Il caso del delitto di Garlasco torna a muoversi. A fare la differenza, questa volta, è la decisione di un amico di Andrea Sempio, che ha annunciato di volersi sottoporre a un test del DNA. La notizia è emersa durante una trasmissione televisiva e potrebbe fornire nuovi spunti agli investigatori ancora al lavoro sull’omicidio.
L’amicizia di lunga data tra Mirko Crepaldi e Andrea Sempio
Mirko Crepaldi, intervenuto a Uno Mattina Estate, ha raccontato la sua amicizia con Andrea, nata fin dai tempi del liceo. “Ci siamo trovati subito, avevamo un carattere simile”, ha detto. Secondo lui, Andrea era un ragazzo tranquillo, rispettoso e senza problemi, ricordato con affetto tra i compagni di scuola.
Nonostante il tempo passato, Crepaldi ha sottolineato che il rapporto non si è mai interrotto: “Ci sentiamo spesso, siamo rimasti in contatto”. Ha poi ribadito che Andrea non ha mai dato segni di comportamenti strani o problematici, né con i compagni né con gli insegnanti. Un ritratto che, se confermato, potrebbe modificare la percezione pubblica di Sempio, soprattutto dopo le accuse emerse durante le indagini.
La volontà di collaborare con la giustizia e di fornire il proprio DNA rappresenta uno degli sviluppi più concreti emersi negli ultimi tempi e potrebbe aiutare a chiarire molti dubbi ancora aperti.
Un carattere distante dalle apparenze e la pressione mediatica
Crepaldi ha aggiunto qualche dettaglio in più sul carattere di Andrea, spiegando che il suo abbigliamento, spesso tutto nero, non rispecchia davvero la sua personalità. Ha raccontato di quanto siano state dure le accuse e di come la pressione dei media abbia pesato su Andrea e sul loro gruppo di amici.
Il periodo del delitto è stato particolarmente difficile. Nessuno di loro poteva allontanarsi facilmente da Garlasco, soprattutto perché non avevano la patente. Le uscite erano legate alle amicizie del posto e ai pochi spostamenti nel paese. Per questo, secondo Crepaldi, è difficile immaginare coinvolgimenti o azioni fuori dal normale contesto sociale in cui vivevano.
La disponibilità a sottoporsi al test del DNA è un passo importante. Potrebbe aiutare gli investigatori a mettere pezzi al loro posto e a chiarire chi davvero ha responsabilità nel delitto. Il contributo di chi conosce bene Sempio, finora rimasto ai margini dell’inchiesta, potrebbe rivelarsi decisivo nelle prossime fasi.
Ultimo aggiornamento il 31 Luglio 2025 da Davide Galli