Negli ultimi mesi Netflix ha rilanciato con successo diverse produzioni ispirate agli anni Novanta, puntando su film e serie che riprendono atmosfere e personaggi di quel decennio. Tra i titoli più attesi c’è “Un tipo imprevedibile 2”, il sequel di una commedia sportiva cult del 1996 che ha riportato Adam Sandler nei panni di Happy Gilmore. Il film riprende dopo quasi trent’anni la storia di questo golfista fuori dagli schemi, intrecciando comicità, sport e una riflessione sulla famiglia e le seconde occasioni.
Happy Gilmore torna in campo dopo ventisette anni d’assenza
Il nuovo film diretto da Kyle Newacheck, con Dennis Dugan che ricopre un piccolo ruolo di attore, cerca di recuperare l’irriverente spirito del primo capitolo. La storia si svolge diversi anni dopo gli eventi del 1996: Happy Gilmore ha abbandonato l’attività sportiva, ma la perdita della moglie Virginia lo costringe a confrontarsi con una nuova realtà come padre single di cinque figli. Questa situazione lo spinge a scendere di nuovo sui green per partecipare a un torneo, con l’obiettivo di raccogliere i fondi necessari a permettere alla figlia Vienna di inseguire il sogno di studiare danza a Parigi.
Il film si snoda tra momenti comici e riflessioni sulle difficoltà di una famiglia allargata. Adam Sandler riprende con la sua consueta energia la parte di Happy, mostrando un personaggio più maturo ma sempre capace di regalare risate. La trama non trascura la nostalgia per gli anni Novanta, mantenendo intatta la miscela di baseball, golf e battute irriverenti che hanno reso celebre il primo capitolo.
Un sequel che riprende i personaggi cult e aggiunge nuove rivalità
Rivedere Christopher McDonald nei panni di Shooter McGavin significa riportare in scena l’antagonista psicopatico che ha segnato la saga. Il personaggio viene approfondito con una parte che si svolge in un istituto psichiatrico dove, leggendo “Shining”, attraversa una sorta di catarsi, elemento che influisce sull’evoluzione del film. A questo si aggiungono nuove figure con sfumature negative decise, come Frank Manatee, interpretato da Benny Safdie, che rappresenta il classico villain alimentato da rancore.
Un tipo imprevedibile 2 non si limita a una sola linea narrativa ma percorre più strade, alternando momenti divertenti a spunti drammatici. La storia riesce a mantenere una propria identità senza cedere alle formule preconfezionate che spesso caratterizzano le produzioni da streaming. Questo dà spazio al carattere unico di Sandler, che torna a incarnare un’idea di cinema pop legato ai personaggi più spregiudicati e fuori dagli schemi.
Il torneo finale tra sport e riferimenti alla cultura pop contemporanea
L’evento centrale del film è rappresentato dal torneo di golf che mette in scena uno scontro tra passato e presente. Ospiti come Rory McIlroy e Scottie Scheffler emergono in cameo che aggiungono realismo e legano lo sport reale all’immaginario cinematografico. L’atmosfera di gara assume toni surreali, ricordando per certi versi l’atipicità di una competizione come quella vista in “Squid Game”.
Tra le comparse spiccano nomi come Margaret Qualley, Ben Stiller ed Eminem, che arricchiscono gli intermezzi divertenti e creano un mosaico di personaggi che accompagnano Happy nel suo percorso. Il film solleva anche una domanda che attraversa ciascun personaggio: servono i soldi per inseguire un sogno? Nell’ambito della storia la risposta offre un ritratto cinico ma fedele alla realtà, confermando il valore del denaro come motore di scelte personali.
L’immagine di Happy Gilmore tra ribellione e appartenenza
Il look del protagonista riflette lo spirito ribelle che ha contraddistinto Happy Gilmore sin dagli esordi. La barba incolta, la maglia larga dei Boston Bruins, la tuta Adidas e gli stivali Timberland stridono con la compostezza e la formalità che il golf tradizionalmente richiede. Questa contrapposizione alimenta il fascino del personaggio e rappresenta la figura dell’outsider che sfida le regole di un mondo rigido.
Questa estetica contribuisce a creare empatia col pubblico, dando vita a un legame forte e riconoscibile. Happy Gilmore non è solo un simbolo anni Novanta ma una figura contemporanea, capace di attraversare le difficoltà del presente mantenendo intatto un desiderio di rivalsa. Il film conferma insomma la capacità di Sandler di interpretare ruoli che sfidano le convenzioni e si rivolgono al pubblico con autenticità.
Un film che rinasce dal passato con la forza di un classico
“Un tipo imprevedibile 2” porta avanti la storia di Happy Gilmore che, tra gol, famiglia e battute, riesce a tenere viva la fiammella di un culto cinematografico. Il lavoro di sceneggiatura firmato anche da Sandler e Tim Herlihy conferma la volontà di trattenere lo spirito originale aggiornandolo senza snaturarlo. Questo sequel emerge come una risposta concreta a chi si chiedeva se fosse necessaria una nuova storia del personaggio.
Il racconto si sviluppa senza rinunciare proprie debolezze, prima tra tutte la durata eccessiva, ma mostra anche una certa determinazione a offrire intrattenimento fuori dai canoni standardizzati. La colonna sonora affidata a Tom Petty aggiunge pathos al finale, arricchendo l’atmosfera di un film che, pur volendo riportare indietro le lancette, riflette su ciò che conta davvero: la fortuna, il coraggio e la voglia di restare se stessi.
Ultimo aggiornamento il 25 Luglio 2025 da Matteo Bernardi