L’attore svedese Stellan Skarsgård ha sollevato un polverone con alcune dichiarazioni riguardo Ingmar Bergman, uno dei più noti registi del cinema mondiale. Al festival internazionale del cinema di Karlovy Vary nel 2025, Skarsgård ha raccontato dettagli inediti sul carattere di Bergman e sulle sue opinioni politiche durante la seconda guerra mondiale. Le sue parole hanno messo in discussione l’immagine pubblica del regista, spesso idealizzato per le sue opere cinematografiche.
Le rivelazioni di stellan skarsgård al festival internazionale del cinema di karlovy vary
Durante l’edizione 2025 della rassegna ceca dedicata al cinema, Stellan Skarsgård ha parlato senza filtri dell’esperienza avuta lavorando con Ingmar Bergman. L’attore ha definito il regista “un bravo autore ma una persona difficile”, sottolineando aspetti poco noti ai più: “Bergman era manipolatore e non gentile”. Skarsgård ha anche affermato che durante la seconda guerra mondiale il cineasta manifestava simpatie naziste: “era nazista ed è l’unica persona che conosco che ha pianto quando Hitler è morto”.
Queste parole hanno sorpreso molti spettatori e addetti ai lavori presenti a Karlovy Vary perché contrastano nettamente con la figura pubblica di Bergman. L’attore si è detto scosso dal fatto che un uomo noto per riflessioni profonde sull’umanità potesse avere idee così estreme. Ha aggiunto inoltre che spesso si tendeva a scusare certi comportamenti ma lui riteneva ci fosse una visione distorta delle persone da parte del regista.
Il rapporto tra ingmar bergman e il nazismo secondo testimonianze e documenti storici
La posizione politica esatta di Ingmar Bergman durante gli anni della guerra non era mai stata chiarita in modo definitivo dalla storiografia ufficiale o dalle biografie più accreditate. La Svezia mantenne una posizione neutrale nel conflitto globale e i documenti biografici tradizionali non riportano alcun appoggio diretto o pubblico da parte sua al regime nazista.
Tuttavia emergono ora testimonianze come quella di Skarsgård e alcune citazioni d’archivio che gettano nuova luce su questo periodo giovanile del regista. Bergman stesso raccontò in passato alla scrittrice Maria-Pia Boëthius un episodio risalente al 1934 quando visitò Weimar con la famiglia all’età di sedici anni; lì vide Hitler dal vivo per la prima volta descrivendolo come “carismatico” ed “elettrizzante per le folle”.
Dopo quel viaggio, secondo quanto riferito dallo stesso cineasta, nella sua casa venne posta una foto di Hitler vicino al suo letto; definì quell’esperienza come un momento in cui percepiva il nazismo quasi come qualcosa “divertente” o “giovanile”. Nel libro autobiografico The Magic Lantern , ammise inoltre: “per molti anni sono stato dalla parte di Hitler, felice dei suoi successi”.
La svolta morale dopo lo svelamento degli orrori dell’olocausto
Il cambiamento nella visione politica ed etica di Ingmar Bergman arrivò solo dopo aver conosciuto gli orrori realizzati dai campi concentramento nazi-fascisti alla fine della guerra. Come confessò alla giornalista Boëthius: “quando le porte dei campi furono spalancate fui strappato dalla mia innocenza”.
Questo passaggio segnò una netta rottura rispetto alle posizioni precedenti assunte da giovane ragazzo attratto dall’apparente fascino carismatico delle idee totalitarie rappresentate da Hitler.
Le dichiarazioni recenti dell’attore Stellan Skarsgård hanno riacceso dibattiti sulla complessità morale degli artisti famosi; ricordano anche quanto sia importante distinguere tra valore artistico delle opere prodotte e giudizio sull’uomo dietro quelle creazioni.
I film firmati da Ingmar Bergman continueranno ad essere studiati per i loro contenuti profondi ma questa nuova luce sui suoi trascorsi invita a rileggere criticamente anche chi li ha realizzati senza idealizzarne troppo i protagonisti umani.