La vicenda della centrale di pallavolo Asja Cogliandro ha riportato al centro del dibattito il tema dei diritti delle atlete incinte nel mondo dello sport professionistico italiano. La giocatrice, 29 anni, ha raccontato la propria esperienza di esclusione dalla squadra di Perugia dopo aver comunicato la gravidanza. Dalla gioia iniziale al licenziamento, il caso espone criticità sulla tutela delle sportive madri e le risposte delle istituzioni sportive.
Il racconto diretto di asja cogliandro: dall’annuncio della gravidanza al licenziamento
Asja Cogliandro, da centro della squadra femminile del Perugia Volley, ha vissuto una battaglia personale da atleta e futura madre. Dopo aver rinnovato il contratto con il club appena promosso in Serie A1 a inizio 2024, ha scoperto di essere incinta sei mesi più tardi. Inizialmente ha continuato ad allenarsi, nonostante qualche timore e reazione nervosa delle compagne. Ha deciso di mettere al corrente la dirigenza nella speranza di un supporto.
La risposta ufficiale dell’ambiente sportivo è stata invece negativa ed immediata. Il 22 gennaio Cogliandro ha informato il direttore sportivo, il quale per un attimo si è mostrato entusiasta. Poi il clima è cambiato velocemente, con pressioni evidenti e una richiesta categorica: lasciare la casa assegnata dalla società e restituire le mensilità già pagate. La giocatrice ha raccontato di aver tentato una mediazione, proponendo di sospendere temporaneamente il contratto e assumere incarichi amministrativi all’interno del club.
Nonostante tutto, dalla società è arrivato un rifiuto netto, con insistenza sul licenziamento. Tra il compenso contrattuale dovuto fino alla scadenza e quanto offerto per un accordo c’erano 12 mila euro di differenza. Una cifra da poco rispetto all’importo totale ma che non ha impedito a Cogliandro di sostenere di aver subito una “violenza psicologica” durante le trattative. La pallavolista sottolinea inoltre che, essendo contrattualizzata come collaboratrice coordinata e continuativa , gode di meno tutele in quanto tecnicamente non professionista.
Questo caso sottolinea un problema più ampio: lo scarso riconoscimento del diritto alla maternità in certe realtà sportive che basano il proprio modello su contratti precari. Nel roster ufficiale del club di Perugia, la giocatrice risulta tuttora presente come membro della squadra, nonostante la vicenda.
La posizione della federazione pallavolo italiana sul caso gravidezza
Il presidente della Federazione Italiana Pallavolo, Giuseppe Manfredi, ha commentato duramente la vicenda di Asja Cogliandro con un richiamo chiaro contro ogni discriminazione legata alla maternità. “La maternità non può mai essere vista come una colpa, né tantomeno come un ostacolo alla carriera di una sportiva” sono state le parole pronunciate dopo aver appreso della situazione.
Manfredi ha espresso sostegno completo a Cogliandro, estendendo la solidarietà sua personale e quella dell’ente federale. Per segnalare l’impegno della Fipav sul tema delle atlete madri, ha ricordato l’istituzione di un fondo chiamato “La maternità è di tutti”. Questo strumento economico è stato creato per accompagnare le sportiva in gravidanza, offrendo sostegno concreto durante un momento delicato.
Da quando è operativo il fondo sono già state supportate diverse atlete in tutta Italia, con progetti personalizzati. Il presidente ha chiarito che la federazione continuerà a vigilare affinché episodi discriminatori non accadano nel volley nazionale. Allo stesso tempo, ha annunciato di voler approfondire la vicenda con il club coinvolto per raccogliere informazioni dirette su quanto successo.
Questa presa di posizione sottolinea un’iniziativa formale da parte della federazione sportiva per tutelare i diritti della donna atleta anche durante la maternità, inserendosi in un dibattito più ampio su condizioni contrattuali e diritti nel mondo dello sport italiano.
Ultimo aggiornamento il 28 Luglio 2025 da Rosanna Ricci