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nuovi elementi nell’indagine sull’omicidio di chiara poggi: la svolta sull’impronta 33 a garlasco

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Nuovi dettagli emergono nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi: una consulenza evidenzia la possibile presenza di sangue su un’impronta palmare finora trascurata, che potrebbe riaprire le indagini e coinvolgere nuovi sospetti. - Unita.tv
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L’omicidio di chiara poggi rimane uno dei casi di cronaca più discussi degli ultimi decenni in Italia. Ora, a diciotto anni di distanza dal delitto avvenuto nella villetta di via pascoli a garlasco, emergono nuovi dettagli che potrebbero cambiare la direzione delle indagini. La difesa di alberto stasi, condannato a 16 anni in via definitiva per l’omicidio, ha presentato una consulenza che richiama l’attenzione su una traccia palmare finora trascurata: la cosiddetta “impronta 33”. Se confermata, questa novità potrebbe riaprire scenari e interpretazioni inquietanti riguardanti la scena del crimine.

La consulenza che riporta in primo piano l’impronta 33

Nel 2007, durante l’ispezione della villetta di garlasco, la polizia scientifica repertò un’impronta palmare sulla scala interna della casa. Questa traccia, denominata “impronta 33”, non aveva finora avuto particolare rilievo nelle valutazioni ufficiali. Oggi, i consulenti di parte nominati da stasiugo ricci, pasquale linarello e oscar ghizzoni — sostengono che questa traccia potrebbe contenere residui biologici importanti, nello specifico sangue. Gli esperti suggeriscono che l’impronta appartenga ad andrea sempio, un altro soggetto indagato nel caso.

La presenza di sangue nella traccia palmare, se accertata, implicherebbe che sempio si trovasse sulla scena del crimine mentre o subito dopo l’aggressione alla vittima. Questo elemento potrebbe alterare in modo significativo la dinamica degli eventi e le responsabilità individuate fino ad ora. La prestazione di questa nuova perizia è stata accompagnata dalla richiesta di riaprire o approfondire quel segmento dell’indagine, basandosi sulle tecnologie scientifiche attuali, più avanzate rispetto a quelle usate quindici anni fa.

Il focus sulla “impronta 33” e la possibilità di una nuova analisi potrebbero quindi spostare l’attenzione investigativa verso la presenza di altri soggetti che hanno lasciato tracce durante la notte del 13 agosto 2007.

La reazione della ninidrina: un indizio sulla presenza di sangue

L’elemento tecnico attorno al quale ruota tutta la nuova consulenza è l’analisi con la ninidrina, un reagente chimico usato per rilevare impronte latenti sulle superfici. La ninidrina reagisce con gli aminoacidi, lasciando una colorazione violacea o rossastra a seconda della composizione biologica. Nel caso dell’impronta 33, la colorazione ottenuta dalle vecchie fotografie del reperto è apparsa particolarmente intensa rispetto ad altre impronte.

Secondo i periti, questo comportamento chimico indica la possibile presenza di sangue o di frammenti biologici collegati al sangue nella traccia palmare. Un’ipotesi innovativa perché, in passato, le indagini avevano escluso la presenza di fluidi biologici in quell’area. Se si confermasse questo dato, si potrebbe anche cercare di stabilire, con le tecniche attuali di datazione biologica, quando quella traccia è stata lasciata.

Il grande interrogativo rimane se l’impronta appartenga realmente ad andrea sempio. Nel caso sia così, l’esame riqualificherebbe quella traccia da elemento di scarsa rilevanza a prova potenzialmente decisiva. La possibilità di datazione porrebbe un nuovo enigma, essendo difficile precisare la contemporaneità esatta delle impronte raccolte dal team investigativo.

Le tracce sulla scala di via pascoli e la ricostruzione delle presenze

La scala interna della villetta, che porta alla cantina, è il luogo chiave dove venne ritrovato il corpo di chiara poggi. Sul muro laterale di questa struttura sono state trovate numerose impronte, mappate da un’ulteriore indagine compiuta nel 2020 dai carabinieri del nucleo investigativo di milano. In totale ne sono state contate 24, di cui sei sono state attribuite con certezza a delle persone.

Tra queste impronte riconosciute spiccano quella del palmo di andrea sempio, quella del pollice destro di marco poggi — fratello della vittima — e quattro mani che appartengono al capitano gennaro cassese, un ufficiale intervenuto sulle indagini.

L’ipotesi della procura si basa sulla coincidenza della presenza di questi soggetti sul posto durante le fasi cruciali dell’omicidio, il 13 agosto 2007. Se queste impronte fossero state lasciate nello stesso arco temporale, questo confermerebbe la presenza fisica insieme di più persone durante quella notte. In realtà, la scienza forense non permette di identificare con precisione il momento in cui le singole impronte vennero lasciate sulla scala.

La mappatura delle impronte rende evidente un affollamento di soggetti sulla scena del crimine. Una situazione che potrebbe spiegare alcune incongruenze nelle ricostruzioni ottenute finora, ma lascia ancora molti punti oscuri da chiarire.

Le indagini seguono così una strada complessa, in cui ogni peculiare dettaglio diventa un tassello importante. La nuova consulenza sulla “impronta 33” porrà le basi per un possibile riavvio nella ricerca delle prove utili a definire i fatti con maggior chiarezza.

Ultimo aggiornamento il 24 Maggio 2025 da Giulia Rinaldi

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Giulia Rinaldi

Giulia Rinaldi osserva il mondo con occhio critico e mente curiosa. Blogger fuori dagli schemi, scrive di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile personale e tagliente, mescolando analisi e sensibilità in ogni articolo. Il suo obiettivo? Dare voce a ciò che spesso passa inosservato.

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