L’intelligenza artificiale generativa apre nuove opportunità ma espone soprattutto bambini e Donne a rischi concreti. Nel frattempo l’Europa resta indietro nella corsa globale dominata da Cina e Stati Uniti.
Il Centro comune di ricerca della Commissione Europea ha pubblicato il primo rapporto completo sull’impatto tecnico e socio-economico dell’intelligenza artificiale generativa, la cosiddetta GenAI. Tra le fasce più vulnerabili emergono Minori e Donne.
Per i bambini, la GenAI può essere una risorsa preziosa. Personalizza l’apprendimento, stimola la creatività e facilita la comunicazione, soprattutto per chi ha disabilità o difficoltà linguistiche. Immagina un assistente digitale che adatta le lezioni alle tue esigenze o aiuta a esprimerti meglio.
Ma attenzione ai rischi nascosti
I ricercatori però avvertono: i bambini sono più esposti ai pericoli della disinformazione perché il loro cervello è ancora in sviluppo. La GenAI può diffondere false informazioni o manipolare opinioni senza che loro se ne accorgano.
Inoltre, molti modelli di intelligenza artificiale riflettono pregiudizi storici presenti nei dati con cui sono stati addestrati. Questo significa che stereotipi di genere o discriminazioni possono essere amplificati.
Donne penalizzate dagli algoritmi: quando l’ia riproduce le disuguaglianze
Il rapporto del Jrc ha evidenziato un problema serio: gli algoritmi usati in ambito finanziario mostrano un bias di genere a favore degli uomini. In pratica, nei processi decisionali come valutazioni del rischio o assunzioni, le donne rischiano di essere svantaggiate anche se hanno competenze simili agli uomini.
Questo gap si traduce in meno opportunità lavorative per le candidate donne perché gli algoritmi tendono a preferire candidati maschi. Un problema che conferma come L’Ia non sia neutrale ma possa perpetuare vecchie disuguaglianze sociali.
Dove l’Europa deve fare meglio
Il vero tallone d’Achille europeo sono i brevetti: solo il 2% dei nuovi brevetti sulla GenAI arriva dall’Ue. Questo indica una scarsa capacità di trasformare la ricerca in innovazione concreta.
Inoltre le startup europee faticano ad attirare capitali di rischio rispetto ai concorrenti americani. Senza investimenti adeguati sarà difficile colmare il divario tecnologico con Cina e Usa.
Sul fronte globale, Stati Uniti e Cina dominano il mercato dell’intelligenza artificiale generativa. La Cina guida con il 60% delle attività mondiali tra ricerca, brevetti, investimenti e operazioni commerciali; gli Usa seguono con il 12%. L’Unione europea si posiziona al terzo posto con solo il 7%.
Nonostante questo gap quantitativo, L’Europa è seconda al mondo per numero di pubblicazioni scientifiche sulla GenAI: nel 2023 ha prodotto oltre 3 mila articoli pari al 21% del totale globale.
Cosa significa tutto questo per noi giovani?
La diffusione della GenAI cambierà molti aspetti della nostra vita quotidiana: dallo studio al lavoro fino all’intrattenimento. Ma serve consapevolezza sui rischi reali legati alla privacy, alla manipolazione delle informazioni e alle discriminazioni digitali.
Per proteggere chi è più fragile – come minori e donne – servono regole chiare ed etiche sull’uso dell’intelligenza artificiale. Allo stesso tempo bisogna spingere perché l’Europa investa di più in innovazione tecnologica per non restare indietro nella competizione globale.
In fondo questa sfida riguarda tutti noi: capire come usare al meglio una tecnologia potente senza lasciare indietro nessuno è fondamentale per costruire un futuro digitale equo e sicuro.
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