Nel cuore degli anni Novanta, dopo il boom di Zelig e il successo parallelo di Colorado, si è sviluppata una stagione particolare della comicità italiana. Un periodo in cui i tormentoni dominavano la scena televisiva e musicale. Questo racconto ripercorre quell’epoca attraverso esperienze personali legate a comici, studi di registrazione milanesi e un progetto discografico che cercava di fondere risate e musica. Tra aneddoti curiosi, connessioni artistiche e riflessioni su canzoni nate quasi per caso emerge un quadro vivo della cultura popolare italiana.
All’inizio degli anni Novanta, il fenomeno Zelig aveva rivoluzionato la comicità televisiva italiana. Il programma portò alla ribalta decine di comici che basavano i loro sketch su parole o frasi ripetute fino all’esaurimento del pubblico. Questi tormentoni diventavano virali in tv ma anche sui libri pubblicati dalle case editrici che li raccoglievano senza aggiungere molto altro. Un esempio emblematico è “chi è Tatiana” interpretato da Cirilli: una frase semplice ma martellante.
In quel periodo le esibizioni dei comici erano attese con entusiasmo dagli spettatori, tanto da trasformare questi personaggi in vere star del piccolo schermo. La comicità era spesso basata sull’effetto sorpresa dato dalla reiterazione continua dello stesso elemento umoristico più che su contenuti nuovi o complessi.
Chi lavorava nell’editoria notava come questo trend venisse sfruttato anche fuori dal video: i libri pubblicati non erano altro che raccolte delle battute più celebri senza approfondimenti o variazioni narrative significative.
L’autore racconta come abbia intercettato questo mondo mentre lavorava per Mondadori nella collana Varia dedicata proprio ai libri dei comici legati a Zelig. Ma non si trattò solo dell’aspetto editoriale; ben presto entrò in gioco anche quello musicale con l’intento di trasformare quei tormentoni in canzoni vere.
In quegli anni alcuni gruppi di comici decisero infatti di partecipare a un disco antologico ispirato alle loro gag televisive. Molti però ignoravano cosa fosse una canzone vera; perciò fu necessario coinvolgere autori musicali capaci di mettere in musica quei ritornelli ripetitivi creando brani cantabili.
Parallelamente c’era un secondo gruppo creativo – al quale partecipò chi scrive – impegnato nel compito opposto: realizzare canzoni con uno spirito umoristico ma non direttamente collegate ai tormentoni già noti dai programmi TV.
Le sessioni si svolgevano tra due studi principali vicino Milano: uno nel palazzo del municipio a Cologno Monzese gestito dal pianista José Orlando Luciano , l’altro vicino Gessate dove avevano mosso i primi passi band come i Modà già famosi allora.
Durante questi incontri emersero episodi curiosissimi come quello del ritrovamento casuale fra gli artisti presenti dello stesso compagno delle medie apparso poi spesso sulle reti nazionali con personaggi grotteschi tipo “la mamma cattivissima”. L’incontro ravvicinato confermò identità sospettate mesi prima grazie ad amici comuni rimasti stupiti da dettagli fisici riconoscibili nonostante gli anni passati e qualche chilo preso qua e là…
Alla fine quel progetto portò alla stesura almeno tre brani firmati dall’autore narrante; uno fu affidato a Marco Carena noto per aver vinto San Scemo oltre ad aver partecipato al Maurizio Costanzo Show ed essersi esibito al Festival di Sanremo nel 1991 con Serenata insieme ad Alessandro Bono e Giulia Fasolino sotto produzione Riccardo Cocciante — quest’ultimo autore del concept album “Prima gita scolastica nel mondo del jazz blues rock”.
Tra le composizioni c’erano pezzi originalissimi nati mescolando ballad d’amore tradizionali alle atmosfere elettropop più moderne tipiche degli Anni 90 pur mantenendo temi ironico-surrealisti lontani dai cliché classici della commedia musicale dell’epoca.
Un testo particolarmente intrigante prendeva spunto dal film LadyHawke girato quarant’anni fa in Abruzzo raccontando la storia mitica d’amanti separati da maledizioni magiche — Isabeau trasformata durante il giorno in falco mentre lui diventa lupo nelle ore notturne — qui reinventata giocando sul rapporto impossibile fra due parti anatomiche vicine ma distanti simbolicamente vagina contro ano separate proprio dal perineo chiamato “la sottile linea rosa”.
Questa ballad d’amore surreale alterna strofe melodiche delicate con ritornelli energicamente elettropop creando contrasti fortemente evocativi sia musicalmente sia nei testi ironico-surreali scelti dall’autore narrante ricordandoci quanto certe idee nascano dall’incrocio fra generi apparentemente distanti..
Riflettendo oggi su quella esperienza viene spontaneo pensare all’attitudine anticonformista propria anche della figura cult Frank Zappa citata esplicitamente dall’autore come fonte d’ispirazione spirituale benché stilisticamente diversa rispetto alla sua produzione musicale diretta . Il desiderio era sovvertire norme consolidate , mettere chi ascolta davanti ad elementi scomodi o insoliti tramite ironia intelligente .
Il dialogo recente via messaggio col cantautore Auroro Borealo ha riportato alla luce queste affinità condivise nello spirito situazionista ovvero capace allo stesso tempo d’essere rigoroso nella ricerca enciclopedica così come libero nei riferimenti culturali spaziando dalla scena punk new wave sino ai romanzi preraffaelliti .
Anche eventi personali hanno contribuito a intrecciare storie singolari : lo spettacolo live americano Amanda Palmer , musa mitologica nota soprattutto per crowdfunding record musicalmente innovativi , incrocia umano artistico culmina nell’incontro diretto durante tour italiano accompagnati dalla cantante Andrea Miró . Quel concerto ospitava pure momentanei riferimenti pittorici viventi quali Ophelia dipinta da Millais : dettagli visivi capaci tuttora sorprendere appassionatamente gli spettatori .
Nel frattempo questioni etiche social-politiche emergono chiaramente quando Borealo decide assieme ad altri musicisti italiani importanti – Piero Pelù incluso – di rimuovere le proprie opere dalle piattaforme streaming Spotify contestandone collegamenti finanziari controversi legati allo sviluppo bellico moderno . Tali scelte dimostrano ancora quanto cultura contemporanea possa farsi veicolo critico oltreché estetico stimolando riflessioni sul ruolo degli artisti oggi .
Questo intreccio continuo fatto d’aneddoti biografici , progetti creativi condivisi , riferimenti artistici multipli restituisce una fotografia autentica dell’Italia culturale post-millennium vista attraverso piccole grandi storie vissute direttamente dagli addetti ai lavori coinvolgendo spettacolo tv , editoria musicale ed esperienze personali dense sempre pronte a sorprenderti dietro ogni angolo .
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