Don Andrea Ciucci sul rapporto tra adolescenti e intelligenza artificiale: tra comfort e rischi relazionali

Don Andrea Ciucci commenta l’impatto dell’IA sulle relazioni degli adolescenti. - Unita.tv

Elisa Romano

1 Settembre 2025

L’intelligenza artificiale sta entrando nella quotidianità dei più giovani, con chatbot e assistenti virtuali che diventano interlocutori abituali. Don Andrea Ciucci, coordinatore della Pontificia Accademia per la Vita e segretario generale della Fondazione RenAIssance, mette in guardia sul rischio che i ragazzi instaurino un legame esclusivo con queste tecnologie, allontanandosi dalle relazioni umane. L’uso dell’AI richiede quindi una guida adulta attenta e un approccio che sappia distinguere tra strumenti digitali e rapporti personali.

Il legame tra ragazzi e chatbot: un’amicizia virtuale che nasconde fragilità relazionali

L’attenzione nasce dal racconto di una madre che descrive il figlio di 13 anni, affezionato a un chatbot al punto da considerarlo il suo “miglior amico”. Don Andrea Ciucci spiega che questo attaccamento segnala un disagio nel costruire rapporti sociali autentici. Quando un adolescente sostituisce il confronto umano con un’intelligenza artificiale, emerge una difficoltà relazionale che va affrontata. Un dialogo esclusivamente con un’entità programmata per assecondare l’utente può creare una zona di comfort artificiale, che rischia di limitare la crescita emotiva del ragazzo.

L’età è un elemento importante. La presenza precoce nel mondo digitale, spesso senza una guida consapevole, espone i giovanissimi a contenuti e interazioni non sempre adatti o salutari. Quando un tredicenne passa molto tempo con un’AI, è fondamentale chiedersi come vi sia stato introdotto e con quale supporto. La mancanza di confini e regole aumenta il rischio di un uso distorto e solitario degli strumenti tecnologici.

La responsabilità degli adulti nell’educare all’uso consapevole dell’intelligenza artificiale

Secondo Don Ciucci, la presenza umana è indispensabile: serve qualcuno che sappia dire “no” e accompagnare il ragazzo con limiti chiari, come farebbe un amico vero. Spesso i genitori reagiscono in modo contraddittorio: da una parte cedono allo smartphone per calmare i figli, dall’altra vietano l’uso delle stesse tecnologie a scuola. Questo atteggiamento frammentato non favorisce l’acquisizione di competenze digitali funzionali né la capacità di interagire in modo critico con l’intelligenza artificiale.

L’uso dell’AI tra i ragazzi non è un fenomeno da evitare o subire passivamente. Non è mai troppo tardi per modificare atteggiamenti ed educare giovani e adulti. Un intervento condiviso, che coinvolga scuole, famiglie, associazioni culturali, religiose e del volontariato, può ricostruire occasioni di socialità reale, evitando che la tecnologia diventi un rifugio solitario. L’educazione digitale richiede un equilibrio in cui la tecnologia sia uno strumento e non un sostituto delle relazioni.

Rischi e opportunità dell’AI: l’importanza di una conoscenza critica e guidata

Il rapporto continuativo con l’intelligenza artificiale è possibile perché questi sistemi sono progettati per assecondare gli utenti, confermando le loro opinioni e creando un ambiente rassicurante. Questo comporta un rischio commerciale e una sfida educativa, poiché l’AI può alimentare una bolla emotiva che allontana dal confronto umano, più complesso e imprevedibile. In questo senso, l’AI non potrà mai sostituire una persona reale.

Tuttavia, il potenziale didattico dell’intelligenza artificiale non va scartato. Usata con intenti educativi, offre risposte rapide e accesso a una grande quantità di informazioni. La sfida è insegnare ai ragazzi a formulare domande efficaci, valutare criticamente le risposte e non accettare passivamente tutto ciò che l’AI propone. Nelle scuole italiane, dove spesso si privilegia il sapere mnemonico, è importante rompere questo schema e abituare gli studenti a un confronto attivo con fonti e contenuti digitali.

Limiti D’Età e normative sull’uso dell’intelligenza artificiale: cosa dicono esperti e contesto attuale

Don Andrea Ciucci riconosce che stabilire un limite d’età per l’uso dell’intelligenza artificiale non è semplice. Nei social network, provvedimenti simili sono stati spesso aggirati o ignorati. Più che un divieto netto, serve un percorso graduale che introduca i minori ai contenuti digitali adatti alla loro età e maturità emotiva.

Il problema principale riguarda il modo in cui si introduce il digitale, non la tecnologia in sé. Questo emerge anche nella dinamica familiare: un bambino ha scritto una lettera in cui dice di voler essere un cellulare per diventare ciò che suo padre guarda di più. Questo episodio mostra come siano gli adulti a determinare il rapporto dei giovani con la tecnologia, spesso diventandone essi stessi dipendenti. Solo cambiando l’atteggiamento degli adulti si può offrire un punto di riferimento stabile e umano.

Il confronto diretto con una persona resta fondamentale per la crescita emotiva e sociale dei minori. Nei casi in cui un ragazzo trova nell’AI più conforto che nel dialogo con coetanei o familiari, si tratta di un segnale da non sottovalutare. L’intelligenza artificiale non può essere un “miglior amico”, ma uno strumento da accompagnare con attenzione, limiti e una guida umana solida.

Ultimo aggiornamento il 1 Settembre 2025 da Elisa Romano