Gattuso è il nuovo ct della Nazionale Italiana con l’obiettivo chiaro: riportare l’Italia in un Mondiale dopo il doppio step saltato . La sua esperienza da giocatore e allenatore mettono solide basi per questa missione delicata che coinvolge tutto il mondo azzurro.
Gennaro gattuso e il percorso tra campo e panchina
Gennaro Gattuso nasce a Corigliano Calabro il 9 gennaio 1978. Figlio di Franco, che aveva giocato in serie D, cresce con il pallone tra i piedi ma anche con tanta grinta, quella che diventerà poi il suo marchio di fabbrica. La sua avventura nel calcio inizia seriamente nel Perugia, dove muove i suoi primi passi da professionista. Nel 1997 decide di volare in Scozia per giocare con i Rangers Di Glasgow, esperienza che gli serve tanto per maturare in campo e fuori. Qui mostra subito il carattere deciso e la resistenza in mezzo al campo, qualità che gli spalancano le porte del ritorno in Italia.
Nel 1998 firma per la Salernitana, ma è nel 1999 che fa il balzo definitivo al Milan. Rimane 13 anni in rossonero, diventando un pilastro del centrocampo, famoso per il suo spirito guerriero, da cui nasce il soprannome “Ringhio”. Con il Milan vince quasi tutto: due Champions League, due scudetti, una coppa Italia, due supercoppe europee e un mondiale per club. Lo stesso spirito lo porta anche in nazionale, dove colleziona 74 presenze e conquista il titolo mondiale del 2006 in Germania, un momento diventato storia per il calcio Italiano.
La carriera da allenatore tra sfide , vittorie e momenti difficili
Gattuso mette la parola fine alla sua carriera da giocatore nel 2013 e passa subito al ruolo di allenatore. Non sarà una strada facile. Inizia in categorie basse e piazze complicate, come Pisa e Palermo, dove si trova davanti parecchie difficoltà. Poi accetta la sfida all’estero con il Sion e all’OFI Creta in Grecia, acquisendo esperienza e adattandosi a contesti calcistici molto diversi. Torna al Milan da allenatore, portando intensità e ordine, sfiorando persino la qualificazione in Champions League, senza però riuscire a confermare il risultato sul lungo termine.
Il punto più alto da tecnico arriva con il Napoli: nel 2020 alza la Coppa Italia dopo aver battuto la Juventus in finale, un trofeo che conferma il suo valore anche fuori dal campo. Dopo però arrivano momenti un Po’ bui. L’avventura con la Fiorentina si ferma prima ancora di cominciare, mentre quella al Valencia dura pochi mesi, interrotta a causa di risultati e situazioni complicate.
Una lotta personale che non si ferma
Gattuso convive da anni con una malattia autoimmune chiamata Miastenia oculare. È una sfida dura, ma non ha mai spento la sua voglia di combattere. La perdita della sorella, a cui era molto legato, ha aggiunto un peso emotivo che avrebbe fermato chiunque. Eppure, Ringhio ha continuato a lottare, affrontando questi momenti con la stessa determinazione che metteva sul campo da centrocampista rossonero.
Nell’ultima stagione si è messo alla prova in Croazia, allenando l’Hajduk Spalato. La sua squadra termina al terzo posto, a soli due punti dalla vetta del campionato. Un risultato che dimostra la sua capacità di motivare e tenere alta la concentrazione anche in situazioni dove il contesto non è facile.
La nuova sfida : riportare gli azzurri sul palcoscenico mondiale
L’arrivo di Gattuso come commissario tecnico avviene in un momento delicato per il calcio Italiano, segnato da Assenze pesanti ai Mondiali 2018 e 2022. La sua grinta e il suo carattere saranno messi alla prova in una missione cruciale: tornare a far volare l’Italia tra le grandi del mondo. Lo spirito combattivo e la passione che lo hanno sempre contraddistinto potrebbero dare nuova linfa a una nazionale che ha bisogno di trovare fiducia e solidità.
Il percorso sarà lungo, ma la scelta di puntare su un uomo con radici profonde nel calcio e nella vita dà un segnale chiaro: per tornare a vincere serve cuore, sudore e mentalità da guerriero, esattamente quello che Gattuso ha da sempre nel suo dna.