Giorgio Faletti, artista poliedrico capace di lasciare un segno nel mondo della comicità, della musica e della letteratura, viene celebrato da Rai 3 con il documentario “Signor Faletti”. Il film ripercorre la vita dell’artista attraverso testimonianze esclusive e materiali inediti. L’omaggio arriva a undici anni dalla sua morte, offrendo uno sguardo approfondito sulle molteplici sfaccettature del suo talento.
la carriera multiforme di giorgio faletti tra comicità musica e scrittura
Giorgio Faletti ha attraversato diversi ambiti artistici senza mai fermarsi. Nato ad Asti, si è fatto conoscere inizialmente come comico nei cabaret milanesi e poi in programmi televisivi come Drive In. Il personaggio di Vito Catozzo rimane uno dei più noti nella sua carriera comica. Ma la sua versatilità lo portò anche alla musica: nel 1994 partecipò al Festival di Sanremo con “Signor tenente”, una canzone che sorprese pubblico e critica per il suo tono serio e impegnato.
La svolta nella narrativa
La svolta arrivò però con la scrittura: dopo aver sofferto per ansia da prestazione e critiche dure nel mondo dello spettacolo, Faletti trovò nella narrativa un nuovo modo per esprimersi. Il romanzo “Io uccido” divenne un best seller tradotto in oltre trenta lingue. Questo successo gli aprì le porte del giallo italiano contemporaneo facendolo diventare un punto di riferimento nel genere.
signor faletti: testimonianze ed emozioni dal documentario rai 3
Il documentario trasmesso su Rai 3 alle 21:20 raccoglie interviste a persone che hanno conosciuto Giorgio da vicino. Tra i protagonisti ci sono la moglie Roberta Bellesini, amici storici come Nino Frassica ed Enzo Iacchetti, colleghi musicali quali Gigliola Cinquetti e Angelo Branduardi oltre al regista Fausto Brizzi che lo volle in “Notte prima degli esami”.
Le immagini d’archivio mostrano momenti privati dell’infanzia nelle campagne astigiane fino alla vita sull’isola d’Elba dove trascorse gli ultimi anni accanto alla moglie. I racconti mettono in luce l’ironia sottile ma anche le difficoltà interiori vissute dall’artista soprattutto dopo l’exploit musicale non sempre accolto positivamente dagli addetti ai lavori.
Dai primi passi ad asti all’ascesa milanese nei cabaret storici
Dopo aver conseguito una laurea in giurisprudenza a Torino, Faletti scelse Milano per inseguire il sogno artistico contro il parere dei genitori. Nel capoluogo lombardo entrò subito nel giro del Derby Club insieme a figure poi celebri come Diego Abatantuono o Teo Teocoli.
Qui costruì vari personaggi comici dando prova di una capacità creativa fuori dal comune ma allo stesso tempo soffriva molto delle critiche ricevute soprattutto quando riguardavano aspetti personali o professionali poco condivisi dal pubblico o dai colleghi cantautori dopo Sanremo.
Questa fragilità lo spinse verso nuove strade artistiche fino alla scoperta della narrativa thriller dove riuscì finalmente ad affermarsi senza compromessi creando uno stile riconoscibile che influenzò molti autori successivi.
Io uccido tra successo letterario ictus ed evoluzione artistica
Il debutto letterario avvenne proprio mentre affrontava problemi seri di salute; infatti proprio durante l’uscita del libro subì un ictus che lo costrinse due mesi all’ospedale impedendogli inizialmente godersi i risultati ottenuti sul piano editoriale.
“Io uccido” segnò una nuova fase nella vita professionale di Faletti tanto da farlo diventare punto di riferimento nazionale nell’ambito giallo-poliziesco italiano grazie anche al sostegno critico ricevuto da firme autorevoli come Antonio D’Orrico sul Corriere della Sera.
Parallelamente continuava comunque a coltivare altre passioni artistiche collaborando con musicisti importanti oppure recitando ruoli cinematografici memorabili come quello interpretato ne “Notte prima degli esami” diretto da Fausto Brizzi dove vestiva i panni severissimi del professor Martinelli.
Ricordi personali dei colleghi fra arte curiosità carattere complesso
Le testimonianze raccolte evidenziano quanto fosse curioso verso ogni forma d’arte pur mantenendo sempre quel carattere quasi adolescenziale descritto dalla moglie Roberta Bellesini. Aveva bisogno continuo di mettersi alla prova esplorando nuovi territori creativi appena sentiva svanire interesse o energia su quelli già percorsi.
Amici illustri ricordano quegli occhi azzurri pieni d’intensità, capacità vocali notevoli, ballo, recitazione drammatica: caratteristiche tutte riunite nello stesso uomo capace davvero – secondo chi lo ha conosciuto – di raggiungere fama internazionale se solo fosse nato altrove.
Faletti morì il 4 luglio 2014 all’età di sessantatré anni dopo aver combattuto contro un tumore ai polmoni lasciando dietro sé opere diverse ma tutte legate dal filo conduttore dell’impegno personale intenso.