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Il calcio femminile afghano rinasce grazie alla squadra delle rifugiate e ai raduni di Sydney

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Calcio femminile afghano in ripresa grazie alle rifugiate a Sydney. - Unita.tv
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La nazionale femminile di calcio afghana, un tempo simbolo di speranza per tante donne, è stata travolta dal ritorno dei talebani nel 2021. Dopo il divieto di giocare e la fuga delle atlete per mettersi in salvo, la Fifa ha riconosciuto lo scorso maggio la squadra formata dalle rifugiate e ha lanciato un progetto per far tornare in campo queste calciatrici. Il primo passo sono stati tre raduni di selezione, con il primo che si è svolto proprio a Sydney, dove molte di loro hanno trovato rifugio.

Il calcio femminile in Afghanistan: la fine di un sogno

Fino all’estate del 2021, la nazionale femminile afghana rappresentava un punto di riferimento per i diritti delle donne e il loro accesso allo sport. Poi, con il ritorno dei talebani al potere, tutto si è fermato. È arrivato il divieto assoluto di giocare a calcio per le donne, e la federazione afghana ha smesso di riconoscere ufficialmente la squadra. Le atlete sono state tagliate fuori da ogni competizione, sia nazionale che internazionale.

Molte di loro sono scappate per salvarsi la vita, con circa ottanta rifugiate in Australia. Da allora, nessuna partita ufficiale è stata disputata. Senza il riconoscimento della federazione, anche la Fifa non poteva considerare la squadra come rappresentativa del paese. Organizzazioni come Amnesty International hanno chiesto di fare un’eccezione per queste donne, ma la situazione è rimasta bloccata sul piano formale.

Una nuova vita a Sydney: la squadra delle rifugiate prende forma

Nel maggio 2025, la Fifa ha dato il via libera alla squadra composta dalle calciatrici rifugiate afghane, avviando la selezione delle 23 giocatrici che la comporranno. Il primo raduno si è svolto a Sydney, città che ospita molte di queste atlete. L’allenatrice Pauline Hamill ha guidato le selezioni, che rappresentano molto più di una semplice prova tecnica.

Questi raduni servono anche a offrire un ambiente sicuro, supporto psicologico e creare una rete tra le giocatrici. Per loro, partecipare significa ritrovare un senso di appartenenza e un modo per esprimersi attraverso il calcio. È un’occasione per ricostruire legami con la loro identità e con l’Afghanistan, anche da lontano.

Voci dal campo: il calcio come riscatto e speranza

Nilab, una delle calciatrici scelte, racconta come il calcio le abbia cambiato la vita dopo la fuga dal suo paese. “Essere una calciatrice mi ha permesso di arrivare fin qui”, ha detto durante le selezioni. Per lei, il pallone è uno strumento di libertà e forza in un mondo nuovo, pieno di opportunità che prima non aveva. Ma questa storia non riguarda solo lei. È la storia di tutte le donne afghane in esilio.

Nilab sottolinea quanto il progetto aiuti a sostenersi a vicenda e a rappresentare l’Afghanistan fuori dai suoi confini. Questa squadra è un modo per far vivere il paese attraverso la passione per il calcio, mantenendo viva la cultura e la voce delle donne afghane, negate nel loro stesso paese.

Fifa in campo: un progetto con uno sguardo al futuro

Gianni Infantino, presidente della Fifa, ha espresso grande emozione vedendo i primi risultati di un progetto nato un anno fa a Parigi. Ha definito il raduno di Sydney un passo importante per dare a queste donne la possibilità di tornare a giocare a livello internazionale, anche se solo con partite amichevoli. La priorità, ha ricordato, è garantire sicurezza e benessere alle atlete in una situazione delicata.

La Fifa vuole estendere questa iniziativa anche ad altre nazioni, per aiutare donne rifugiate in condizioni simili. L’obiettivo è mettere in contatto queste calciatrici con i campionati dei paesi ospitanti, creando occasioni di crescita dentro e fuori dal campo. Non si tratta solo di sport, ma di un percorso di reinserimento sociale, di costruzione di nuove identità e legami.

Calcio e identità: il valore oltre il campo

Per queste atlete, la squadra rappresenta molto più di un gruppo di gioco. Significa mantenere vivo il legame con l’Afghanistan, anche a distanza. Allo stesso tempo, giocare nel paese che le ospita aiuta a costruire nuove radici, un senso di appartenenza. I raduni di Sydney hanno dimostrato che, oltre a scegliere le migliori giocatrici, il calcio crea spazi di incontro e sostegno.

L’allenatrice Hamill ha sottolineato come il lavoro con queste ragazze vada ben oltre l’aspetto tecnico. Riunirle dopo anni di difficoltà significa offrire loro la possibilità di condividere esperienze e ricordi che altrimenti sarebbero andati persi. Questo lato umano è decisivo per costruire un gruppo solido, pronto ad affrontare le sfide del futuro, dentro e fuori dal campo.

Il raduno a Sydney è stato un piccolo ma importante segnale di rinascita per il calcio femminile afghano. Il movimento riparte dall’esilio, con la voglia di tornare a competere e farsi sentire nel mondo. La sfida ora è mantenere questa continuità e crescere, nonostante le difficoltà ancora aperte nel loro paese d’origine.

Ultimo aggiornamento il 1 Agosto 2025 da Elisa Romano

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Elisa Romano

Elisa Romano è una blogger italiana che si occupa di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute. Con uno stile chiaro e coinvolgente, racconta i fatti e le storie del momento, offrendo riflessioni e approfondimenti per un pubblico sempre più attento e informato.

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