Il tema delle tensioni commerciali nel cinema internazionale è tornato in primo piano durante la conferenza stampa di Tom Cruise a Seul. L’attore ha scelto di non rispondere direttamente alle domande relative alla proposta del presidente Donald Trump di imporre dazi sui film realizzati fuori dagli Stati Uniti. Questo intervento si colloca in un momento delicato, in cui le produzioni hollywoodiane e i mercati esteri come quello italiano condividono un rapporto complesso fatto di investimenti, incentivi e cinema globale. Il settore guarda con attenzione alle possibili ripercussioni di misure che potrebbero cambiare gli equilibri economici e creativi delle produzioni.
La proposta di donald trump sui dazi per i film prodotti all’estero
A Washington il presidente Donald Trump ha espresso l’intenzione di applicare dazi alle pellicole girate al di fuori degli Stati Uniti, indicando questa mossa come una difesa contro gli incentivi stranieri che favoriscono le produzioni fuori dal territorio americano. Trump ha definito questi incentivi una “minaccia alla sicurezza nazionale”, senza tuttavia entrare nei dettagli tecnici o spiegare come verranno calcolati e applicati questi dazi. Il settore dell’intrattenimento, che muove cifre enormi nel mondo e ha sempre fatto affidamento sui mercati globali, attende risposte più chiare da parte delle autorità coinvolte.
La Motion Picture Association , che rappresenta gli interessi delle maggiori case di produzione cinematografica, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali dopo l’annuncio di Trump. È probabile che la posizione della MPA punterà a un dialogo con le istituzioni per evitare misure che potrebbero ostacolare le coproduzioni e le collaborazioni internazionali. Il settore, caratterizzato da un’intensa mobilità tra paesi e continenti, rischia di essere messo sotto pressione da interventi protezionistici che limiterebbero la libera circolazione di produzioni, artiste e lavoratori.
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Il silenzio di tom cruise alla conferenza stampa di seul
Durante l’evento organizzato a Seul per presentare “Mission: Impossible – The Final Reckoning”, Tom Cruise è stato interrogato da un giornalista coreano proprio in merito alle conseguenze che i nuovi dazi potrebbero avere sul film, girato in varie location internazionali. L’attore ha preferito evitare di entrare nel merito. Tra un sorriso e uno sguardo rivolto al traduttore, ha rivolto una frase semplice: “Preferiremmo rispondere a domande sul film. Grazie.”
Le scelte di Cruise appaiono improntate a mantenere la discussione focalizzata sull’aspetto artistico e promozionale della pellicola, anziché imbarcarsi in una polemica politica che potrebbe trascinare la presentazione in un terreno incerto. La produzione di film in location diverse è ormai uno standard nel settore, per unire diverse economie locali e accrescere l’autenticità delle storie raccontate. Le tensioni politiche su questo tema si riflettono sull’organizzazione delle lavorazioni, sul budget e sulla distribuzione dei prodotti finiti.
Le produzioni hollywoodiane e il mercato italiano: un legame che potrebbe cambiare
In Italia il cinema americano continua a dominare i botteghini. Nel 2024, più della metà degli incassi al box office sono arrivati da film prodotti negli Stati Uniti. La presenza massiccia di queste pellicole sul mercato italiano è stata fin qui supportata anche dalla voglia di collaborazione da parte di troupe e strutture italiane, che offrono location storiche e naturali oltre a incentivi fiscali appetibili per le produzioni straniere.
Attualmente in Italia si girano almeno trenta film major e indipendenti americani. Tra questi si segnalano titoli importanti come “The Dog Stars” diretto da Ridley Scott e “The Odyssey” di Christopher Nolan, che valorizzano ancora una volta la varietà di ambientazioni offerte dal territorio italiano. Queste produzioni impattano direttamente sull’indotto regionale e nazionale, coinvolgendo centinaia di professionisti e portando risorse economiche.
Se i dazi venissero applicati, potrebbero ridefinire questo rapporto: i costi di produzione potrebbero aumentare, rallentando l’arrivo di nuove filmografie negli studi italiani. Le politiche che oggi spingono le produzioni oltreoceano rappresentano un nodo cruciale per il cinema globale. La situazione rimane in aggiornamento, con tutti gli attori del comparto che valutano gli effetti possibili di iniziative legislative arrivate oltreoceano.