La riorganizzazione dei palinsesti Rai per il 2025-2026 ha scosso il mondo dell’informazione televisiva italiana, colpendo programmi storici e simboli del giornalismo investigativo. Tra riduzioni, cancellazioni e spostamenti, i telespettatori si trovano davanti a un cambiamento significativo che riguarda non solo la quantità ma anche la qualità dell’offerta informativa. La decisione ha suscitato reazioni forti tra gli addetti ai lavori e fa emergere dubbi sulle motivazioni dietro queste scelte.
Il ridimensionamento di report: una ferita nel giornalismo d’inchiesta
Report rappresenta da anni un punto fermo della programmazione di Rai3, noto per le sue indagini approfondite e il coraggio nel raccontare storie spesso scomode. L’annuncio della riduzione delle puntate da 28 a 24 è arrivato come un fulmine a ciel sereno, soprattutto perché comunicato in modo informale attraverso agenzie di stampa anziché direttamente alla conduzione o alla redazione.
La delusione di sigfrido ranucci
Sigfrido Ranucci, volto storico del programma, ha espresso pubblicamente la sua delusione sottolineando non tanto la perdita delle puntate quanto l’assenza di un confronto diretto con chi guida Report. Questo silenzio istituzionale pesa più della stessa decisione tecnica: una diminuzione così significativa limita lo spazio dedicato all’approfondimento critico proprio quando servirebbe maggiore attenzione.
Il taglio appare più che una semplice razionalizzazione economica; sembra parte di una strategia più ampia che mira a restringere lo spazio riservato al giornalismo d’inchiesta all’interno dei palinsesti Rai. In effetti ogni episodio perso significa meno tempo per svelare storie complesse o mettere sotto pressione poteri consolidati.
Programmi cancellati dai nuovi palinsesti: petrolio e agorà weekend spariscono dalla scena
Tra le sorprese più forti c’è sicuramente l’eliminazione totale di Petrolio, programma condotto da Duilio Giammaria che si era guadagnato negli anni uno zoccolo duro di spettatori grazie alle sue analisi sul mondo dell’energia e tematiche ambientali. Nonostante ascolti stabili e contenuti riconosciuti come rilevanti resta fuori dalla nuova offerta Rai senza appello.
Anche Agorà Weekend lascia i palinsesti dopo aver mantenuto ascolti regolari intorno al 4%, con punte oltre il 6%. Numeri considerati sufficienti in contesto competitivo ma evidentemente non abbastanza per giustificare i costi o forse poco consoni alle nuove linee editoriali interne alla tv pubblica. Al posto del programma dovrebbe essere prolungata Mi manda Rai3, scelta che modifica ulteriormente l’identità informativa del fine settimana su Rai3.
Queste cancellazioni mettono in luce come criteri diversi dall’audience possano guidare le decisioni sui contenuti trasmessi dalla tv pubblica; fattori economici o politiche interne sembrano avere maggior peso rispetto al valore editoriale consolidato nel tempo.
Tensioni tra sindacati e giornalisti rai
L’Usigrai ha manifestato preoccupazione riguardo alle modifiche annunciate nei nuovi palinsesti evidenziando rischi concreti per l’offerta informativa complessiva della Rai. Il timore principale riguarda infatti non solo la perdita quantitativa ma anche quella qualitativa dovuta all’impoverimento progressivo degli spazi dedicati al racconto critico delle realtà sociali ed economiche italiane ed estere.
Marginalizzazione e incertezza nel settore
Inoltre emerge forte inquietudine sulla possibile marginalizzazione dei professionisti interni sostituiti sempre più spesso da collaboratori esterni scelti secondo logiche poco chiare rispetto agli obiettivi originari della tv pubblica italiana. Questo fenomeno potrebbe compromettere sia la continuità produttiva sia l’autonomia editoriale necessaria ad affrontare temi delicati senza condizionamenti esterni.
Parallelamente si registra un clima incerto anche fuori dalla Rai: Enrico Mentana ha lasciato intendere ipotesi concrete su un suo addio al Tg La7, segno ulteriore dello stato agitazione dentro l’ambiente televisivo italiano dove stabilità lavorativa ed equilibri editoriali appaiono messi a dura prova dalle trasformazioni in atto.
Le prossime settimane saranno decisive per capire se queste tensioni porteranno a confronti aperti o se invece prevarranno strategie opache dettate da interessi lontani dal pubblico.