La nuova miniserie Reservatet – La riserva, disponibile su Netflix dal 2025, si inserisce nel filone dei thriller nordici ma fatica a distinguersi per originalità narrativa. La storia punta a esplorare il mondo di una famiglia benestante fuori Copenaghen e le tensioni che emergono quando una ragazza alla pari scompare misteriosamente. Sullo sfondo, temi come la violenza ereditata e i contrasti sociali si intrecciano, anche se senza un’efficacia piena.
Il contesto nordico e la scelta del thriller su netflix
Negli ultimi anni Netflix ha puntato molto sulle produzioni nordiche per il genere thriller. Le ambientazioni fredde, isolate e realistiche di paesi come Danimarca, Svezia e Norvegia sembrano adattarsi bene a storie cupe e intense. Questi scenari diventano quasi un personaggio a sé, con quel senso di distacco e silenzio che amplifica l’atmosfera di inquietudine tipica del genere.
Reservatet – La riserva segue questa tendenza ma con esiti contrastanti. La miniserie è stata ideata da Anna Ingeborg Topsøe e tenta di usare il contesto nordico per scandagliare non tanto un caso poliziesco intricatto, ma le dinamiche interne a un nucleo familiare ricco e apparentemente perfetto. Il freddo delle campagne danesi diventa lo sfondo di tensioni nascoste e conflitti sotterranei.
La scelta di Netflix sembra dunque ricalcare la formula ormai consolidata del “thriller scandinavo”, ma senza aggiungere un elemento di novità capace di sorprendere o scuotere lo spettatore. In questo senso, la serie risulta più una variazione su un genere noto che un progetto in grado di creare un racconto davvero memorabile.
Una famiglia agiata e due donne alla pari: ambientazione e intrecci iniziali
La storia ruota intorno a Cecilie, donna che vive con la sua famiglia in una villa fuori Copenaghen. La sua quotidianità lussuosa viene accompagnata dalla presenza della ragazza alla pari Angel, giovane e inserita serenamente nella famiglia.
Accanto a loro c’è un’altra famiglia, vicina di casa e legata a Cecilie da rapporti sociali e d’amicizia. La coppia e i loro figli condividono un simile livello di benessere economico, ma c’è un’importante differenza rispetto al rapporto con le ragazze alla pari. Se Angel si trova bene con la famiglia di Cecilie, Ruby, la ragazza alla pari della famiglia vicina, soffre invece di un disagio evidente.
La scomparsa improvvisa di Ruby scuote profondamente entrambe le famiglie. Cecilie riceve una richiesta d’aiuto da Ruby, ma quel momento di rifiuto apparente la mette di fronte a un senso di colpa difficile da gestire. L’episodio scuote il microcosmo quotidiano e fa emergere una realtà più oscura sotto la superficie di lusso e apparente tranquillità.
Disparità sociali nelle famiglie benestanti
Attraverso questa scomparsa, Reservatet – La riserva prova a raccontare le differenze di classe sociale anche quando queste si manifestano in modo sottile, come nel rapporto con le giovani donne straniere inserite nelle famiglie. Questo dettaglio mette in luce le disparità di esperienze all’interno dello stesso contesto geografico e sociale.
Violenza ereditata: il tema centrale e come viene affrontato nella serie
La miniserie rivolge una particolare attenzione al tema della violenza come lascito generazionale, un’eredità che rimane latente e si rinnova nelle varie generazioni di famiglie agiate. Il concetto si sviluppa seguendo la percezione femminile, con uno sguardo che tenta di mettere a fuoco una violenza meno esplicita e più interiorizzata nei rapporti familiari.
Nonostante questa idea possa apparire interessante, la realizzazione resta poco incisiva. Reservatet – La riserva non riesce a creare momenti di vera intensità o spiazzanti colpi di scena. La narrazione procede su binari prevedibili, con personaggi poco sfaccettati e dialoghi che spesso sembrano piatti.
Di fatto, il racconto della violenza e delle sue radici genetiche non viene sviluppato con sufficiente profondità. Le questioni sociali e culturali che emergono, come differenze etniche e religiose, restano solo accennate. I personaggi faticheranno a uscire dalla loro dimensione stereotipata, un limite evidente in una trama che dovrebbe proprio lavorare su disagi interiori e conflitti umani.
“La violenza appare più come uno sfondo tematico che il motore della vicenda stessa.” Solo a tratti si intravede uno sforzo di riflessione più serio; un aspetto però che non basta a far emergere Reservatet – La riserva dal gruppo delle tante produzioni simili, prive di un guizzo narrativo capace di dare spessore.
Tensioni sociali e disparità: una sceneggiatura poco incisiva
Il contrasto fra le classi sociali e il peso delle differenze culturali sono gli altri temi importanti che la serie decide di affrontare. Nel mondo raccontato, la ricchezza sembra non bastare a garantire serenità o moralità impeccabile.
Le famiglie protagoniste, pur nelle loro comodità, appaiono attraversate da conflitti sottili, soprattutto legati al rapporto con le giovani donne straniere presenti come au pair. Da queste tensioni emergono inquietudini e sospetti che guidano la trama verso il giallo della scomparsa.
Eppure, la sceneggiatura non va mai oltre una superficie prevedibile. I personaggi brillano per la loro piattezza e mostrano poca complessità emotiva o psicologica. Non a caso, anche le interpretazioni degli attori risultano limitate da ruoli poco sviluppati.
Monotonia e mancanza di colpi di scena
Il muro di freddezza tipico del thriller nordico, in questo caso, non si traduce in profondità ma in una monotonia di eventi senza sorprese né tensioni genuine. La narrazione procede senza deviazioni, senza momenti di svolta capaci di coinvolgere maggiormente il pubblico, riducendo di fatto l’efficacia di una storia che poteva puntare su temi attuali e delicati.
La mancanza di colpi di scena e una scrittura piatta spengono lentamente ogni possibile empatia o curiosità che uno spettatore esigente cerca in un prodotto di questo tipo.
Un ritratto della violenza nella società agiata attraverso lo sguardo femminile
Il vero tentativo riuscito di Reservatet – La riserva è forse proprio la scelta di focalizzarsi su una prospettiva femminile per raccontare la violenza come elemento che si insinua nei legami familiari e sociali. Attraverso il personaggio di Cecilie, la serie vuole mostrare come questa eredità oscura possa mettere in crisi anche le famiglie più privilegiate.
Lo sguardo femminile aiuta a definire la tensione emotiva e a suggerire come la violenza possa essere silenziosa, nascosta dietro a gesti quotidiani o omissioni. La miniserie investe su questo per cercare un significato più profondo, anche se in modo non sempre riuscito.
Non si tratta di violenza fisica esplicita, ma di una condizione atmosferica che avvolge rapporti umani fragili e divisi. Questi elementi danno al racconto un unico punto di forza, una linea narrativa che mette in luce l’irrequietezza e l’insicurezza di chi vive in un mondo dorato ma fragile.
“Sotto il lusso, spazio e sicurezza apparenti, si nascondano questioni irrisolte e tensioni mai sopite.” Un messaggio che resta il cuore pulsante di una serie che punta ad approfondire il male nel tessuto famigliare e sociale, dal nord Europa a realtà simili altrove.