La decisione della Federazione Internazionale di Scherma di consentire agli atleti russi cosiddetti “neutrali” di partecipare ai Mondiali di scherma in programma a Tbilisi dal 22 luglio ha provocato una reazione ampia e decisa nel mondo della scherma. L’inclusione di Sofya Velikaya, figura militare russa e schierata politicamente con il Cremlino, ha innescato una protesta che coinvolge quasi cinquecento schermidori da 40 paesi. La questione ruota attorno all’interpretazione delle norme di neutralità, della legittimità della partecipazione e dei rischi per la reputazione della Fie nei confronti del Comitato Olimpico Internazionale .
La conferma della partecipazione di Velikaya e la reazione degli atleti
Il 13 luglio la Fie ha confermato ufficialmente la presenza di Sofya Velikaya, maggiore dell’esercito russo e schierata pubblicamente con Vladimir Putin, nella lista dei partecipanti ai Mondiali di Tbilisi in partenza il 22. La scelta ha scatenato un’ondata di protesta che si è tradotta in una lettera aperta contro la Federazione internazionale, firmata da 447 schermidori provenienti da 40 nazioni diverse. Tra questi, 339 sono ancora in attività agonistica, mentre 208 hanno autorizzato la pubblica diffusione dei propri nomi. L’appello, condiviso anche dalla schermitrice ucraina Olga Kharlan attraverso il suo profilo Instagram, denuncia la decisione della Fie di eliminare la verifica approfondita dello status di neutralità per i rappresentanti di Russia e Bielorussia.
Gli atleti firmatari contestano soprattutto due passaggi: la semplificazione delle verifiche che assicurano l’effettiva neutralità e l’autorizzazione a gareggiare senza restrizioni. Temono che questo comportamento contrasti con le raccomandazioni del Cio e richiami forme di legittimazione indiretta delle strutture militari russe, pesantemente implicate nel conflitto tra Russia e Ucraina. La pressione indirizzata alla Fie mira a richiamare la federazione verso un rispetto più rigido delle indicazioni internazionali, per evitare che la scherma diventi terreno di scontro politico.
Le conseguenze sulla credibilità della fie e il precedente della federazione di pugilato
Nella lettera aperta si sottolinea una possibile perdita del riconoscimento olimpico a causa della mancata osservanza delle prescrizioni del Comitato Olimpico Internazionale. Il riferimento è esplicito alla Federazione Internazionale di Pugilato Amateur , che ha visto ritirare la sua approvazione olimpica per scelte che non hanno rispettato i criteri anti-politicizzazione. La Fie rischia, dunque, di seguire la stessa sorte se non modifica la propria linea sulla partecipazione di atleti legati a strutture militari russe.
Gli autori dell’appello ricordano anche i criteri del Cio che vietano agli atleti appartenenti a gruppi militari nazionali, come il Cska, di competere anche sotto bandiere “neutrali”. Sofya Velikaya, appunto membro del Cska, risulta per questo motivo una figura in contrasto con i principi internazionali. La vicenda rivela un conflitto aperto tra l’esigenza di mantenere la neutralità sportiva e la difficoltà di separare lo sport da veli politici, soprattutto in un contesto scottante come quello della guerra in Ucraina.
La posizione della Confederazione Europea scherma e le tensioni con il comitato olimpico russo
Parallelamente alla lettera degli atleti, anche la Confederazione Europea di Scherma ha inviato una propria comunicazione ufficiale alla Fie, sollecitando il rispetto delle linee guida stabilite dal Cio. L’Efc prende posizione contro la partecipazione di militari russi o di atleti dalla fedina politica controversa, evidenziando la sospensione del Comitato Olimpico Russo adottata a livello internazionale come un precedente significativo.
Proprio in questi giorni, il ministro dello sport russo e presidente del Comitato Olimpico Russo, Mikhail Degtyarev, ha ribadito l’intenzione della Russia di candidarsi nuovamente per ospitare le Olimpiadi nel futuro, senza specificare se si tratti delle edizioni estive o invernali. Questa dichiarazione giunge in un clima di crescente polemica. L’Ucraina, dal canto suo, ha espresso più volte la propria contrarietà, chiedendo esplicitamente l’esclusione di Velikaya dai Mondiali di Tbilisi, sulla base dei criteri di neutralità del Cio, che vietano la partecipazione a chi ha ruoli riconoscibili nelle forze armate russe o è coinvolto in attività politiche a sostegno di Mosca.
Il caso di Sofya Velikaya e la contestazione ucraina alla partecipazione ai mondiali
Il Comitato Olimpico Ucraino, il 6 luglio scorso, aveva rivolto un appello alla Fie per escludere Sofya Velikaya dai Mondiali. La schermitrice russa ha una carriera sportiva importante con due ori e tre argenti olimpici tra Londra e Tokyo, oltre a otto titoli iridati, ma la sua posizione militare e la sua presenza nel circuito politico di Putin hanno alimentato la critica. Secondo l’Ucraina, Velikaya non può essere considerata una concorrente “neutrale” poiché risulta ufficialmente maggiore delle Forze Armate russe, ruolo confermato dalla presenza sul sito ufficiale del Cska, noto club militare.
La nota ufficiale del Comitato ucraino accusa Velikaya di rappresentare direttamente gli interessi politici del Cremlino, inclusa la sua partecipazione come delegata alle elezioni del 2024 in Russia. Tali elementi la escludono, a loro avviso, dall’essere ammessa nel movimento sportivo internazionale sotto qualsiasi veste. Il punto centrale della disputa riguarda se la Fie possa o debba applicare con rigore le norme di neutralità, soprattutto in casi evidenti come questo, per garantire che lo sport non venga usato per coprire posizioni politiche o militari in conflitti attivi.
La situazione resta al centro del dibattito nei prossimi giorni, mentre i Mondiali di scherma a Tbilisi si avvicinano e il mondo della scherma si interroga su quale sarà l’impatto di queste scelte sull’immagine e sul futuro dell’intero movimento.
Ultimo aggiornamento il 20 Luglio 2025 da Davide Galli