Il modo di girare scene intime nei film ha subito un cambiamento notevole soprattutto negli ultimi anni. La presenza del coordinatore dell’intimità sui set cinematografici e televisivi è diventata una prassi diffusa per tutelare gli attori, ridurre imbarazzi e chiarire i confini durante riprese di scene di sesso o contatto fisico. Questo ruolo è nato anche con lo scopo di rispondere alle esigenze emerse dopo il movimento #MeToo del 2017. Richard Gere, intervistato di recente, ha offerto una riflessione su come si svolgevano queste situazioni ai tempi dei suoi film famosi negli anni ’80 e su cosa pensa del coordinatore d’intimità oggi.
Il ruolo del coordinatore dell’intimità sul set: un confronto tra attori contemporanei
Negli ultimi anni, il coordinatore di intimità è diventato un punto fisso per molte produzioni. Michael Fassbender e Jodie Turner-Smith, suoi colleghi nella serie The Agency, hanno descritto questo ruolo paragonandolo a quello di un coach per le scene d’azione. Fassbender ha spiegato che il coordinatore aiuta a “coreografare i dettagli della scena”, definendo cosa si può toccare e come, per mantenere la sicurezza e velocizzare le riprese. Turner-Smith ha sottolineato che nessuno affronta gli stunt senza prove; secondo lei, per le scene intime dovrebbe valere la stessa regola. Queste parole fanno emergere come la regia delle scene intime sia diventata più rigorosa e attenta al benessere degli interpreti.
Un parere di richard gere sul cambiamento
Richard Gere ha ascoltato con attenzione queste affermazioni, riconoscendo la validità di questo approccio dal punto di vista delle nuove generazioni. Durante l’intervista con TheWrap, ha ammesso che oggi la presenza di una figura terza mediatore è utile per garantire comfort e chiarezza, anche se ha specificato di non aver mai vissuto esperienze in cui i registi non fornissero indicazioni più precise nei suoi film degli anni ’80. L’idea di “via, ragazzi” senza una preparazione dettagliata, secondo lui, non corrisponde al modo in cui lavorava allora.
Richard gere e la sua esperienza negli anni ’80: comunicazione diretta tra attori
Negli anni ’80, sui set come quelli di American gigolo o Ufficiale e gentiluomo, la pratica era diversa. Richard Gere ha raccontato che si parlava direttamente tra attori per definire ogni dettaglio di una scena di intimità. Questo dialogo diretto dava modo di gestire senza intermediari l’impostazione della scena. Secondo lui, in quel periodo non sarebbe stato possibile un ruolo come quello del coordinatore d’intimità. Sebbene molto diverso dalla realtà contemporanea, questo metodo rifletteva un clima in cui gli interpreti si sentivano abbastanza tranquilli nel confrontarsi sulla corporeità e sui limiti.
Un modello più spontaneo
Questa esperienza tende a riportare un modello più spontaneo e immediato che richiedeva una certa confidenza tra gli attori e con la regia. Anche se l’assenza di un mediatore poteva aumentare rischi o situazioni imbarazzanti, Gere assicura di non aver mai incontrato un regista che se ne fregasse completamente del benessere degli attori. Quel tempo aveva regole non scritte e una metodologia meno formalizzata, in cui la preparazione era affidata più al dialogo fra interpreti e guidata dalla sensibilità degli attori stessi.
Opinioni divergenti sulla necessità del coordinatore d’intimità nei set moderni
Il dibattito sull’utilità del coordinatore d’intimità non si è spento e continua a suscitare pareri contrastanti all’interno dell’industria. Alcuni attori, come Mikey Madison, preferiscono fare a meno di questa figura, perché si sentono a proprio agio a gestire le scene intime in autonomia senza la mediazione di terze persone. Questa scelta riflette fiducia nelle proprie capacità di comunicare limiti e confini con il cast e la regia.
Opinioni di michael douglas
Al contrario, figure come Michael Douglas pensano che questi professionisti rappresentino un vincolo in più, che limita la libertà creativa dei registi e può complicare i rapporti durante le riprese. Il confronto su questo tema evidenzia come non ci sia un consenso unico. Alcuni vedono il coordinatore come una forma di tutela necessaria in un mondo del cinema sempre più attento a evitare abusi o pressioni, altri temono che rischi di rendere più rigida e fredda la gestione delle scene intime.
La discussione tocca anche questioni di rispetto e sicurezza, temi che restano al centro dei cambiamenti che hanno riguardato diverse realtà produttive dal 2017 in poi.
Il cambiamento culturale nei set cinematografici tra anni ’80 e oggi
Le parole di Gere chiudono un ritratto chiaro del mutamento culturale avvenuto sui set cinematografici nel corso di quattro decenni. Quel che emerge è che le modalità per affrontare momenti delicati come le scene di intimità sono evolute, si sono adattate a condizioni diverse e nuove sensibilità.
All’epoca di American gigolo, nonostante il confronto diretto, il lavoro poteva nascere da una fiducia implicita e da un codice non scritto che oggi è quasi impossibile da immaginare. Oggi, la presenza del coordinatore d’intimità permette di formalizzare questi passaggi, garantendo protezione e comunicazione chiara tra attori e regia. Nessuno però sottovaluta la necessità di equilibrare tutela e libertà creativa.
Le esperienze raccontate da Gere e i suoi colleghi mettono in luce una transizione che riflette cambiamenti sociali più ampi, affermando che la priorità rimane che tutti i coinvolti si sentano rispettati e al sicuro nel proprio lavoro, con strumenti che variano a seconda dell’epoca e del contesto produttivo.