L’ultimo confronto tra Donald Trump e Vladimir Putin ha riportato al centro dell’attenzione internazionale la crisi ucraina. Trump, parlando con i giornalisti dopo un incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ha espresso una forte critica verso il presidente russo definendolo responsabile di troppe vittime nel conflitto in corso. La tensione si è poi aggravata con l’annuncio di possibili ulteriori sanzioni contro Mosca e una decisione interna negli Stati Uniti che potrebbe influire sull’aiuto militare a Kiev.
Le parole dure di trump contro putin e le accuse sulla guerra in ucraina
Donald Trump non ha risparmiato toni aspri nel commentare l’azione militare russa in Ucraina. Durante una conferenza stampa tenuta a margine del vertice con Benjamin Netanyahu, il presidente americano ha puntato direttamente il dito contro Vladimir Putin accusandolo di “dire un sacco di stronte” e soprattutto “di uccidere troppe persone”. Queste parole riflettono una frustrazione crescente per lo sviluppo del conflitto che continua a causare migliaia di vittime civili.
Il riferimento alla guerra non è stato solo verbale: Trump ha annunciato che gli Stati Uniti stanno valutando nuove misure punitive nei confronti della Russia. Tra queste spiccano ipotesi concrete su ulteriori sanzioni economiche volte ad aumentare la pressione sul governo russo affinché modifichi la sua strategia militare. Il clima tra Washington e Mosca resta dunque molto teso mentre i negoziati internazionali sembrano ancora lontani da una soluzione pacifica.
Parallelamente alle critiche rivolte a Putin, Trump si è mostrato deciso nel sostenere militarmente Kiev. Ha dichiarato infatti che gli Usa intendono inviare altri armamenti difensivi come i sistemi Patriot per rafforzare la capacità dell’esercito ucraino di resistere agli attacchi nemici. L’obiettivo dichiarato è permettere all’Ucraina “di difendersi” efficacemente dalle offensive russe sempre più intense nelle ultime settimane.
Stop temporaneo all’invio delle armi: decisione interna al pentagono senza avviso alla casa bianca
Nonostante le intenzioni espresse da Trump riguardo all’aumento del supporto militare verso l’Ucraina, nello stesso momento arriva notizia di uno stop momentaneo nella consegna degli armamenti approvati sotto l’amministrazione Biden ma ora rivisto dal nuovo segretario alla difesa Pete Hegseth. La sospensione riguarda un pacchetto specifico destinato a Kiev ed è stata motivata ufficialmente dalla necessità di verifiche sulle scorte americane dopo recenti raid israeliani contro obiettivi iraniani nella regione mediorientale.
La questione si complica perché secondo fonti della CNN Hegseth avrebbe preso questa decisione senza informare preventivamente né la casa bianca né altri esponenti chiave dell’amministrazione americana legati alla politica estera o sicurezza nazionale. Trump stesso avrebbe scoperto lo stop attraverso comunicazioni stampa anziché dai suoi consiglieri diretti come Keith Kellogg o Marco Rubio — quest’ultimo oggi anche capo della sicurezza nazionale.
Durante un incontro coi giornalisti, visibilmente irritato dall’accaduto, Trump ha risposto secco: “non lo so perché non me lo dite?”, sottolineando così il mancato coordinamento interno su una materia delicata come quella degli aiuti bellici all’Ucraina in piena guerra.
Reazioni ufficiali dal pentagono e dalla casa bianca sul caso dello stop alle armi
Dopo le polemiche emerse sull’interruzione improvvisa delle forniture militari agli ucraini sono arrivate alcune precisazioni dagli uffici governativi coinvolti nella gestione della crisi internazionale. Il portavoce del pentagono Kingsley Wilson ha cercato infatti di smorzare le tensioni assicurando che Pete Hegseth aveva comunque fornito al presidente un quadro generale sulle scorte disponibili prima dell’annuncio pubblico dello stop temporaneo.
Wilson ha inoltre affermato che tutta la procedura sarebbe stata coordinata fra i vari livelli istituzionali competenti per garantire trasparenza nelle scelte strategiche relative al sostegno agli alleati americani impegnati sul campo in europa orientale.
Sul fronte opposto però Karoline Leavitt, portavoce della casa bianca, ha voluto ribadire pubblicamente fiducia piena da parte del presidente nei confronti del segretario alla difesa pur confermando che gli invii continueranno appena terminati controlli necessari sulle dotazioni belliche statunitensi utilizzate anche altrove nel mondo.
Leavitt infine chiarisce come queste verifiche servano proprio a mantenere coerenza rispetto agli interessi nazionali degli Stati Uniti evitando sprechi o problemi logistici durante questo periodo complesso segnato da molteplici crisi geopolitiche contemporanee.