Negli ultimi mesi, numerosi bagnanti e addetti ai lavori hanno notato la presenza di piccoli dischetti neri sulle spiagge italiane, soprattutto in regioni come la Puglia e il Veneto. Questi oggetti, apparentemente innocui, hanno attirato attenzione per la loro diffusione anomala e per il possibile collegamento con impianti di depurazione. Il fenomeno, segnalato da esperti e associazioni ambientaliste, continua a destare dubbi sulle cause e gli effetti, alimentando l’allarme sulle condizioni delle acque e dei litorali interessati.
Segnalazioni e prime indagini sulle spiagge
La comparsa di migliaia di dischetti neri lungo le coste ha spinto bagnanti e ambientalisti a lanciare segnalazioni dettagliate. Le zone più colpite sono state i litorali pugliesi e veneti: in particolare in Puglia si sono ritrovate grandi quantità di questi piccoli oggetti, mentre in Veneto la presenza era stata osservata già da mesi, specie tra Rosolina e il delta del Po.
Inizialmente, gli oggetti erano scambiati per rifiuti comuni, ma analisi più attente hanno dimostrato che si tratta di componenti tecnici specifici. La loro diffusione su vaste aree costiere fa pensare a una fonte costante e non a un episodio isolato. Le campagne di pulizia delle spiagge hanno evidenziato l’impossibilità di gestire facilmente la situazione, dato il numero crescente di questi materiali.
l’allarme di archeoplastica e l’ipotesi di un impianto difettoso
Archeoplastica, progetto noto per il recupero e la catalogazione della plastica storica presente sulle spiagge italiane, ha acceso i riflettori su questo problema. Enzo Suma, fondatore dell’associazione, ha dichiarato di aver osservato da gennaio un continuo afflusso in spiaggia di questi dischetti neri. “Secondo lui, la forma e il materiale indicano che provengono da componenti usati in apparati depurativi.”
Suma ha ipotizzato che la perdita possa derivare da un impianto che si affaccia su un affluente del mare Adriatico, con il fiume Adige come possibile collegamento, dato che bagna parte del territorio in cui si registrano le maggiori presenze. Identificare il punto esatto di dispersione resta invece difficile. “Se la perdita non fosse risolta, questi dischetti continuerebbero a depositarsi lungo le coste, compromettendo gli ecosistemi marini e la qualità ambientale.”
Caratteristiche tecniche e funzioni dei dischetti neri
I dischetti trovati sulle spiagge sono prodotti in plastica dura, solitamente polipropilene o polietilene. Sono dischi sottili e leggeri, usati negli impianti depurativi con tecnologia MBBR . Questo tipo di tecnologia si basa sull’uso di supporti mobili per coltivare batteri in grado di trattare le acque reflue attraverso processi biologici.
Il ruolo dei dischetti è fondamentale per il funzionamento di questi depuratori di ultima generazione, destinati a ridurre l’impatto ambientale delle acque trattate. Non a caso, in Italia sono presenti solo alcune strutture che adottano questa tecnica e ciò in teoria dovrebbe facilitare l’individuazione delle fonti da cui provengono i dischetti dispersi nei fiumi o nel mare.
Difficoltà nell’individuare la fonte e rischi ambientali
Il problema maggiore riguarda proprio il rintracciamento della causa da cui si staccano questi dischetti e finiscono sulle spiagge. Bisogna considerare che molti impianti si trovano lungo fiumi e canali che sfociano in mare, ma le correnti marine possono trasportare i piccoli oggetti a grandi distanze.
Il materiale plastico con cui sono realizzati non si degrada facilmente, per cui questi supporti rischiano di accumularsi negli spazi naturali, causando danni alla fauna e compromettendo la salubrità dei luoghi. Gli esperti sottolineano che, “senza interventi tempestivi per fermare la dispersione, la quantità di plastica continuerà a crescere, aggravando l’inquinamento costiero.”
Responsabili e autorità locali sono chiamati a svolgere controlli più rigorosi sugli impianti che usano questa tecnologia e a monitorare i corsi d’acqua per limitare la fuoriuscita di materiali. Nel frattempo, la presenza dei dischetti neri sulle spiagge rimane un segnale evidente di un problema che riguarda sia la gestione dei rifiuti industriali sia la tutela degli ambienti marini italiani.