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a torino inaugurato il memoriale ‘verso altrove’ per ricordare le vittime della tragedia dell’heysel

A torino è stato inaugurato il monumento “verso altrove” per commemorare le 39 vittime della tragedia dell’Heysel, rafforzando il legame tra juventus e liverpool nel ricordo collettivo.

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A Torino è stato inaugurato il monumento "Verso Altrove" in memoria delle 39 vittime della tragedia dell'Heysel del 1985, un simbolo di ricordo e unità tra Juventus e Liverpool, che sottolinea l'importanza della memoria e della sicurezza negli stadi. - Unita.tv

La città di torino ha accolto un nuovo monumento dedicato alle 39 vittime della tragedia dell’Heysel, avvenuta nel 1985 durante la finale di Coppa dei Campioni. L’opera “verso altrove”, creata dall’artista Luca Vitone e curata da Luca Beatrice, vuole mantenere vivo il ricordo di quella notte fatale e rafforzare il legame tra le comunità calcistiche coinvolte, Juventus e Liverpool. Il memoriale è stato collocato nella cittadella della Juventus, tra lo Stadium e la Continassa, in uno spazio simbolico e di grande significato.

Il memoriale ‘verso altrove’ un luogo di memoria tra juventus e liverpool

L’opera “verso altrove” è un progetto artistico che si inserisce nel contesto della città di torino ma anche nella storia del calcio europeo. Il monumento nasce dall’idea di Luca Vitone, artista che ha voluto creare un segno tangibile per ricordare le 39 persone morte quel 29 maggio 1985 all’Heysel. Il curatore Luca Beatrice, presidente della Quadriennale di Roma e diretto del Circolo dei lettori di torino fino al gennaio scorso, ha seguito da vicino la realizzazione dell’opera.

Un punto di incontro tra due club

“L’opera rappresenta un punto di incontro per due club rivali ma uniti nel dolore, la Juventus e il Liverpool”, ha commentato uno degli organizzatori. Il sito scelto per l’installazione è carico di significato: la cittadella della Juve ospita infatti il suo stadio e il quartier generale della Continassa. Qui si sviluppa anche la quotidianità del club bianconero. La posizione sottolinea l’intenzione di creare un legame tra il passato tragico e il presente del calcio, rafforzando la memoria collettiva sia per tifosi che per chi lavora nel mondo sportivo.

Alla cerimonia hanno preso parte numerose personalità, tra cui John Elkann, amministratore delegato di Exor e azionista di maggioranza della Juventus, il presidente bianconero Gianluca Ferrero e altri dirigenti come l’ad Maurizio Scanavino e il dirigente Giorgio Chiellini. Anche dal Liverpool era presente una delegazione compatta, con l’ex calciatore Ian Rush tra gli esponenti più noti. Le istituzioni locali hanno voluto partecipare con il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, e il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. Questo ha confermato il valore civile e sociale dell’evento.

L’importanza della memoria e l’impegno per la sicurezza negli stadi

Durante la presentazione, John Elkann ha sottolineato l’importanza di mantenere vivo il ricordo di quanto accaduto 40 anni fa, rivolgendosi a chi era presente quella notte e a tutto il mondo juventino: “È la giornata del ricordo, una ferita che non deve chiudersi.” Gianluca Ferrero ha aggiunto che il memoriale “non è solo un ricordo, ma un simbolo da custodire vicino al nostro stadio e alla nostra sede. Quella notte doveva essere una festa, ma si trasformò in terrore e lutto per tutti.”

Il tema della sicurezza negli impianti sportivi

Il tema della sicurezza negli impianti sportivi è tornato più volte nel dibattito durante la cerimonia. Paolo Garimberti, presidente dello Juventus Museum, ha ribadito che “educare i tifosi e avere stadi più moderni e sicuri è fondamentale”. Ha ricordato come molti impianti in Italia siano vecchi, risalenti per lo più al periodo fascista o agli anni Novanta. Questa situazione, a suo dire, rende difficile garantire la sicurezza necessaria. Non è un mistero che negli ultimi anni si siano verificati ancora episodi di violenza legati al tifo organizzato. Garimberti ha evidenziato che non si può abbassare la guardia proprio per evitare che tragedie simili si ripetano.

Il tema della sicurezza si lega inevitabilmente al ricordo di quanto successo all’Heysel. Le misure in materia sono cambiate molto da allora, ma resta la necessità di vigilare con attenzione su comportamenti e strutture. Questa attenzione deve coinvolgere tutti gli attori: dai club alle autorità competenti, fino ai tifosi stessi.

Le testimonianze di chi visse la finale all’heysel

La cerimonia ha raccolto anche testimonianze dirette di giocatori che quella sera erano sul campo. Sergio Brio, difensore della Juventus, ha ricordato: “Il riscaldamento si prolungò a lungo, vedevamo i nostri tifosi feriti e con le maglie strappate. È stato un prepartita difficile, tutto era confuso e angosciante.” Il fatto che sul campo si giocasse la finale, mentre fuori gli scontri costavano vite umane, segnò profondamente i protagonisti.

Il ricordo di ian rush

Ian Rush, ex attaccante del Liverpool, ha condiviso un ricordo simile: “Durante la partita non sapevamo cosa stesse accadendo realmente. Lo scoprimmo solo alla fine, all’interno dello spogliatoio.” Rush ha voluto anche spiegare un episodio che ha suscitato discussioni negli anni, la decisione di scendere dall’aereo con la coppa in mano. “Fu una scelta della società e di Giampiero Boniperti – ha detto – e la difendo. Volevamo onorare i nostri tifosi morti, quella coppa era anche per loro.”

Sempre dal mondo delle vittime è arrivata la richiesta di Emilio Targia, sopravvissuto alla tragedia. Ha chiesto all’Uefa che venga osservato un minuto di silenzio prima della finale della Champions League tra Psg e Inter. Questo gesto servirebbe a mantenere viva la memoria e il rispetto per le vittime dell’Heysel in occasione di un evento calcistico di portata mondiale.

Le voci dei protagonisti e le testimonianze dirette rinnovano il senso del memoriale e la necessità di non dimenticare una pagina tragica della storia del calcio europeo. Il collegamento tra passato e presente emerge forte dal luogo scelto e dal coinvolgimento di club e istituzioni. A torino il ricordo acquista una forma definitiva, un elemento che rimarrà nella città e nel cuore degli sportivi.