l’ha generata. Il modello basato sulla libera circolazione dei contenuti potrebbe quindi entrare in affanno a favore di una maggior protezione delle fonti.

L’alleanza tra editori e grandi aziende tecnologiche come nuova frontiera

In questa fase di trasformazione, alcuni editori cercano di accordarsi direttamente con le aziende che gestiscono le piattaforme di intelligenza artificiale. Il New York Times ha stretto un’intesa con Amazon per concedere in licenza i propri articoli, permettendo così di addestrare gli algoritmi con contenuti originali e garantendo un ritorno economico. Anche altre testate come The Atlantic collaborano con OpenAI, la società di Sam Altman.

Nel frattempo, piattaforme come Perplexity AI hanno scelto un modello diverso, proponendo di condividere i ricavi pubblicitari con i giornali le cui notizie sono utilizzate nelle risposte ai lettori. Questi accordi rappresentano una risposta concreta a un problema di mercato che fino a qualche anno fa nessuno aveva previsto con tale urgenza. Il rapporto tra editori e grandi aziende del digitale si fa quindi più complesso e interdipendente.

Written by
Elisa Romano

Elisa Romano è una blogger italiana che si occupa di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute. Con uno stile chiaro e coinvolgente, racconta i fatti e le storie del momento, offrendo riflessioni e approfondimenti per un pubblico sempre più attento e informato.

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