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Perché l’astensione nei referendum colpisce la democrazia più che quella alle politiche, spiega moreno pisto

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La partecipazione al voto rappresenta un cardine nella vita democratica di ogni paese. Il dibattito sull’importanza di recarsi alle urne coinvolge soprattutto le votazioni referendarie, spesso vissute in modo diverso rispetto alle elezioni politiche. Moreno Pisto mette in luce un punto cruciale: mentre il non voto nelle elezioni può rappresentare una forma di protesta o un segnale, evitare il voto al referendum assume un valore diverso e pesante. Scopriremo perché, concentrandoci sulle implicazioni della scelta di astenersi nei due diversi momenti elettorali.

La differenza tra votare alle elezioni politiche e al referendum

Durante le elezioni politiche, il cittadino sceglie i propri rappresentanti, ma anche chi decide di non esprimere la preferenza esercita un’azione politica significativa. L’astensione può segnalare sfiducia nei confronti dei partiti o delle istituzioni, diventando un voto di dissenso. È un fenomeno registrato da anni nelle democrazie, e spesso chiama a una riflessione più ampia sul rapporto tra cittadini e classe politica.

Al contrario, il referendum presenta una situazione diversa. Qui non si tratta di scegliere personalmente un candidato o un partito, ma di esprimersi direttamente su una questione specifica. Rinunciare a votare a un referendum, secondo Pisto, non lascia spazio a una lettura di protesta. È una rinuncia di fatto alla partecipazione diretta riguardo un tema che spesso riguarda diritti o principi fondamentali. E qui risiede la differenza sostanziale: l’astensione non può essere interpretata allo stesso modo, perché si perde la possibilità di influire su decisioni immediate e concrete.

I referendum come la forma più diretta della democrazia

Moreno Pisto definisce il referendum la forma “più alta e nobile” della democrazia. Questo perché permette ai cittadini di esprimere una volontà senza intermediari, intervenendo in modo diretto sulle leggi oppure su temi di grande rilevanza pubblica. Si realizza così un rapporto più stretto e trasparente tra popolo e norme, con un ritorno alla sovranità popolare nella sua accezione più pura.

La forza di questo strumento sta proprio nel suo carattere diretto e senza filtri. Partecipare alla consultazione referendaria significa prendersi la responsabilità di decidere, evitando che la politica delegata interpreti in modo diverso i desideri dei cittadini. Rinunciare a questa occasione equivale a lasciare spazio all’incertezza e spesso a conservare lo status quo, senza possibilità di cambiamento.

Il messaggio sbagliato dietro l’astensione ai referendum

Chiamare a non votare o a partecipare senza esprimere una preferenza, fenomeno che da tempo si osserva in alcune campagne referendarie, assume un valore negativo secondo l’opinione di Pisto. Non votare o non ritirare la scheda non è semplicemente un gesto di indifferenza, ma un vero e proprio atto che può essere percepito come una mancanza di rispetto verso il meccanismo democratico stesso.

Questa posizione ha trovato eco in recenti polemiche politiche, prese di posizione pubbliche dove autorevoli figure hanno criticato inviti all’astensione durante referendum importanti. L’appello è rivolto a tutti i cittadini: informarsi sui quesiti, capire le ricadute concrete delle scelte e poi recarsi alle urne. Anche il semplice voto di opposizione serve a far sentire la voce del popolo, mentre la rinuncia lascia un vuoto che può indebolire la democraticità e l’efficacia dello strumento.

L’incoraggiamento a informarsi prima di votare

Moreno Pisto sottolinea infine un aspetto che spesso rischia di essere trascurato: la necessità di un’informazione adeguata e corretta. Votare senza conoscere i quesiti o le conseguenze del proprio sì o no rischia di compromettere il valore del referendum. Per questo la raccomandazione è sempre quella di approfondire prima di prendere una decisione.

In un’epoca in cui la disinformazione può correre veloce, ogni elettore ha il dovere di raccogliere dati, leggere fonti affidabili, consultare esperti o associazioni impegnate. Solo con consapevolezza si può dare un contributo reale e significativo alle scelte collettive. La democrazia diretta, insomma, non è uno strumento da usare in modo superficiale ma da rispettare come momento di responsabilità diffusa.

Written by
Rosanna Ricci

Rosanna Ricci racconta il presente come se stesse scrivendo una pagina di diario collettivo. La sua voce è intima, ma mai distante: attraversa con delicatezza temi complessi come cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute, cercando sempre il lato umano delle notizie. Ogni suo post è uno sguardo personale sul mondo, tra empatia e consapevolezza.

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