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Come colmare il divario di genere nell’adozione dell’intelligenza artificiale in sanità

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L’intelligenza artificiale avanza rapidamente nel settore sanitario, ma la sua diffusione non è ancora equa tra uomini e donne. Un recente report individua dieci leve strategiche per garantire un accesso più bilanciato e inclusivo all’Ai, con particolare attenzione alla formazione, al mentoring e al riconoscimento dell’intelligenza emotiva come competenza fondamentale. In Italia la sfida si presenta anche sul piano della leadership femminile e della visione strategica del digitale nella sanità.

Leve strategiche per un’adozione più equa dell’intelligenza artificiale

Il rapporto propone una serie di interventi concreti per ridurre il gap di genere nell’uso delle tecnologie digitali in ambito sanitario. Tra le azioni chiave emergono programmi strutturati di mentoring dedicati alle donne, corsi di formazione continua pensati per essere davvero inclusivi e processi partecipativi nella progettazione degli strumenti tecnologici. Queste iniziative mirano a creare un ambiente dove le donne possano acquisire sicurezza nell’utilizzo dell’Ai senza sentirsi esposte o discriminate.

Formazione e mentoring

Le differenze nelle esigenze formative sono evidenti: mentre molte donne richiedono coaching personalizzato e normative chiare che tutelino l’uso responsabile delle nuove tecnologie, gli uomini tendono a dichiararsi più autonomi affidandosi spesso a corsi online generici. Questo dato sottolinea la necessità di modelli formativi diversificati che rispondano ai bisogni specifici dei diversi gruppi.

In Italia non si registrano ancora esperienze strutturate dedicate alla formazione sull’Ai in ambito sanitario pubblico; l’iniziativa rimane prevalentemente appannaggio delle aziende tecnologiche private. Al contrario, paesi asiatici e nord europei hanno già implementato piani nazionali volti a preparare i dipendenti pubblici all’uso consapevole dell’intelligenza artificiale nei loro compiti quotidiani.

Intelligenza emotiva come pilastro della trasformazione digitale in sanità

L’automazione promessa dall’intelligenza artificiale rischia di mettere da parte aspetti umani fondamentali nel settore sanitario se non viene affermata congiuntamente una competenza spesso trascurata: l’intelligenza emotiva. Questa capacità include il saper riconoscere le proprie emozioni, gestirle adeguatamente ed impiegarle per costruire relazioni efficaci con colleghi e pazienti.

Il report ricorda che l’empatia non è solo un valore aggiunto ma uno strumento essenziale per guidare team complessi e prendere decisione delicate legate alla salute pubblica. L’importanza crescente attribuita all’intelligenza emotiva emerge anche dalla citazione del promotore del concetto Compassionate Ai Amit Ray: “Quanto più l’Ai entra nel nostro mondo, tanto più l’intelligenza emotiva deve entrare nel nostro stile di leadership”.

Leadership femminile e intelligenza emotiva

In questo contesto emerge il ruolo cruciale della leadership femminile che può sfruttare proprio queste competenze empatiche come vantaggio distintivo rispetto ad approcci esclusivamente tecnocratici o automatizzati. Senza questa sensibilità rischiamo una sanità dominata da algoritmi freddi che decidono investimenti crucialmente importanti senza considerare malattie rare o popolazioni fragili meno redditizie dal punto di vista economico.

Sfide sistemiche italiane tra mancanze strategiche e gap nei ruoli decisionali

Il quadro italiano presenta alcune criticità rilevanti rispetto agli altri Paesi avanzati nell’integrazione digitale sanitaria: attualmente molte applicazioni Ai restano tattiche piuttosto che frutto di una visione coordinata dall’alto. Le attività principali si concentrano su funzioni semplicistiche come scrivere mail o sintetizzare testi anziché sviluppare progetti innovativi orientati al miglioramento dei servizi sanitari.

Un altro elemento critico riguarda la presenza femminile ai vertici decisionali dove vengono prese scelte importanti sull’adozione tecnologica: solo circa il 30% dei leader sanitari è donna così come poco sopra questa soglia si attestano le professioniste impegnate nello sviluppo diretto dell’Ai. Questo doppio squilibrio contribuisce a mantenere pregiudizi impliciti nei sistemi automaticizzati perché manca quella pluralità necessaria a correggere discriminazioni involontarie incorporate negli algoritmi stessi.

La carenza italiana mette sotto pressione sia i livelli istituzionali sia quelli aziendali affinché promuovano strategie inclusive capaci anche finanziariamente sostenibili; serve investire su percorsi formativi mirati alle competenze digital-pazientali integrando strumenti normativi protettivi capaci davvero favorire condizioni paritarie d’accesso all’innovazione sanitaria tramite intelligenze artificiali sempre più diffuse nelle pratiche clinico-organizzative quotidiane della medicina moderna.

Written by
Andrea Ricci

Andrea Ricci non cerca l’ultima notizia: cerca il senso. Blogger e osservatore instancabile, attraversa cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile essenziale, quasi ruvido. I suoi testi non addolciscono la realtà, la mettono a fuoco. Scrive per chi vuole capire senza filtri, per chi preferisce le domande alle risposte facili.

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