Il nuovo rapporto della Commissione europea sullo stato del decennio digitale 2025 offre un quadro dettagliato degli sviluppi tecnologici e digitali in Italia, mettendo a fuoco i ritardi e le sfide nel percorso di trasformazione digitale. Le aziende italiane, pur con qualche progresso, restano indietro sull’adozione di intelligenza artificiale rispetto alla media europea. Il rapporto rivela anche le opinioni degli italiani su digitalizzazione, disinformazione e crescita tecnologica, segnalando aree chiave dove è urgente intervenire.
L’adozione dell’intelligenza artificiale nelle imprese italiane resta al di sotto della media Ue
Secondo i dati del rapporto europeo, entro il 2030 solo il 60% delle aziende italiane integrerà sistemi avanzati di intelligenza artificiale. Questa cifra appare nettamente inferiore rispetto al 75% della media europea, un distacco che indica difficoltà importanti nel processo di digitalizzazione delle imprese. La limitata diffusione dell’intelligenza artificiale nel tessuto produttivo italiano rischia di frenare la competitività nel mercato globale.
Motivi del ritardo nell’adozione in italia
Le ragioni dietro questa adozione più lenta sono molteplici, a partire da una carenza di competenze tecnologiche già evidenziata dal rapporto, che penalizza l’aggiornamento delle imprese italiane. Mancano anche investimenti dedicati all’innovazione digitale e infrastrutture adeguate in alcune aree del Paese. Il divario nelle tecnologie più avanzate rischia di amplificarsi, allontanando l’Italia dai principali concorrenti europei.
Il rapporto invoca una presa di responsabilità da parte delle istituzioni e del settore privato, stimolando interventi mirati. L’obiettivo è rafforzare la sovranità tecnologica nazionale e favorire una reale trasformazione digitale, partendo dall’adozione di strumenti e procedure basati sull’intelligenza artificiale. Senza questa spinta, diverse imprese potrebbero rimanere escluse dalle nuove opportunità offerte dal digitale.
L’opinione degli italiani: digitale, fake news e servizi pubblici da migliorare
Il rapporto presenta anche le idee di 9 italiani su 10 su alcune questioni cruciali del mondo digitale. La maggioranza ritiene fondamentale ridurre la diffusione di fake news e disinformazione online, un problema che attribuisce un peso negativo alla società e alla fiducia nei media digitali. Questa consapevolezza indica un’attenzione crescente verso le fonti e la qualità delle informazioni ricevute via web.
Il 73% degli intervistati chiede una maggiore digitalizzazione dei servizi pubblici, segnale chiaro di una domanda diffusa che coinvolge tutti i livelli della vita quotidiana. Le amministrazioni, infatti, sono chiamate a trasformarsi per offrire accesso più semplice, rapido e sicuro ai cittadini tramite strumenti digitali evoluti. Il report segnala una spinta anche verso l’implementazione del portafoglio digitale europeo, già in parte avviata con l’app “Io”.
La stessa percentuale, il 73%, vede nella strategia di crescita europea per le imprese uno strumento vincente per far crescere il sistema economico nazionale e competere meglio oltre i confini. Questo dato indica un’area di consenso solida intorno a un modello di sviluppo tecnologico condiviso a livello continentale. L’approccio europeo quindi resta un riferimento per l’Italia.
La copertura della rete, le competenze informatiche e l’ecosistema startup in Italia
Gli ultimi dati raccolti mostrano un progressivo miglioramento della copertura di rete in fibra ottica in Italia. Alla fine del 2024, la fibra raggiungeva il 70% del territorio, una crescita rispetto ai valori precedenti. Ci sono però ancora sacche di arretratezza, soprattutto nelle zone rurali o periferiche, che limitano l’accesso alla connettività veloce e penalizzano diversi soggetti della società.
Il rapporto evidenzia anche come il paese presenti un ritardo nelle competenze informatiche diffuse. Solo il 4% degli occupati possiede conoscenze tecnologiche di livello avanzato in ambito IT, al di sotto della media europea, ferma al 5%. Si segnala inoltre una disparità di genere significativa, con solo il 17% di donne tra questi esperti. La mancanza di competenze specifiche condiziona capacità di innovazione e crescita digitale.
Un altro tasto dolente riguarda l’ecosistema delle startup innovative. Pur con alcuni casi interessanti, lo sviluppo di nuove imprese tecnologiche resta ancora limitato, con difficoltà nell’accesso ai capitali e nella creazione di una rete di supporto più strutturata. La situazione rallenta l’accelerazione verso una nuova economia basata sul digitale e sulle tecnologie emergenti.
Il progresso tecnologico su semiconduttori e tecnologie quantistiche
Il rapporto segnala però alcuni segnali positivi, in particolare nell’adozione e sviluppo di tecnologie quantistiche e semiconduttori. L’Italia ha affrontato a fine 2024 il 69% delle 13 raccomandazioni formulate dalla Commissione europea per la crescita digitale. Tra queste, figurano azioni volte a potenziare i progetti su tecnologie avanzate, dove il paese è avanti rispetto ad altre aree.
Questo focus sulle tecnologie di frontiera risponde non solo a esigenze di innovazione ma anche di sovranità tecnologica, al fine di garantire un ruolo strategico nelle filiere globali. La ricerca scientifica e la collaborazione con centri di eccellenza rappresentano asset fondamentali per consolidare la presenza italiana nel contesto digitale europeo.
Resta però cruciale estendere queste iniziative anche in altri campi, per evitare una concentrazione eccessiva solo in alcune nicchie. Il passaggio da una crescita emergente a una più diffusa richiede investimenti mirati anche in formazione, infrastrutture e diffusione tecnologica nel tessuto produttivo.
Buone pratiche e futuro delle competenze tecnologiche in Italia
Nel rapporto viene citata come buona pratica l’estensione sull’app “Io” della possibilità di memorizzare e rendere disponibili documenti personali in formato elettronico. Questa iniziativa si riallaccia al progetto del portafoglio digitale europeo e permette di garantire servizi pubblici più semplici e tracciabili per i cittadini.
Per il futuro, le raccomandazioni si concentrano su due aspetti principali. Il primo riguarda l’intensificare gli sforzi per raggiungere una posizione di leadership nell’intelligenza artificiale. Si suggerisce di sfruttare i centri di competenza già esistenti e rafforzare l’ecosistema nazionale di ricerca e innovazione. Solo così si potrà accelerare una trasformazione digitale più organica.
Il secondo punto riguarda le competenze, a partire dal sistema scolastico. Serve costruire una rete solida che parta dalle scuole superiori e incentivi la partecipazione delle donne nel settore tecnologico. Questo approccio potrebbe ridurre divari di genere e colmare il gap di professionalità, fondamentali per accompagnare la crescita digitale.
Le indicazioni puntano quindi sull’unione di formazione, ricerca e investimenti pubblici e privati come leva per mettere l’Italia su un percorso più avanti nella svolta digitale europea. Lo sviluppo delle competenze nasce come pilastro per sostenere innovazione e competitività.