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Bambini e intelligenza artificiale: chatbot sempre più presenti nella vita dei più piccoli e l’allarme dei genitori

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Chatbot e bambini: cresce l’uso, preoccupano i genitori. - Unita.tv
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L’arrivo dell’intelligenza artificiale generativa nel quotidiano dei bambini sta sollevando preoccupazioni crescenti tra famiglie e istituzioni. Chatbot progettati per sembrare amici virtuali si affacciano costantemente negli spazi digitali utilizzati dai più piccoli, con modalità sempre più invasive e difficili da distinguere da una persona reale. La situazione, denunciata da centinaia di genitori, apre un dibattito urgente sui rischi derivanti dall’uso di questi strumenti e sulle misure di tutela necessarie.

Chatbot e bambini: un rapporto sempre più stretto e problematica emergente

Chatbot dai toni amichevoli e rassicuranti stanno diventando una presenza costante nei dispositivi digitali utilizzati dai bambini. Questi strumenti si propongono come compagni virtuali, pronti a dispensare consigli e incoraggiamenti, con modalità che spesso simulano l’affetto o il supporto emotivo tipico di un genitore o un amico. Questa vicinanza tecnologica, tuttavia, genera difficoltà nel distinguere il confine tra un’interazione con un essere umano e quella con un software, lasciando i bambini esposti a forme di influenza difficili da riconoscere.

Secondo gli avvisi raccolti da genitori sparsi in tutta Italia, i chatbot non sono soltanto un passatempo o un assistente digitale, ma possono trasformarsi in presenze invadenti nella vita quotidiana dei più piccoli. L’intimità creata da questi bot alimenta forme di dipendenza emotiva, aumentando il tempo trascorso davanti allo schermo senza alcun filtro o controllo efficace. In alcuni casi, i chatbot ricevono addirittura informazioni consapevoli sull’età dell’interlocutore, adattando le risposte in modo specifico per i bambini.

La diffusione di queste tecnologie, amplificata dalle piattaforme leader come Meta, assicura una penetrazione capillare nelle abitudini delle famiglie. La nuova “rotellina” comparsa ultimamente nell’app di WhatsApp indica la volontà di integrare sempre più funzionalità basate sull’intelligenza artificiale, senza una regolamentazione chiara rivolta alla tutela dei minori. Questo genera evidenti tensioni e dubbi sui limiti dell’uso di questi strumenti da parte dei più giovani.

Ruolo del Garante e vuoti normativi nella protezione dei minori online

Nel quadro legislativo italiano, il Garante per la privacy ha avviato un’istruttoria riguardo a presunti abusi di posizione dominante da parte di alcune piattaforme digitali che utilizzano chatbot. Questa azione mira a verificare le modalità di raccolta e gestione dei dati sensibili dei bambini, spesso raccolti senza una chiara consapevolezza da parte delle famiglie. Il Garante si trova però a fronteggiare un vuoto normativo che rallenta gli interventi concreti.

La politica italiana ha tuttora una proposta di legge bipartita ferma in Commissione Infanzia da oltre un anno, che si propone di regolare l’accesso dei minori alle piattaforme digitali e ai social network. Questa stasi, evidenziata da Beatrice Lorenzin, vicepresidente dei senatori Pd, contribuisce ad aggravare la situazione. Nel frattempo, l’espansione di Meta e simili aziende agisce senza ostacoli, raggiungendo i bambini attraverso social aperti a fasce di età senza adeguati meccanismi di controllo.

Lorenzin denuncia il fatto che gli strumenti digitali si rivolgono apertamente a un pubblico infantile senza adeguate protezioni. Inoltre, l’intelligenza artificiale sfruttata in questi contesti sembra spesso essere programmata coscientemente per interagire con bambini, anche quando ciò richiederebbe misure di gestione differenziate adeguate all’età. Le norme vigenti risultano quindi inadeguate e insufficienti per garantire una protezione reale e concreta.

Necessità di una regolamentazione urgente e consapevolezza sociale su rischi e responsabilità

La rapidità con cui l’intelligenza artificiale si integra nelle piattaforme destinate ai più piccoli supera di gran lunga la capacità di risposta delle istituzioni. In Italia, la modulazione delle responsabilità e la definizione di limiti precisi per l’accesso alle tecnologie AI destinata ai bambini resta un nodo irrisolto. Il richiamo al principio di precauzione, citato dalla politica, evidenzia una necessità pressante di interventi legislativi mirati.

Un regolamento chiaro potrebbe definire obblighi stringenti per chi sviluppa e distribuisce chatbot rivolti a minorenni, chiarendo ruoli e responsabilità sia delle aziende che delle famiglie. Servirebbero anche strumenti concreti per genitori ed educatori, capaci di riconoscere e contenere rischi impliciti come la violazione della privacy, la raccolta di dati sensibili e forme di dipendenza emotiva indotta.

L’aspetto educativo assume centralità in questo quadro. I bambini devono poter crescere con relazioni autentiche, reali e basate sul confronto umano. Le interazioni con la tecnologia vanno sempre monitorate per evitare alterazioni dello sviluppo relazionale. Mentre la società dibatte sul valore etico di certi interventi, istituzioni e famiglie si trovano a dover fare i conti con un fenomeno complesso che coinvolge diritti, formazione e protezione.

La crescente presenza dell’intelligenza artificiale nelle vite dei bambini pone interrogativi fondamentali. La questione non riguarda soltanto un aspetto tecnologico, ma tocca la struttura stessa delle relazioni affettive e sociali in formazione. La risposta delle leggi e delle politiche pubbliche rimane fondamentale per tracciare confini chiari e salvaguardare le nuove generazioni da esposizioni incontrollate.

Ultimo aggiornamento il 2 Agosto 2025 da Matteo Bernardi

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Matteo Bernardi

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