Il nuovo formato del mondiale per club, ampliato a 32 squadre e organizzato ogni quattro anni dalla Fifa, ha suscitato forti critiche da parte di jurgen klopp. L’ex allenatore del Liverpool e attuale supervisore delle società calcistiche del gruppo Red Bull ha espresso un netto dissenso riguardo l’impatto di questo torneo sul calendario dei calciatori, già sottoposti a ritmi serrati durante la stagione. Le sue parole mettono in luce le difficoltà fisiche e mentali degli atleti coinvolti in una competizione così estesa.
Il mondiale per club a 32 squadre: un calendario troppo pesante per i calciatori
La decisione della Fifa di ampliare il mondiale per club da pochi team selezionati a ben 32 partecipanti ha cambiato radicalmente la gestione delle stagioni calcistiche. Klopp definisce questa scelta come “la peggiore idea mai sperimentata nel calcio” proprio perché aumenta notevolmente gli impegni dei giocatori. Il torneo quadriennale è stato introdotto nel 2025, con candidati come il Brasile già pronti ad ospitarlo nel 2029.
Questo evento si aggiunge ad altre competizioni internazionali che assorbono energie preziose agli atleti, riducendo drasticamente i tempi di recupero fisico e mentale tra una partita e l’altra. Klopp sottolinea come non tutti i club traggano benefici economici significativi da questo modello, mentre i calciatori sono costretti a sostenere carichi elevati senza pause adeguate.
Stress fisico e mentale: le conseguenze sulle prestazioni degli atleti
Klopp evidenzia un problema ormai radicato: la mancanza di riposo tra tornei nazionali e internazionali provoca stanchezza cronica nei giocatori professionisti. La stagione calcistica si è allungata fino al punto in cui eventi importanti si susseguono senza soluzione di continuità. Nel giro di pochi mesi si alternano coppe continentali come la Coppa America o l’Europeo, poi c’è il nuovo mondiale per club ed infine anche il campionato del mondo tradizionale.
In questo contesto diventa difficile trovare spazi liberi destinati al recupero muscolare o alla rigenerazione psicologica necessaria dopo mesi intensi. Klopp ricorda le parole dell’attaccante Raphinha del Barcellona che chiedeva “più rispetto verso gli atleti sottolineando che anche chi guadagna cifre elevate merita periodi di pausa dal gioco competitivo.”
Confronto con altri sport professionistici sulla gestione delle pause
L’allenatore tedesco fa riferimento alla NBA come esempio opposto rispetto al calcio moderno su gestione dei tempi morti nella carriera sportiva dei propri protagonisti. I giocatori americani hanno infatti diritto ad almeno quattro mesi all’anno senza gare ufficiali durante cui possono ricaricare corpo e mente lontani dalle pressioni agonistiche.
Virgil van Dijk viene citato proprio perché mai ha potuto godere simili soste nonostante percepisca stipendi molto inferiori rispetto alle star della NBA; ciò dimostra quanto siano sacrificanti le condizioni richieste ai top player nel calcio contemporaneo soprattutto con tornei extra come quello appena introdotto dalla Fifa.
Preoccupazioni sul futuro: rischi aumentati d’infortuni nella stagione prossima
Per la stagione sportiva 2025-26 Klopp prevede conseguenze gravi dovute all’eccessivo sovraccarico imposto ai calciatori dai nuovi calendari affollatissimi. Il rischio maggiore riguarda l’aumento drastico degli infortuni muscolari o articolari causati dalla mancanza prolungata sia di riposo sia di preparazione specifica tra una partita importante ed un’altra.
Il tecnico parla apertamente dell’impossibilità pratica che gli atleti possano affrontare oltre settanta partite stagionali mantenendo sempre lo stesso livello qualitativo richiesto dalle società. Senza interruzioni adeguate, sostiene Klopp, cala inevitabilmente anche l’interesse verso lo spettacolo offerto dal gioco stesso: “quando chi gioca è stanco o dolorante, ne risente tutta la qualità tecnica della sfida.”
Esperienza personale sulle difficoltà delle lunghe stagioni agonistiche
Jurgen klopp racconta direttamente quanto sia difficile garantire continuità negli allenamenti con tutta la squadra disponibile. Nella sua carriera ricorda solo una volta aver avuto due settimane abbondanti prima dell’inizio ufficiale della stagione dove poter lavorare su preparazione atletica collettiva.
Dopo quella parentesi breve, però, iniziava subito un ritmo frenetico fatto quasi esclusivamente da incontri ravvicinati ogni tre giorni. Questo regime durava praticamente tutto l’anno senza vere pause significative. L’ex tecnico definisce questa situazione “disumana”, mettendo sotto accusa modelli organizzativi che pretendono risultati altissimi ma trascurano completamente esigenze fisiologiche umane fondamentali.