Un messaggio su whatsapp svela un curioso equivoco sull’elogio dell’ebbrezza consapevole
La comunicazione su Whatsapp ha rivoluzionato il lavoro, ma un errore di attribuzione da parte di un’intelligenza artificiale ha generato confusione sull’elogio all’ebbrezza consapevole e i suoi autori.

L'articolo racconta un curioso equivoco nato da un messaggio WhatsApp attribuito erroneamente a un autore riguardo l'«ebbrezza consapevole», svelando i limiti dell'intelligenza artificiale nella verifica delle informazioni e sottolineando l'importanza della precisione nella comunicazione e nella scrittura. - Unita.tv
Whatsapp è diventato il mezzo principale per comunicare, specialmente nel lavoro. Ricevere molti messaggi da numeri sconosciuti è ormai normale. Spesso quei messaggi passano inosservati o si leggono seguendo un’impressione del momento. È da uno di questi messaggi “ignoti” che nasce una storia inaspettata legata a un presunto testo sull’ebbrezza consapevole, attribuito per errore a un autore lontano da questo tema.
La comunicazione tramite whatsapp nel lavoro quotidiano
Oggi è quasi automatico gestire grandi flussi di messaggi su Whatsapp. Per molte professioni la mail è diventata secondaria, mentre gli scambi si concentrano soprattutto nelle chat. Spesso i numeri da cui arrivano i messaggi non sono salvati in rubrica, perché destinatari saltuari o nuovi contatti momentanei. Capita così che vengano persi o dimenticati nomi di persone non più attive in contatto diretto, o che i numeri siano stati recuperati da terzi.
Questo genera una scelta spontanea, quasi istintiva, su quando aprire o ignorare i messaggi. Non sempre un nuovo messaggio viene letto subito, a meno che non desti particolare curiosità o sembri portare una notizia importante. Lo schermo del telefono diventa così una trama di notifiche da selezionare secondo il momento o l’interesse, senza un preciso criterio fisso. Da queste dinamiche nasce un intreccio tra istinto e giudizio nel gestire la comunicazione quotidiana tramite smartphone.
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Come si legge un messaggio di whatsapp senza far vedere le spunte blu
Su Whatsapp esiste una questione legata alle spunte blu che indicano la lettura del messaggio al mittente. Molti preferiscono evitare di far sapere quando hanno effettivamente letto una conversazione, specie se ricevuta da un numero non noto o poco rilevante. Tra i metodi più semplici c’è la lettura dalla tendina delle notifiche, dove si può scorrere il testo del messaggio senza aprire direttamente la chat.
Nel caso di messaggi da numeri non registrati in rubrica, Whatsapp permette di leggere i contenuti senza generare la spunta blu visibile all’altra persona. Questi accorgimenti permettono una gestione discreta delle comunicazioni, utile per evitare risposte immediate o fastidiose. In questo contesto, un messaggio da un giornalista poco ricordato diventa l’occasione d’un equivoco che apre un piccolo racconto curioso legato al vino e alla scrittura.
Il messaggio ricevuto e il mistero dell’elogio all’ebbrezza consapevole
Il testo arrivato su Whatsapp spiegava che un giornalista, impegnato nella stesura di un saggio sul vino, aveva trovato una citazione attribuita all’autore: un “elogio all’ebbrezza consapevole”. L’autore, tuttavia, non ricordava assolutamente di aver scritto nulla con questo titolo o tema. Ricordi puntuali lo riportavano a una rubrica dedicata ai vini delle Marche, legata a un libro sulla regione e a esperienze letterarie passate.
La rubrica, chiamata “Divinità locali”, trattava vini come il Lacrima di Morro D’Alba e altri prodotti tipici. Ma un testo che esaltasse esplicitamente l’ebbrezza consapevole era sconosciuto a chi scriveva. Il racconto personale si arricchiva di dettagli: mai un distillato bevuto di recente, una sola ubriacatura giovanile, una scelta di vita “straight edge” basata sull’evitare sostanze che alterano la lucidità mentale. Un quadro che rendeva paradossale quel presunto elogio. La risposta al giornalista fu un semplice punto di domanda, segno di dubbio e richiesta di chiarimenti.
La rettifica e il confronto con l’intelligenza artificiale
Qualche minuto dopo, il giornalista scriveva che quella informazione era stata fornita da un’intelligenza artificiale, cioè ChatGPT, la quale aveva sbagliato attribuendo il testo. Curiosamente, anche il racconto dell’autore si spostava verso un incontro diretto con l’AI, a dimostrare quanto questa possa muoversi tra verità, approssimazioni e fraintendimenti.
Interrogata direttamente, l’AI confermava con sicurezza informazioni non del tutto esatte, passando poi a cimentarsi in analisi sul tema dell’ebbrezza consapevole e il rapporto con la filosofia straight edge, spiegando cosa significhi mutare idea su tale argomento. Citava autori famosi come Charles Baudelaire e William Faulkner come esempi emblematici, ma tutto questo non corrispondeva a dati reali e verificabili riguardo l’autore in questione.
Questa esperienza mostra i limiti degli strumenti di intelligenza artificiale, capaci di suggerire dati errati o avventati anche su temi specifici, aggiungendo ulteriore confusione all’interno di un ambito dove la precisione è fondamentale.
La scoperta del vero autore dell’elogio della sbronza consapevole
La ricerca grazie a Google ha rivelato che un testo con titolo simile esiste davvero, firmato da Enrico Remmert e Luca Ragagnin, entrambi torinesi e autori noti nella letteratura contemporanea. Il libro “Elogio della sbronza consapevole” fa parte di una serie che tratta temi come amore vizioso e fumo, pubblicata da Marsilio.
L’autore del messaggio sbagliato avrebbe dovuto riferire questi nomi, ma probabilmente l’AI ha confuso i dati, forse per via di legami indiretti o ricerche sovrapposte tra editori e collaboratori. Per esempio, Ragagnin è noto nel mondo della musica per aver scritto testi per diversi artisti italiani di rilievo. Remmert è invece uno scrittore meno noto personalmente all’autore, ma comunque presente negli stessi ambienti editoriali.
La vicenda mostra quale sia il rischio nell’affidarsi a intelligenze artificiali senza un controllo rigoroso, soprattutto per quanto riguarda informazioni biografiche o letterarie rilevanti, in cui basta un errore a creare cortocircuiti di fama e attribuzioni sbagliate. La lucidità con cui l’autore ha ricostruito la storia si lega proprio al suo stile di vita rigoroso e alla sua attenzione alla realtà concreta.
Una riflessione pratica sull’uso delle nuove tecnologie nella scrittura
Lo scambio nato tra l’autore, il giornalista e l’intelligenza artificiale serve a sottolineare un punto deciso nel panorama attuale della scrittura e della comunicazione. Le AI forniscono informazioni e possono stimolare idee, ma non vanno mai accettate senza una verifica attenta e una conoscenza preliminare solida.
L’esperienza raccontata riprende il filo di un mestiere fatto di precisione e documentazione, al di là del mestiere spesso confuso o ridotto a mera produzione di contenuti rapidi. L’autore che crede nella lucidità e nella memoria diretta degli scritti, coesiste con strumenti moderni che a volte si muovono nel vago e nell’errore.
Il dialogo con la tecnologia diventa così una sfida da affrontare con cautela, soprattutto per chi lavora nelle parole e nella cultura. Questo episodio costituisce uno spaccato esemplare sulle dinamiche contemporanee dove il vero e il falso si mescolano veloce e la responsabilità nella gestione delle informazioni resta alta, soprattutto in ambiti pubblici o editoriali.