L’estate del 1975 segnò una svolta nel calcio napoletano con un’operazione destinata a far discutere per decenni. L’arrivo di Beppe Savoldi, attaccante proveniente dal Bologna, per una cifra record all’epoca, suscitò reazioni contrastanti in una città alle prese con difficoltà economiche e sociali. Questo episodio racconta non solo di sport ma anche delle tensioni che attraversavano Napoli in quel periodo.
Il contesto sociale di napoli negli anni settanta
Nel 1975 Napoli viveva un momento molto complicato. La città era reduce da un’epidemia di colera scoppiata due anni prima che aveva lasciato segni evidenti nella vita quotidiana. La disoccupazione raggiungeva livelli preoccupanti e le proteste studentesche si intrecciavano con i conflitti sociali diffusi nelle periferie urbane. In più, uno sciopero dei netturbini bloccava la raccolta dei rifiuti da diversi giorni rendendo l’ambiente urbano ancora più difficile.
Questa situazione alimentava un clima teso dove ogni decisione pubblica o privata veniva osservata sotto la lente della crisi generale. Le amministrazioni locali erano impegnate a trovare soluzioni alla mancanza di servizi essenziali mentre la città cercava lentamente segnali positivi per risollevarsi dalle difficoltà economiche e sanitarie.
La nuova giunta comunale di napoli
La politica locale stava cambiando volto: dopo le elezioni si insediò infatti la prima giunta comunale guidata da Maurizio Valenzi, espressione dell’area politica progressista che puntava a trasformare il tessuto urbano e sociale partenopeo.
L’affare savoldi: cifre e reazioni
Il trasferimento dell’attaccante bolognese al Napoli avvenne proprio nell’ultima giornata del mercato estivo del 10 luglio 1975 ed ebbe come protagonista diretto Corrado Ferlaino, presidente azzurro noto poi per aver portato dieci anni dopo Maradona in città. Il prezzo pagato fu definito “due miliardi” di lire ma in realtà comprendeva un miliardo e quattrocento milioni cash più giocatori ceduti come Clerici oltre alla comproprietà del giovane Rampanti.
Questa operazione rappresentò all’epoca il trasferimento più costoso mai realizzato nel calcio italiano fino ad allora ed ebbe grande impatto mediatico soprattutto perché avvenne mentre Napoli affrontava problemi sociali urgenti come lo sciopero dei netturbini o gli alberghi chiusi per mancanza di turisti.
Molti osservatori – giornalisti politici ed esperti – condannarono duramente questa spesa definendola inutile o addirittura offensiva nei confronti della popolazione cittadina che soffriva economicamente. Si sollevò così un dibattito ampio sul ruolo dello sport rispetto ai problemi della società civile: secondo alcuni non era accettabile investire cifre simili su uno sportivo quando mancavano risorse fondamentali nelle infrastrutture pubbliche.
Tra le critiche emerse sui principali giornali nazionali spiccarono titoli fortemente polemici; persino dalla Gazzetta dello Sport arrivarono parole dure contro quella scelta considerata “diseducativa”. Solo poche voci come quella dello scrittore Enzo Biagi difesero Ferlaino sottolineando che il compito del presidente era costruire una squadra competitiva senza farsi carico dei problemi sociali cittadini direttamente attraverso operazioni sportive.
Il prezzo e i giocatori coinvolti
Il prezzo complessivo includeva oltre al denaro anche giocatori e comproprietà, una formula che testimonia già allora la complessità delle trattative sportive.
L’impatto calcistico dell’acquisto savoldi
L’ingaggio dell’attaccante bolognese scatenò subito entusiasmo tra i tifosi azzurri tanto da far registrare circa 75 mila abbonamenti stagionali pari a incassi superiori ai tre miliardi di lire; questo contribuì almeno finanziariamente a compensare la spesa sostenuta dalla società partenopea guidata dall’ingegnere Ferlaino.
Savoldi rimase al Napoli dal ’75 al ’79 realizzando complessivamente settantasette gol in centosessantacinque presenze ufficialmente registrate. Nonostante ciò lo scudetto tanto desiderato sfuggì sempre agli azzurri; però arrivarono altri successi minori quali una Coppa Italia nel ’77 oltre ad alcuni risultati importanti nelle competizioni europee tra cui una semifinale nella Coppa delle Coppe contro l’Anderlecht belga nell’annata ’77-78.
La squadra azzurra negli anni settanta
Il legame tra Savoldi, soprannominato “mister due miliardi” dai tifosi, è rimasto vivo nel tempo soprattutto come simbolo storicamente significativo degli investimenti importanti fatti dal club partenopeo prima dell’arrivo fenomenale Diego Maradona quasi dieci anni dopo, quando furono versati ben tredici miliardi per assicurarsi le prestazioni del campione argentino proveniente dal Barcellona.
Evoluzione delle trattative calcistiche dagli anni settanta ad oggi
Se guardiamo alle modalità degli affari calcistici negli ultimi cinquant’anni emerge chiaramente quanto siano cambiate dinamiche, tempistiche ed entità economica degli acquisti. Mentre negli anni Settanta gli affari venivano definitivamente chiusi entro pochi giorni durante le vacanze estive, oggi si assiste a trattative prolungate spesso fuori dalle tradizionali finestre ufficialmente stabilite dal calendario federale.
Le somme coinvolte sono cresciute fino a livelli impensabili allora; ingaggi milionari acquisiti grazie anche all’intervento diretto delle grandi proprietà straniere multinazionali interessate ai club italiani hanno modificato profondamente anche aspetti contrattuali legati alle cessioni.
La perdita del fascino delle trattative rapide
Questo ha fatto perdere parte del fascino leggendario delle trattative lampo estive dove tutto si decideva rapidamente prima della preparazione precampionato, sostituendolo con negoziazioni complesse spesso prolungate su mesi interi, talvolta accompagnate da speculazioni mediatiche intense.
L’esempio storico dell’acquisto Savoldi resta quindi uno snodo fondamentale nella storia recente non solo della Napoli calcistica ma anche nella percezione culturale attorno allo sport professionistico inserito nei contesti urbani complessi come quelli italiani.