Home Pedro sánchez chiede di escludere Israele dall’eurovision cmparando il caso con l’esclusione della Russia

Pedro sánchez chiede di escludere Israele dall’eurovision cmparando il caso con l’esclusione della Russia

Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez chiede l’esclusione di Israele dall’Eurovision, sollevando interrogativi sulla coerenza delle esclusioni e sul sistema di televoto, mentre RTVE esprime preoccupazioni su possibili manipolazioni.

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L’Eurovision Song Contest è al centro di controversie politiche, con il premier spagnolo Pedro Sánchez che chiede l’esclusione di Israele per coerenza con precedenti esclusioni, mentre RTVE solleva dubbi sul sistema di voto. L’organizzazione difende la trasparenza, ma le tensioni internazionali e critiche continuano. - Unita.tv

L’Eurovision Song Contest è tornato al centro di polemiche politiche. Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha espresso l’idea che Israele non debba partecipare alla manifestazione, richiamando l’attenzione su una presunta incoerenza nella gestione delle esclusioni. Nel frattempo, RTVE, la radiotelevisione pubblica spagnola, ha messo in dubbio il sistema di votazione, alimentando un dibattito su come conflitti internazionali possano influire su eventi culturali. L’organizzazione dell’Eurovision ha risposto integrando le sue garanzie di trasparenza, mentre le critiche dalla comunità internazionale continuano a farsi sentire.

La posizione di pedro sánchez sull’esclusione di israele dall’eurovision

Pedro Sánchez ha riacceso la discussione politica intorno all’Eurovision dichiarando che Israele non dovrebbe prendere parte al concorso. Il giorno 15 febbraio 2025, in un’intervista a Madrid, il primo ministro ha affrontato il tema ricordando le decisioni prese nel 2022 contro la Russia, esclusa dall’evento per l’invasione dell’Ucraina. Sánchez ha sottolineato che di fronte a un conflitto attuale, quello a Gaza, non si può mantenere un atteggiamento differente nei confronti di Israele. “Quando la Russia è stata espulsa dagli eventi internazionali per la sua azione militare, non vedo perché Israele debba restare dentro”, ha dichiarato.

Appello alla coerenza e all’equità

La critica si fonda quindi su un appello alla coerenza e all’equità nella cultura europea. Sánchez ha evidenziato come l’Eurovision, pur essendo un evento artistico, rappresenti una piattaforma che riflette valori politici e morali. Secondo lui, ammettere Israele in presenza di un conflitto ancora in corso significherebbe ignorare le sofferenze conseguenti e accettare una linea di condotta ipocrita. Si tratta di una posizione netta, che pretende di uniformare le risposte internazionali all’interno di un quadro preciso di rispetto per i diritti umani.

I dubbi di rtve sul sistema di televoto e le accuse di manipolazione

La questione non si limita soltanto a una richiesta di esclusione. La radiotelevisione pubblica spagnola RTVE ha espresso forti riserve sul funzionamento del sistema di televoto utilizzato all’Eurovision. Gli interrogativi sono nati dopo che per due anni consecutivi Israele ha ricevuto i voti massimi dal pubblico spagnolo. Per RTVE questo risultato sembra sospetto e potrebbe risentire di campagne organizzate per influenzare il giudizio degli spettatori.

Richiesta di verifica alla UER

RTVE ha chiesto all’Unione Europea di Radiodiffusione un confronto sulla validità dello strumento di voto, mettendo in luce come scenari di conflitto possano alterare la natura pacifica e culturale della manifestazione. Questa contestazione si lega anche a una denuncia che Pedro Sánchez ha fatto nei confronti di Israele e di ambienti di estrema destra. Secondo il primo ministro spagnolo, tali forze avrebbero fatto leva sui social media per aumentare i consensi verso la cantante israeliana, intervenendo in modo artificiale nella gara.

Le accuse contro Israele riguardano dunque un uso strumentale della piattaforma Eurovision per fini politici e propagandistici. RTVE teme che questa dinamica comprometta la serenità del concorso e invita a riflettere sulla necessità di controlli più stringenti per evitare condizionamenti esterni al merito artistico.

Il fronte delle difese da parte dell’eurovision e le proteste internazionali

Di fronte agli attacchi, l’organizzazione dell’Eurovision ha difeso la correttezza e l’efficacia del sistema di voto. Martin Green, direttore del festival, ha definito il televoto “il più avanzato al mondo”, ricordando che ogni voto è sottoposto a verifiche rigorose per escludere manipolazioni. La UER ha tenuto a precisare che la gara resta un evento indipendente dalle questioni politiche, in cui il pubblico esprime una valutazione libera e spontanea delle performance.

Lettera aperta degli ex partecipanti

Nonostante la risposta ufficiale, il dibattito non si è spento. Più di settanta ex partecipanti a Eurovision hanno scritto una lettera aperta per chiedere alla UER di escludere la tv israeliana Kan dall’organizzazione. Nel testo, denunciano presunti doppi standard nella gestione del conflitto a Gaza e criticano la mancanza di una posizione chiara e uniforme da parte dell’ente di radiodiffusione.

Il documento invita a riflettere su come l’Eurovision possa diventare un luogo di confronto non solo artistico, ma anche politico, soprattutto quando si tratta di conflitti che coinvolgono diretto o indiretto qualche paese partecipante. Queste tensioni rimangono un nodo irrisolto nella strada dell’integrazione culturale europea. La dissonanza tra i valori condivisi e le realtà politiche non smette di turbare la manifestazione, che ogni anno raccoglie milioni di spettatori in tutto il continente.