un film tv racconta la strage di mafia del 2 aprile 1985 e la storia di margherita asta a trapani

Il film tv “Un futuro aprile”, ispirato al libro di Margherita Asta, racconta la strage di mafia del 2 aprile 1985 in Sicilia, esplorando il dolore e la memoria della tragedia.
Il film tv «Un futuro aprile», tratto dal libro di Margherita Asta e girato a Trapani, racconta la strage di mafia del 2 aprile 1985, intrecciando memoria familiare e impegno contro la violenza mafiosa. - Unita.tv

La storia italiana torna a parlare di una ferita ancora aperta, quella della strage di mafia avvenuta il 2 aprile 1985 in Sicilia. Una tragedia destinata al giudice Carlo Palermo, ma che travolse una madre e i suoi due figli, cancellandoli in un attimo. Ora quel dramma viene raccontato sullo schermo grazie a un film tv targato Rai, che prende spunto dal libro scritto dalla figlia delle vittime, Margherita Asta, e si gira proprio a Trapani, a quarant’anni dall’evento.

Raccontare una tragedia fra memoria e territorio

Il punto di partenza è il romanzo «Sola con te in un futuro aprile», scritto da Margherita Asta, che allora aveva solo dieci anni e perse la madre Barbara e i fratelli Giuseppe e Salvatore, insieme alla giornalista Michela Gargiulo. Un racconto nato dalla necessità di tenere viva la memoria di una famiglia distrutta dalla cronaca nera e dal dolore che ne è seguito.

Da quel libro è stato tratto il film tv «Un futuro aprile», prodotto da Rai Fiction insieme a Elysia Film. La regia è affidata a Graziano Diana, che insieme a Stefano Marcocci e Domenico Tomassetti ha firmato la sceneggiatura, con il supporto di Fabrizio Coniglio. Le riprese si svolgono a Trapani, la stessa città dove tutto è successo. Questo legame con il territorio sottolinea l’importanza di radicare la storia sul posto preciso dove ha spezzato vite e ha segnato la comunità.

Umanità e cronaca a confronto

Il film punta a ricostruire non solo i fatti di quel giorno, ma anche la portata umana e sociale della vicenda, offrendo al pubblico un quadro a tutto tondo che intreccia aspetti personali e giudiziari. La scelta di partire dal libro di Margherita permette di entrare nella prospettiva di chi ha vissuto direttamente la tragedia, portando la storia su un piano intimo e personale.

Attori chiave per un racconto di mafia e memoria

Tra gli attori coinvolti spicca Ludovica Ciaschetti, interprete di Margherita Asta adulta. Ciaschetti è nota al pubblico di Rai 1 grazie alla serie «Che Dio ci Aiuti 8», dove ha il ruolo di Olly, e anche per l’interpretazione in «Per Elisa – Il caso Claps», altro progetto basato su fatti realmente accaduti. Un curriculum che la rende adatta a portare sullo schermo storie così cariche di emozione e verità.

Nel ruolo del giudice Carlo Palermo è stato scelto Francesco Montanari, un volto conosciuto per la serie «Il cacciatore» su Rai 2, che presto arriverà anche su Netflix con la serie «Maschi veri». Palermo, al centro dell’attentato che segnò la sua vita, è rappresentato come un uomo segnato dai sensi di colpa e dalla volontà di superare quella dolorosa esperienza.

Un cast che dà voce alla memoria

Accanto a loro, nel cast ci sono nomi come Peppino Mazzotta, Anna Ferruzzo, Denise Sardisco e Federica De Cola. Questi attori danno corpo ai protagonisti di una storia che ha profondamente segnato Trapani e la Sicilia, concentrandosi sul vissuto personale oltre che sulla dimensione pubblica del fatto criminoso.

Il peso del dolore e il legame con palermo

La tragedia del 2 aprile 1985 assume una dimensione ancora più drammatica se si pensa che la madre Barbara Rizzo Asta e i suoi due figli si ritrovarono per caso nel mezzo di un attentato progettato per uccidere il giudice Carlo Palermo. L’auto della famiglia, infatti, fece da scudo all’autobomba esplosa quel giorno.

Il film si immerge nel dolore di Margherita, che da bambina si trovò a vivere un lutto profondo e improvviso. La narrazione segue il percorso emotivo di una bambina diventata poi una donna impegnata nel diffondere la cultura della legalità, portando con sé il peso e la responsabilità della memoria familiare.

Superare le ferite della mafia

Un tratto importante del racconto è il rapporto che si sviluppa tra Margherita e Carlo Palermo, entrambi toccati dallo stesso evento, entrambi costretti ad affrontare le ferite di quella giornata tragica. Da quel legame nasce un tentativo di superare l’orrore e costruire un modo per andare avanti, nonostante le cicatrici indelebili lasciate dalla violenza mafiosa.

Il film si prepara a restituire al pubblico una testimonianza diretta di quei momenti, mentre il set a Trapani riporta il dolore esattamente dove è successo, sullo sfondo di una città e di una terra ancora segnata da quella stagione di violenza. In un momento storico dove la memoria assume ruoli forti, questa produzione si colloca tra le nuove opere che cercano di raccontare la mafia non solo come cronaca, ma come ferita umana e sociale.