La bozza di un disegno di legge presentata nelle ultime settimane prevede una riforma importante nel sistema di vendita dei diritti televisivi sportivi in Italia. Tra le novità principali, la possibilità di affidare a un unico operatore la trasmissione esclusiva degli eventi sportivi, con licenze che possono durare fino a tre anni. Il testo delega il governo a emanare i decreti attuativi entro un anno dall’approvazione della legge, anche se la nuova normativa dovrebbe entrare in vigore dal primo luglio 2026. Questo cambiamento potrebbe modificare radicalmente il mercato dei diritti tv legati soprattutto al calcio e ad altri sport seguiti dal pubblico italiano.
Superamento del divieto di esclusiva introdotto nel 2008
Fino ad ora, la vendita dei diritti televisivi sportivi in Italia è stata regolata dalla legge Melandri del 2008, che vietava la cessione in esclusiva a un solo operatore per garantire un accesso più ampio degli spettatori alle trasmissioni. Il nuovo disegno di legge, invece, apre la strada all’affidamento esclusivo, un passo che rappresenta una rottura rispetto al passato. Questa modifica va a colmare una lacuna nelle modalità di commercializzazione, consentendo a chi detiene i diritti di vendere pacchetti limitati nel tempo con un partner unico. L’idea è quella di favorire contratti di più anni, fino a tre, per incrementare stabilità e investimenti nel settore, limitando però la dispersione dei diritti tra più soggetti.
Impatti sul calcio italiano e concorrenza tra operatori
Questa novità potrebbe avere impatti significativi sul calcio italiano, che è da sempre il principale contenuto sportivo delle televisioni italiane. L’esclusività potrebbe far aumentare la concorrenza tra operatori pay e piattaforme digitali, modificando il modo in cui gli appassionati seguono le partite.
Durata delle licenze e ruolo di agcom nella valutazione del mercato
Il disegno di legge prevede che le licenze esclusive possano avere una durata massima di tre anni, ma introduce una particolare eccezione per la Lega Serie A. Per il campionato di calcio di massima serie, infatti, la durata del contratto con l’operatore televisivo potrà superare i tre anni. La condizione è che l’Agcom, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni, valuti le condizioni reali del mercato nazionale audiovisivo e digitale prima di autorizzare una durata superiore.
Funzione strategica dell’agcom
Il compito dell’Agcom sarà quindi determinante. L’agenzia dovrà analizzare la situazione competitiva e l’equilibrio dei soggetti interessati alla diffusione degli eventi sportivi, garantendo che non vengano compromessi sia l’interesse degli spettatori sia quello degli operatori. Questa valutazione fornirà un contenuto più regolato e trasparente alle trattative sulle licenze, soprattutto in riferimento al calcio, che movimenta cifre molto elevate e genera grande attenzione mediatica.
Principi per la redistribuzione delle risorse derivanti dalla vendita dei diritti tv
Il testo normativo non riguarda solo le modalità di vendita, ma si concentra anche su come devono essere redistribuite le risorse ottenute dalla commercializzazione dei diritti tv. La riforma stabilisce criteri precisi per assicurare una suddivisione delle somme raccolte che tenga conto delle esigenze di tutte le squadre coinvolte, a partire dalle società calcistiche.
Criteri per l’equità
La redistribuzione si concentra sull’equità tra i club, cercando di bilanciare i compensi in base a parametri che possono includere risultati sportivi, posizione in classifica, bacino d’utenza e storico di partecipazione ai campionati. Lo scopo è garantire un equilibrio finanziario e prevedere un flusso di entrate sostenibile, specie per le società meno grandi. Questo aspetto interessa anche le squadre di altre discipline che detengono diritti tv, perché la legge vuole assicurare trasparenza e regole chiare nel mercato delle televisioni sportive.
La proposta di legge, dunque, incassa un cambiamento che apre scenari diversi nel modo in cui si organizzano le trasmissioni sportive, ma solleva anche interrogativi sulla concorrenza e la disponibilità delle partite per i telespettatori. Le discussioni in Consiglio dei ministri definiranno le caratteristiche definitive del testo da cui partirà l’attuazione, prevista per metà 2026.