Home Pupi avati torna a criticare il ministero della cultura e propone un’agenzia autonoma per il cinema italiano

Pupi avati torna a criticare il ministero della cultura e propone un’agenzia autonoma per il cinema italiano

Pupi Avati critica Alessandro Giuli, sottosegretario al cinema, proponendo un’agenzia autonoma per il settore e sottolineando la necessità di competenze specifiche nella gestione del cinema italiano.

Pupi_avati_torna_a_criticare_i

Pupi Avati critica la gestione attuale del cinema italiano e propone la creazione di un’agenzia autonoma sotto il ministero della cultura, evidenziando la mancanza di competenze specifiche del sottosegretario Alessandro Giuli nel settore. - Unita.tv

Nel clima acceso che accompagna la gestione del ministero della cultura, il regista Pupi Avati ha ripreso la sua critica verso l’attuale direzione, manifestandola soprattutto nei confronti di Alessandro Giuli, sottosegretario al cinema. Questa polemica si inserisce in un dibattito più ampio sulla gestione del cinema italiano e sulle tensioni tra artisti e istituzioni. Nel 2025, il confronto resta acceso e segnato da posizioni contrapposte, con Avati che propone soluzioni radicali per rilanciare il settore.

La proposta di un’agenzia autonoma per il cinema

Di fronte alle difficoltà attuali del cinema italiano, Pupi Avati ha avanzato una proposta chiara e decisa: la creazione di un’agenzia autonoma dedicata esclusivamente al cinema, ma sempre sotto l’egida formale del ministero della cultura. Questa agenzia avrebbe la responsabilità di gestire direttamente il comparto cinematografico, operare con autonomia e dotarsi di strumenti più adatti a sostenere produzioni, giovani talenti e progetti di qualità con budget contenuti.

L’idea di ripartire da zero riflette una volontà di ricostruire un sistema che abbia fondamenta solide e che possa guardare in modo realista ai costi e agli investimenti necessari. Avati punta a un modello che sostenga il cinema con pragmatismo, evitando sprechi e privilegiando scelte che favoriscano davvero le produzioni indipendenti e a basso costo. Questa visione nasce anche da una critica alle logiche attuali, che spesso sembrano lontane dal mondo reale dei set e dei produttori.

La critica di pupi avati al sottosegretario al cinema

Pupi Avati, noto regista bolognese con una carriera lunga oltre sessant’anni, ha espresso chiaramente in un’intervista al Corriere della sera la sua opinione sul ruolo di Alessandro Giuli. Pur scusandosi per non voler attaccare direttamente il ministro della cultura, Avati ha dichiarato che Giuli, pur persona stimabile, non possiede le competenze necessarie per gestire il cinema italiano. Queste parole si basano sulla lunga esperienza di Avati nel settore, che gli conferisce un punto di vista autorevole.

Secondo il regista, la gestione attuale manca di una visione specifica rivolta al cinema, settore che oggi, evidentemente, richiede un approccio diverso, più attento ai reali bisogni di produzioni, autori e tecnici. Avati ha sottolineato che continuare con figure senza il giusto background rischia di allontanare chi lavora da anni in questo campo. La critica non è rivolta alla persona, ma all’incarico affidato a una figura che, secondo lui, è più adatta a ruoli diversi, come la tutela generale dei beni culturali piuttosto che la direzione specifica del cinema.

La reazione agli attacchi di elio germano e geppi cucciari

Negli ultimi giorni alcune critiche verso il sottosegretario Giuli sono arrivate anche da figure come Elio Germano e Geppi Cucciari. Pupi Avati ha commentato queste tensioni, spiegando che la mancanza di una preparazione specifica di Giuli ha reso inevitabili le critiche e anche lo scherzo nei suoi confronti da parte di alcuni artisti. Il regista, forte della sua anzianità artistica – ha specificato di vantare anche più esperienza di Marco Bellocchio – ritiene di parlare con cognizione di causa.

Avati si dice certo che Giuli sia adatto a occuparsi dei beni culturali in senso ampio, ma ribadisce che per il cinema servono competenze precise e profonde. L’intento non è screditare una persona, ma mettere in evidenza una carenza che pesa sulle sorti del settore. Questa posizione conferma quanto il dibattito sul futuro della cultura e del cinema rimanga aperto, con proposte e critiche che puntano a smuovere le cose.

Il dialogo con giorgia meloni e la posizione nel dibattito politico-culturale

Durante l’intervista, Avati ha rivelato di aver ricevuto un messaggio di Giorgia Meloni, presidente del consiglio, che si è detta dispiaciuta per le critiche ricevute dal governo, ma ha sottolineato comunque il rispetto reciproco tra lei e il regista. Avati ha chiarito che la sua critica non è mai stata aggressiva e si basa su un giudizio tecnico e professionale.

Nell’analisi più ampia, Avati ha espresso un punto di vista sui contrasti nel mondo politico-culturale, definendo una narrazione ormai superata quella che vede il cinema come appannaggio esclusivo della sinistra. La sua esperienza gli ha insegnato che queste divisioni ideologiche spesso non corrispondono alla realtà del lavoro quotidiano e possono ostacolare il confronto. Avati ha anche ricordato di aver pagato personalmente la propria non appartenenza politica, segnalando quanto questo tema sia ancora presente nel settore.