La tensione tra il neo direttore della Tgr e il conduttore di Report Esplode dopo le critiche sul trasferimento dei giornalisti e la libertà d’inchiesta.
Il 2025 si apre con un confronto acceso all’interno della Rai, precisamente tra Roberto Pacchetti, nuovo direttore della Tgr , e Sigfrido Ranucci, Volto Noto Di Report su Rai 3. Tutto nasce durante una manifestazione dei giornalisti della tv pubblica, che protestavano contro un accordo azienda-sindacati. Questo accordo prevede il trasferimento di molti giornalisti dalle trasmissioni nazionali alle redazioni locali.
Ranucci ha preso posizione netta contro questa decisione, sostenendo che così si rischia di “svuotare programmi storici del servizio pubblico” e “ridimensionare redazioni importanti”. Il conduttore ha sottolineato come questo vada contro il contratto di servizio che dovrebbe tutelare il giornalismo d’inchiesta.
Tensioni che emergono tra sedi nazionali e locali
Durante il suo intervento, Ranucci ha puntato il dito proprio sulle redazioni regionali della Tgr. Ha detto chiaramente che lì “non c’è spazio per fare inchieste” perché spesso i giornalisti subiscono pressioni da politici locali, imprenditori o addirittura criminali. E non è raro che queste figure si sovrappongano nello stesso territorio.
“Ricevo telefonate quotidiane da colleghi nelle sedi regionali che vorrebbero venire a Report proprio perché là non possono raccontare certe notizie,” ha spiegato Ranucci davanti ai colleghi.
Questa accusa mette in luce un problema serio: la difficoltà per i cronisti locali di lavorare senza interferenze esterne. Secondo lui, l’accordo aziendale rischia di peggiorare questa situazione già delicata.
Roberto Pacchetti non ha tardato a rispondere con fermezza alle parole del collega. In una nota ufficiale ha espresso “profonda amarezza e incredulità” per le accuse rivolte alla Tgr. Ha definito quelle dichiarazioni “gravissime” perché colpiscono una delle realtà più attive del servizio pubblico italiano.
Pacchetti ha sottolineato come tali affermazioni siano prive di riscontri concreti e generalizzate, danneggiando non solo la reputazione delle redazioni regionali ma l’intero giornalismo Rai.
“Le parole di Ranucci sono profondamente offensive per tutti noi che lavoriamo nella Tgr,” ha detto Pacchetti con Tono Deciso.
Ha inoltre rimproverato al conduttore di Report di alimentare sfiducia e confusione tra i colleghi, invece di cercare soluzioni condivise ai problemi interni.
Un conflitto che riflette tensioni più ampie nel mondo dell’informazione pubblica
Questo scontro mette in evidenza una questione più grande: come garantire autonomia e libertà d’inchiesta nelle diverse sedi giornalistiche della Rai? Da un lato c’è chi teme un indebolimento delle trasmissioni nazionali storiche; dall’altro chi difende l’importanza delle redazioni locali senza subire pressioni esterne.
Il dibattito è aperto anche sul futuro dell’organizzazione interna dell’azienda pubblica, chiamata a bilanciare esigenze economiche con la qualità dell’informazione offerta al pubblico.
Cosa succede ora? tra dialogo difficile e aspettative alte
Al momento non sono previsti incontri ufficiali tra le parti coinvolte per chiarire le divergenze emerse pubblicamente. Intanto però la protesta dei giornalisti continua a far sentire la sua voce dentro gli studi Rai e sui social network.
Molti operatori chiedono trasparenza sulle modalità dei trasferimenti previsti dall’accordo sindacale-azienda. Vogliono garanzie concrete sulla tutela del lavoro d’inchiesta anche nelle sedi periferiche.
La sfida resta quella di mantenere alta la qualità del servizio pubblico televisivo senza sacrificare nessuna parte della squadra giornalistica. E soprattutto senza perdere fiducia reciproca tra colleghi chiamati ogni giorno a raccontare storie vere agli italiani.