Usigrai denuncia il silenzio della Rai sul referendum dell’8 e 9 giugno, manca informazione chiara
La Rai è accusata da Usigrai di non rispettare il Contratto di Servizio, offrendo una copertura insufficiente sui referendum dell’8 e 9 giugno, compromettendo così l’informazione democratica.

L’articolo denuncia la scarsa copertura informativa della Rai sui referendum dell’8-9 giugno, evidenziando il mancato rispetto degli obblighi del Contratto di Servizio e il rischio di una partecipazione democratica compromessa. - Unita.tv
L’avvicinarsi del voto referendario previsto per l’8 e 9 giugno mette sotto i riflettori l’atteggiamento delle tv pubbliche italiane nei confronti dell’informazione sui quesiti in ballo. Secondo Usigrai, l’associazione che rappresenta i giornalisti Rai, l’azienda non ha rispettato gli obblighi previsti dal Contratto di Servizio, lasciando i cittadini senza un quadro chiaro e completo delle tematiche su cui si devono esprimere. I dati dell’Agcom confermano questa situazione, segnalando un tempo di copertura quasi inesistente dedicato ai cinque quesiti referendari principali.
Il ruolo della rai nel garantire informazione referendaria e il contratto di servizio
La Rai, quale servizio pubblico radiotelevisivo, si impegna attraverso il Contratto di Servizio a offrire ai cittadini un’informazione completa e accessibile su temi di interesse nazionale, soprattutto durante consultazioni elettorali o referendarie. Questo accordo normativo stabilisce che l’emittente deve promuovere una copertura equilibrata e approfondita, capace di mettere il pubblico nelle condizioni di comprendere le ragioni e le implicazioni del voto. Nel caso del referendum dell’8 e 9 giugno, che riguarda cinque quesiti con effetti importanti sulle normative nazionali, la Rai avrebbe quindi il compito di spiegare in modo chiaro le questioni sul tappeto.
Silenzio e mancato adempimento
Tuttavia, le osservazioni di Usigrai denunciano un mancato adempimento di questi obblighi. L’associazione sostiene che la Rai ha scelto di mantenere un atteggiamento di silenzio informativo su un tema così rilevante, negando ai cittadini gli strumenti per formarsi una opinione consapevole. Anche il Contratto di Servizio prevede il dovere di garantire un’informazione tempestiva e trasparente, elemento che in questa circostanza sembra non essere stato rispettato. Invece di aprire dibattiti, approfondire i contenuti e far conoscere i dettagli dei quesiti, la tv di Stato rischia di allontanare il pubblico dal dibattito democratico.
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I dati agcom confermano una copertura quasi assente sulle emittenti pubbliche
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha monitorato l’attività delle principali emittenti televisive italiane tra il 9 aprile e il 10 maggio, ovvero nel mese che precede il voto referendario. Il risultato è netto: il tempo dedicato ai cinque quesiti è stato praticamente nullo. Questo dato interessa non solo Rai, ma anche altre tv di rilievo nazionale, segnalando una carenza di spazio dato a un tema con ricadute dirette sulla vita politica e giuridica del Paese.
Poca attenzione dei telegiornali
Nell’analisi Agcom emerge che i quesiti referendari hanno ricevuto pochissima attenzione nei telegiornali e nei programmi di informazione. La quasi totale assenza di dibattiti specifici o approfondimenti espone i cittadini a un’informazione frammentaria o inesistente, costringendoli a cercare altre fonti per comprendere cosa e perché si voterà. In una democrazia, soprattutto nel periodo immediatamente precedente le elezioni, garantire un corretto flusso informativo significa rispettare il diritto degli elettori a conoscere i dettagli di ogni consultazione popolare.
Gli osservatori politici e i rappresentanti degli operatori dell’informazione sottolineano come questa situazione rischi di limitare la partecipazione democratica, alimentando disinteresse e confusione intorno a questioni complesse che invece necessiterebbero di un’attenzione più puntuale. Anche la scarsa copertura mediatica può compromettere il quadro complessivo del voto, lasciando spazio a interpretazioni poco aggiornate o a disinformazione.
Le implicazioni di un’informazione carente per il voto e la democrazia
Il silenzio sulle tematiche referendarie da parte di un servizio pubblico come la Rai assume un peso significativo, perché riduce l’opportunità per i cittadini di confrontarsi con i contenuti del voto. I referendum del giugno 2025 riguardano materie che possono incidere profondamente su diritti, norme e politiche nazionali, ecco perché assicurare un’informazione completa dovrebbe essere una priorità.
Un rischio per la partecipazione democratica
Quando i media pubblici non affrontano queste tematiche, si crea un vuoto che rischia di favorire la disinformazione oppure di spingere l’elettore a disinteressarsi del voto. Giovani, persone meno informate o chi non segue costantemente i media rischiano di arrivare alle urne senza dettagli essenziali per orientare la propria scelta. Questo fenomeno può influire sulla qualità della democrazia, ponendo dubbi sulla capacità del sistema di raccontare con chiarezza e correttezza le ragioni e le conseguenze dei quesiti referendari.
La responsabilità del servizio pubblico televisivo, in questo senso, implica anche l’organizzazione di programmi dedicati, spiegazioni semplici e accessibili, e la promozione di un dialogo pubblico attorno ai temi del voto. Senza questi elementi, si rischia che il referendum diventi poco più di un atto formale, svuotato della partecipazione informata del cittadino. Gli appelli di Usigrai e i rilievi dell’Agcom mettono in evidenza questa emergenza, chiedendo alla Rai di rivedere il proprio approccio in vista dei prossimi appuntamenti con la democrazia diretta.