Home Una lettera aperta di artisti e operatori del cinema sollecita il governo a intervenire sulla riforma del tax credit

Una lettera aperta di artisti e operatori del cinema sollecita il governo a intervenire sulla riforma del tax credit

L’attesa per la riforma del tax credit nel cinema italiano provoca preoccupazione tra artisti e lavoratori, con una lettera aperta al ministro Alessandro Giuli per sollecitare interventi urgenti.

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L'articolo affronta la crisi del cinema italiano causata dai ritardi nella riforma del tax credit, con una lettera aperta di artisti e professionisti al Ministro della Cultura che chiede interventi urgenti per tutelare lavoratori, produzioni indipendenti e la vitalità del settore. - Unita.tv

L’attesa per la riforma del tax credit nel settore cinematografico italiano si è trasformata in un problema che coinvolge da vicino centinaia di lavoratori. A fronte dei ritardi nella definizione delle nuove norme, una folta schiera di artisti, registi e addetti ai lavori ha lanciato una lettera aperta rivolta al ministro della cultura Alessandro Giuli e ai sottosegretari Lucia Borgonzoni e Gianmarco Mazzi. Tra i promotori anche il regista Andrea Segre, intervistato sull’impatto di questa situazione critica che rischia di compromettere la produzione di film indipendenti e la vitalità dell’intero settore. Un tema di attualità che tocca cultura, economia e diritti sociali.

La lettera aperta: una voce unita contro il blocco delle produzioni

Nei giorni seguenti la cerimonia dei David di Donatello, una lettera aperta firmata da decine di figure del cinema italiano è giunta al Ministero della cultura. L’obiettivo è sollecitare una risposta immediata sulla riforma del tax credit, il meccanismo che sostiene economicamente le produzioni cinematografiche con un sistema di crediti d’imposta. Secondo la missiva, il ritardo nell’attuazione delle nuove norme lascia centinaia di lavoratori senza un impiego certo, destabilizzando migliaia di famiglie. Si parla di una crisi che non è solo economica ma che mina la creatività e l’autonomia dell’intero sistema cinema.

Tra i firmatari spiccano nomi come Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher e Nanni Moretti, una mobilitazione che non si ferma alla semplice solidarietà verso Elio Germano e Geppi Cucciari, protagonisti di uno scontro con il ministro. La lettera invita il governo a intervenire con iniziative significative, a beneficio tanto delle grandi produzioni quanto degli indipendenti. Dal punto di vista dei firmatari, garantire la continuità produttiva significa preservare un patrimonio culturale e occupazionale rilevante.

L’intervista con andrea segre: la cultura come diritto da difendere

Interpellato telefonicamente, il regista Andrea Segre ha spiegato la gravità della situazione attuale. Per lui il problema non riguarda solo i contrasti fra artisti e ministero ma colpisce direttamente le centinaia di famiglie che lavorano nel mondo del cinema. Molti firmatari sono consapevoli delle proprie condizioni favorevoli, per questo chiedono un impegno collettivo. Aggiunge che la sospensione del tax credit blocca le produzioni, in particolare quelle indipendenti, creando un’interruzione che rischia di spegnere la vitalità creativa.

Segre puntualizza il ruolo del tax credit. Definito uno strumento da migliorare, questo meccanismo è però fondamentale per finanziare anche i progetti più piccoli e innovativi, nonché i successi più ampi. Senza investimenti pubblici, l’industria rischia di perdere l’autonomia e la capacità di rilanciare titoli sperimentali. Il regista osserva che la situazione non si risolve con scontri politici o attacchi frontali: è necessario intervenire per sbloccare la riforma e garantire continuità alle lavorazioni.

Il regista insiste sul fatto che la cultura va considerata un diritto sociale, al pari di istruzione, salute e giustizia. La mancata tutela di questo settore in crisi significherebbe rinunciare a queste garanzie fondamentali.

Tax credit e dinamiche interne al sistema cinema

Il tax credit rappresenta da tempo un punto nodale nel rapporto tra il pubblico e la produzione del cinema italiano. Segre ricostruisce il dibattito, segnalando che il sistema non è perfetto: sono emersi casi di abusi, ma d’altra parte questo schema ha permesso a tanti film di vedere la luce, soprattutto quelli meno commerciali. Il rischio oggi è che l’incertezza normativa paralizzi i produttori e le società medio-piccole, che non riescono a programmare i lavori.

Andrea Segre evidenzia come la differenziazione dei film finanziati debba essere rispettata, evitando di trattare allo stesso modo le produzioni di qualità da quelle di scarso valore che non apportano niente al sistema. Non va creato un gruppo “di serie A” e uno “di serie B”: i film dagli autori indipendenti, anche se difficili da distribuire o noti solo a un pubblico ristretto, meritano di essere sostenuti.

Questa equità è essenziale perché il cinema italiano possa continuare a innovarsi. Senza spazi per nuove voci o film sperimentali, la produzione si riduce ai soliti nomi e a pellicole che seguono solo la logica commerciale.

Sale cinematografiche, pubblico e nuove sfide economiche

Il ruolo delle sale rimane cruciale. Segre racconta le difficoltà degli esercenti in piccoli centri, dove gestire una sala senza il supporto pubblico è complicato. Il cinema deve tornare a essere luogo di incontro, non solo schermo passivo. La formazione per i nuovi gestori delle sale potrebbe aiutare a creare un’offerta più vicina ai quartieri e ai pubblici locali.

Il regista indica alcune cause legate al calo di pubblico: la diffusione della piattaforme streaming e l’ampia produzione di film digitali hanno modificato il mercato. La maggior facilità nello realizzare film ha aumentato i titoli ma ridotto lo spazio per ciascuno. Anche la distribuzione internazionale è cambiata: i guadagni non arrivano solo dalla sala, ma da tanti mercati esteri.

Secondo Segre, restare troppo ancorati al solo successo in sala rischia di tagliare fuori molti prodotti interessanti. Lo spazio per la diversità va preservato, con un sistema di supporto che accolga la molteplicità di forme artistiche.

Accessibilità ai giovani e impatto sui prezzi dei biglietti

Parlando della proposta di biglietti a prezzo ridotto per attrarre i giovani, Segre riconosce l’importanza di un accesso più economico per chi ha salari bassi. Racconta di aver parlato con giovani spettatori che si sono avvicinati al cinema grazie al film “Berlinguer”, proprio perché il costo non era proibitivo.

Al tempo stesso, il regista avverte che un’unica soluzione basata su riduzioni drastice si trasforma in una specie di elemosina. Rendere sostenibile il cinema per tutti richiede politiche pubbliche più ampie, non solo occasioni spot. Diversamente, si rischia di svilire l’esperienza d’insieme e la qualità dell’offerta culturale.

A quel punto, il mercato cinematografico italiano si trova a un bivio, immerso nelle tensioni fra produttori, Stato e pubblico. La riforma del tax credit continua a essere il fulcro su cui si gioca il futuro di una filiera complessa e affollata di piccole realtà, che chiedono risposte e tutela per poter continuare a lavorare.