Il documentario “Un passo in più” porta sullo schermo le vite di alcuni migranti che hanno scelto l’Italia come nuova casa. Dietro questo progetto c’è il desiderio di mostrare, senza filtri, le sfide e le emozioni di chi lascia il proprio paese per ricominciare altrove. Sono storie vere, fatte di fatica, ma anche di speranza e motivazioni profonde che spingono a partire.
Raccontare l’accoglienza da un punto di vista nuovo
Paola Bottero, autrice e sceneggiatrice, ha voluto capovolgere il modo tradizionale di narrare queste storie. Qui non si parla solo del flusso dei migranti, ma soprattutto dell’accoglienza che l’Italia offre. La scelta è stata di prendere spunto da episodi reali, per ricordare che dietro ogni migrante c’è una persona con un passato, sogni e difficoltà. Bottero ha lavorato a fianco del regista e del produttore per costruire un racconto che coinvolgesse davvero, toccando emozioni e valori legati all’integrazione.
Cinque storie, una parola chiave: “nyumba”
Tra decine di candidati, sono stati scelti cinque protagonisti che raccontano al meglio l’esperienza di chi lascia lontano per cercare una vita nuova in Italia. “Nyumba”, parola swahili che significa “casa”, diventa il filo che unisce il documentario. Non si tratta solo di un viaggio fisico, ma di un cambiamento profondo. Lasciare la propria “nyumba” vuol dire abbandonare le radici per affrontare l’ignoto, ma anche aprirsi a nuove possibilità.
Storie di dolore, coraggio e speranza quotidiana
Il documentario mette in luce il lato umano spesso dimenticato della migrazione. Dietro ogni volto c’è un passato fatto di sofferenze, guerre o difficoltà economiche. Ma c’è anche tanto coraggio nel guardare avanti, nel provare a costruire un futuro nonostante l’incertezza. La speranza e l’amore sono il filo che attraversa ogni racconto, visibili nelle parole e negli occhi dei protagonisti, e ci ricordano quanto sia prezioso ogni percorso umano.
Un lavoro di squadra per un racconto vero
“Un passo in più” nasce da una stretta collaborazione tra Paola Bottero, il regista e il produttore. Insieme hanno voluto evitare gli stereotipi, puntando a un documentario sincero e coinvolgente. Il confronto continuo e la scelta attenta delle storie hanno dato vita a un racconto che non si limita a informare, ma fa sentire e riflettere sul senso dell’accoglienza e dell’identità in Italia oggi.
Ultimo aggiornamento il 19 Luglio 2025 da Andrea Ricci