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Stephen Graham racconta il successo inaspettato della serie netflix adolescence e la fatica sul set

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La miniserie Netflix Adolescence ha colpito duro, arrivando dritta al cuore di milioni di spettatori in tutto il mondo. Stephen Graham, che l’ha scritta e interpretata, racconta di com’è stata una sfida sia emotiva che artistica. Il progetto è nato come una storia semplice, ambientata in un contesto familiare comune, ma ha saputo creare un impatto globale. Dietro ogni scena c’è molta verità, dolore e un legame profondo con la famiglia reale dell’attore. In effetti, la serie non è solo un racconto drammatico, ma un ritratto sincero di una situazione difficile vissuta da molti.

Adolescenti , famiglie comuni e storie potenti

Adolescence racconta la storia di Eddie, un padre alle prese col dramma dell’arresto del figlio Jamie, quattordicenne, accusato di omicidio. La caratteristica più sorprendente della serie è la sua messa in scena: tutto girato in piano sequenza, in quattro episodi, senza mai staccare la telecamera. Questo approccio tecnico rende ogni emozione più intensa, perché non si perde mai il filo di ciò che accade.

Eddie non è un uomo perfetto, anzi: è un padre distrutto ma presente, che affronta un dolore che non può spiegare. La scelta di non costruire un dramma pieno di stereotipi – non c’è una famiglia disastrata o personaggi violenti – mette al centro solo la realtà nuda e cruda. Jamie potrebbe essere chiunque, un ragazzo normale. Questo ha dato alla serie una forza emotiva diversa, meno scontata.

In effetti, l’idea di Graham era proprio questa: raccontare una storia “british”, semplice ma vera, evitando cliché e facili colpevoli. Ed è proprio questo realismo il motivo per cui la serie ha conquistato spettatori in 93 paesi, arrivando al primo posto nelle classifiche di Netflix ovunque.

Il dietro le quinte: emozioni vere e famiglia al centro del set

Lavorare in Adolescence è stato un turbinio di emozioni per Stephen Graham, soprattutto per il suo legame con la famiglia. Durante le riprese, i figli di Graham erano sul set, vicino a lui. In particolare nella scena in cui Eddie deve affrontare lo spogliarello forzato del figlio, l’attore confessa che pensava a uno dei suoi bambini dietro la tenda, e proprio quell’immagine lo ha aiutato a sostenere l’intensità della scena.

Un momento chiave è stata l’ultima scena dell’episodio finale: quando Eddie apre la porta della camera del figlio e si lascia andare al pianto. In quel preciso istante, le foto dei figli di Graham appese all’armadio hanno dato all’attore la spinta emotiva che serviva. Quelle immagini erano state messe lì all’insaputa di Graham dalla moglie e dal regista, un gesto semplice ma potente che ha reso la scena ancora più autentica e cruda.

Il rapporto con la famiglia non è stato solo un dettaglio sul set, ma la colonna emotiva di tutta la serie. Questo legame vero ha attraversato ogni episodio e ha reso Adolescence un racconto umano, non solo drammatico.

Il successo globale e le polemiche legate alla serie

La risposta del pubblico è stata sorprendente, con Adolescence che ha dominato le classifiche di Netflix in tutto il mondo. Questo boom ha superato le aspettative di chi ha lavorato alla produzione. Stephen Graham ammette che nessuno si aspettava un risultato così lusinghiero per una serie così minimalista.

Non sono mancati però alcuni malintesi. Alcuni spettatori hanno associato la serie a casi di cronaca legati a motivazioni razziali, pensando ci fosse una denuncia di questo genere. Graham è stato chiaro, sostenendo che Adolescence non voleva parlare di razza o pregiudizi, ma raccontare una storia universale. La vicenda del ragazzo poteva succedere a chiunque, in qualsiasi famiglia.

Il valore della serie sta proprio in questa realtà nuda, senza voyeurismi o facili messaggi, che tocca temi difficili senza semplificare.

Un futuro per adolescence? la voglia di esplorare nuove storie

Stephen Graham non chiude la porta a una seconda stagione, ma cambierebbe l’angolazione. Ha in mente di raccontare un’altra famiglia, un’altra realtà, sempre con lo stesso sguardo diretto e senza filtri. Vuole mostrare lati della vita già visti raramente, scuotendo le aspettative degli spettatori.

Già con Adolescence aveva voluto mettere da parte i classici cliché, puntando su situazioni normali e vicine alla quotidianità delle persone. Se si farà una seconda serie, sarà interessante capire quale altra storia riuscirà a raccontare con quel tono schietto e senza protezioni.

Per ora Adolescence resta una testimonianza di come la vita di tutti giorni possa nascondere drammi profondi, e di come un racconto umano sappia arrivare ovunque.

Written by
Giulia Rinaldi

Giulia Rinaldi osserva il mondo con occhio critico e mente curiosa. Blogger fuori dagli schemi, scrive di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile personale e tagliente, mescolando analisi e sensibilità in ogni articolo. Il suo obiettivo? Dare voce a ciò che spesso passa inosservato.

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