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Seun kuti al concert di zagabria: “prima liberate l’europa, poi la palestina sarà libera”

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Un video virale ha riportato al centro del dibattito le parole di Seun Kuti, figlio del leggendario Fela Kuti, pronunciate durante un concerto all’INmusic Festival di Zagabria. Il musicista ha espresso un messaggio che mette in relazione la lotta per la liberazione della Palestina con le sfide interne dell’Europa, sollevando riflessioni su razzismo, fascismo e imperialismo nel continente. Questo intervento ha scatenato una discussione ampia sui social e non solo.

Il discorso di seun kuti a zagabria: tra ironia e denuncia sociale

Seun Kuti si è presentato sul palco dell’INmusic Festival con il suo sassofono in mano e a torso nudo, trasmettendo energia diretta e sincera. Il suo discorso è breve ma incisivo: rivolgendosi al pubblico che sostiene la causa palestinese così come altre lotte per l’autodeterminazione , sottolinea come ogni settimana sembri aggiungersi una nuova nazione da liberare. Con tono sarcastico invita a riflettere su quale sia il primo passo reale verso queste libertà.

La liberazione dell’europa come prerequisito

Il punto chiave della sua affermazione è semplice ma potente: per avere la Palestina libera bisogna prima liberare l’Europa dall’estrema destra, dal fascismo dilagante nelle sue società moderne; dalla diffusione del razzismo; dall’imperialismo economico e politico che ancora condiziona molte scelte. Solo dopo aver affrontato queste piaghe interne si potrà realmente parlare di libertà altrove.

Le parole sono seguite da applausi forti dal pubblico presente ed evidenziano un monito rivolto soprattutto agli europei stessi più che alle cause esterne. Seun chiede infatti una priorità nell’agire contro i problemi interni prima di invocare cambiamenti lontani geograficamente ma interconnessi nei meccanismi globali.

Viralità e decontestualizzazione: rischi nella lettura dei messaggi politici

Il video con il discorso di Seun Kuti ha ottenuto rapidamente migliaia di visualizzazioni sui social media dove spesso i contenuti vengono ripresi senza contesto o approfondimento. La viralità rischia così di trasformare frasi articolate in slogan sintetici privati delle sfumature originali.

In effetti succede spesso che citazioni o espressioni importanti vengano usate nel linguaggio comune senza più ricordarne origine o significato preciso; diventano meme verbali svuotati dalle intenzioni iniziali dei loro autori.

Nel caso specifico molti utenti hanno rilanciato soltanto alcune frasi ad effetto ignorando tutto ciò che sta dietro quel ragionamento complesso fatto da Seun sul ruolo dell’Europa nella scena politica mondiale attuale. Questo fenomeno amplifica malintesi o interpretazioni superficiali proprio quando servirebbe invece conoscere meglio le dinamiche coinvolte.

Riflessione sulla comunicazione politica digitale

L’intervento musicale-politico diventa quindi uno spunto paradossale per riflettere sulla difficoltà contemporanea nel comunicare temi delicati in modo completo attraverso i nuovi mezzi digitali dominanti.

Radici storiche della libertà d’espressione europea tra musica politica e propaganda

Parole come “liberate l’Europa” evocano ricordi storici particolari legati anche alla Guerra Fredda quando Radio Free Europe diffuse programmi radiofonici anti-sovietici finanziati dalla CIA in molte lingue europee orientali censurate dai regimi comunisti. Fondata subito dopo il secondo conflitto mondiale questa emittente aveva lo scopo ufficiale dichiarato dagli USA di promuovere valori democratici tramite informazioni alternative rispetto alla propaganda ufficiale delle cortine ideologiche allora esistenti.

Nonostante non abbia mai usato armi fisiche questa radio rappresentò uno strumento potente d’influenza culturale sui paesi sotto controllo sovietico fino alla caduta del Muro di Berlino nel 1989 circa, mantenendo attiva ancora oggi trasmissioni destinate all’Asia centrale ed Medio Oriente.

Il simbolismo di r.e.m. e radio free europe

Nel 1980 proprio negli Stati Uniti nasceva anche una band simbolica chiamata R.E.M., autrice della canzone “Radio Free Europe” ispirata idealisticamente all’emittente omonima. Il brano voleva denunciare censure politiche attraverso musica alternativa, diventando poi parte importante della storia rock americana degli anni ‘80. Nel 2025 quel pezzo è stato rilanciato con remix aggiornati dal gruppo ormai sciolto, ribadendo quanto restino vive le battaglie per la verità nelle società chiuse.

Questa doppia narrazione – tra impegno politico diretto come quello espresso da Seun Kuti oggi, ed esempi culturali passati – mostra chiaramente quanto sia complesso definire cosa significhi davvero libertà dentro gli equilibri mondiali contemporanei.

Guardarsi dentro prima dello sguardo verso l’esterno

Il messaggio più provocatorio forse riguarda proprio lo sguardo critico richiesto agli europei stessi: occuparsi delle proprie contraddizioni interne appare condizione necessaria perché altri popoli possano davvero conquistare diritti fondamentali. Invocare cambiamenti altrove diventa sterile se non si traduce in azioni concrete quotidiane capaci di contrastare discriminazioni crescenti in casa propria.

Proteste simboliche, hashtag o boicottaggi commerciali sono passi importanti ma insufficienti se rimangono episodi isolati rispetto ad un impegno costante contro fascismi emergenti, violenze razziali e diseguaglianze strutturali presenti anche nelle democrazie occidentali.

La strada indicata da seun kuti

Seun Kuti indica una strada difficile: cambiare profondamente mentalità collettive europee non significa accettare diseguaglianze lontane senza interrogarsi sulle proprie responsabilità. Solo allora sarà possibile parlare davvero di libertà universale.

Written by
Giulia Rinaldi

Giulia Rinaldi osserva il mondo con occhio critico e mente curiosa. Blogger fuori dagli schemi, scrive di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile personale e tagliente, mescolando analisi e sensibilità in ogni articolo. Il suo obiettivo? Dare voce a ciò che spesso passa inosservato.

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