Quando piove a los angeles: thriller con venature horror tra pioggia e misteri messicani

La pioggia rara di Los Angeles diventa protagonista nel thriller horror “When it Rains in LA”, diretto da David M. Parks, esplorando tensioni personali e misteri legati a una maschera messicana.
"When it Rains in LA" è un thriller horror indipendente ambientato in una piovosa Los Angeles, dove una maschera rituale messicana e tensioni personali intrecciano mistero e suspense, ma con uno sviluppo narrativo limitato. - Unita.tv

La pioggia nella California del Sud, tanto rara quanto simbolica, si trasforma in un elemento centrale nel film When it Rains in LA, diretto da david m. parks. Questo soft thriller dall’anima horror racconta una notte carica di tensione e mistero, incorniciata da una pioggia insolita e dall’arrivo di una maschera rituale messicana. Ambientato tra gli scenari di Los Angeles, il film si muove in un clima di suspense e drammi personali, con un cast che vede tra gli interpreti eric roberts e monroe cline.

La trama: una notte di pioggia e inquietudine su los angeles

Il punto di partenza di When it Rains in LA è segnato dalla morte di nate, un uomo anziano stramazzato a terra subito dopo aver ricevuto una maschera messicana che raffigura tlaloc, il dio della pioggia. La moglie, sasha, lascia così la loro villa sulla costiera amalfitana per rifugiarsi a los angeles, cercando conforto tra vecchi amici. La sua serata, che inizia con un incontro in un locale notturno, scivola presto nel caos quando la pioggia, un fenomeno raro nella zona, inizia a scendere abbondantemente. Sasha viene corteggiata da henry, il pilota dell’aereo con cui è arrivata, ma quella che doveva essere una serata di relax si trasforma in un susseguirsi di eventi inquietanti.

Il contrasto tra la luminosità della città e la pioggia battente crea un’atmosfera carica di tensione. La presenza della maschera e il dolore recente di sasha sono fili narrativi che si intrecciano alla perfezione, dando vita a un racconto che sfiora il thriller psicologico e inserisce elementi soprannaturali, pur senza svilupparsi totalmente in quel senso. La pioggia diventa un simbolo ambiguo, tanto portatrice di vita quanto presagio di sventura.

I personaggi e i loro legami nella notte più lunga

Sasha è al centro di questo intreccio, ma non è sola. Il suo gruppo di amici a los angeles è composto da figure diverse che riflettono fragilità e drammi personali. Mark, per esempio, è segnato dalla recente perdita della fidanzata in un incidente stradale e manifesta un comportamento inquietante, oltre a una tensione che accentua il disagio tra il gruppo. Le sue reazioni esagerate e a tratti sgradevoli creano un’atmosfera dolorosamente tesa e poco armoniosa.

Le altre figure femminili nel gruppo, taia, leese e alice, sono disegnate in modo più stereotipato. Taia e Leese formano una coppia omosessuale, mentre Alice assume il ruolo di badante e interesse sentimentale di Mark. Questi personaggi incarnano archetipi riconoscibili degli horror più classici, ma senza una complessità che li renda davvero profondi. Sasha, nuova arrivata, sembra però trovarsi in un ambiente poco adatto per elaborare il proprio lutto, intrappolata in un gruppo che amplifica il disagio anziché alleggerirlo.

La maschera di tlaloc e la dimensione soprannaturale mancata

La presenza dell’antica maschera messicana dedicata a tlaloc dovrebbe condurre la trama verso un mistero più spaventoso o un elemento soprannaturale vero e proprio. Nei primi momenti, l’oggetto appare come un presagio d’inevitabile male, legato alla morte di nate. Il regista david m. parks sfrutta questa simbologia per creare aspettative su presenze oscure e poteri nascosti. Tuttavia, col progredire della storia, questo elemento rimane senza vero sviluppo, probabilmente per limiti di budget.

La pioggia artificiale è uno degli effetti più evidenti del film; occupa un ruolo chiave, ma non riesce a compensare la mancanza di un’ambientazione più varia o di un’espansione del lato soprannaturale. L’attenzione si sposta così sul lato thriller, con poche scene di tensione elevata e una violenza contenuta, caratteristica che Spegne in parte le aspettative di chi cerca un horror più tradizionale o sanguinolento. Alcuni momenti disturbanti emergono, ma sono sporadici e non sempre ben integrati al resto.

Un antagonista oscuro e un ritmo narrativo faticoso

Il film presenta un villain, interpretato da mike ferguson, che incarna una figura oscura e inquietante, una sorta di stregone che segue sasha sin dall’arrivo a los angeles. Questo personaggio dovrebbe tenere alta l’attenzione dello spettatore grazie a un’aura minacciosa che ricorda certe icone del thriller e dell’horror classico. Tuttavia, il suo ruolo è limitato e risolto con troppa rapidità nel finale, riducendo l’impatto che avrebbe potuto avere sul racconto complessivo.

Il ritmo di When it Rains in LA soffre di una narrazione poco fluida. La parte ambientata in italia con eric roberts sembra quasi scollegata dal resto della storia ambientata a los angeles. Diverse battute poco riuscite, scene poco centrati e buchi di trama riempiono la pellicola, costringendo il regista a ripiegare su piani d’ambiente e inquadrature drone per mantenere l’attenzione. Nonostante questo, la pellicola riesce a mantenere un certo grado di curiosità, spingendo lo spettatore a seguire la storia fino al finale, anche se molte idee restano irrisolte.

When it Rains in LA si conferma così un film con premesse interessanti ma realizzato con limiti visibili. La pioggia e la maschera rimangono simboli ambigui, mentre la tensione e il sovrannaturale faticano a decollare. Nel panorama dei thriller horror indipendenti, rimanda l’idea di un progetto coraggioso ma costretto da risorse contenute.