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Nuove frontiere del racconto immersivo tra realtà virtuale e intelligenze artificiali nel lutto e nella memoria

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Le forme narrative stanno cambiando grazie alle tecnologie immersive e alle intelligenze artificiali, che trasformano chi guarda in protagonista attivo. Due progetti recenti esplorano il rapporto tra memoria, identità e tecnologia attraverso esperienze multimediali non lineari. Il documentario in VR 360°Il tempo che resta” e l’installazione interattiva “Epitaph 2048” propongono riflessioni profonde sul significato di lasciare un’eredità nell’era digitale.

Il tempo che resta: un viaggio immersivo nella memoria con la realtà virtuale

Il tempo che resta” è un documentario realizzato in realtà virtuale a 360 gradi, nato dalla collaborazione con l’Hospice “Il Tulipano” dell’Ospedale Niguarda di Milano e l’associazione “Una mano alla vita”. L’opera si concentra sull’esperienza della fine della vita, indagando come cambia la percezione del tempo quando questo si riduce drasticamente. Attraverso immagini avvolgenti e una narrazione non lineare, lo spettatore viene coinvolto direttamente nel processo di riflessione sui valori legati al lascito personale.

La struttura multimediale porta chi partecipa a diventare parte attiva: oltre a vivere il racconto immersivo, è invitato a condividere un ricordo o un’immagine da tramandare. Questa interazione in sala rende ogni esperienza unica ed emotivamente intensa, sottolineando come la memoria collettiva dipenda dall’impegno individuale nel raccontarsi. L’utilizzo della VR permette di abbattere le distanze temporali tradizionali del cinema per entrare fisicamente nello spazio narrativo.

Dignità e senso di sé nelle fasi finali della vita

Attraverso questo progetto si approfondisce anche il tema della dignità nelle ultime fasi della vita umana. Il documentario evita rappresentazioni stereotipate o mediche per concentrarsi su aspetti esistenziali più ampi legati al senso di sé e alla volontà di lasciare una traccia significativa agli altri.

Epitaph 2048: teatro digitale tra intelligenza artificiale ed eredità postuma

Epitaph 2048“, installazione interattiva accompagnata da performance live, immagina uno scenario futuro prossimo dove le IA gestiscono i dati delle persone defunte per decidere cosa conservare o cancellare dalla loro eredità digitale. Al centro c’è Muni, una intelligenza artificiale evoluta creata dalla fittizia azienda Orbital che conduce una sorta di funerale virtuale automatizzato.

L’opera mette in scena una riflessione sulle modalità con cui lutto e ricordo rischiano oggi di essere delegati a sistemi tecnologici senza mediazioni umane dirette. Ogni visitatore costruisce il proprio percorso visivo personalizzato grazie ai dati forniti durante l’esperienza; così lo spettacolo assume caratteristiche diverse ad ogni fruizione.

Arte performativa e domande etiche nell’era dei big data

Questa forma d’arte combina elementi performativi dal vivo con ambientazioni digitali complesse per sollevare domande urgenti su identità personale e collettiva nell’epoca dei big data permanenti online. La scelta fra ciò che rimane accessibile dopo la morte diventa simbolo delle tensioni etiche generate dalle nuove tecnologie applicate alla sfera privata più profonda.

Impatto culturale delle narrazioni immersive sulla società contemporanea

Le opere come “Il tempo che resta” ed “Epitaph 2048” vanno oltre l’intrattenimento proponendo spunti concreti su temi delicati quali la fine della vita, la perdita e le modalità moderne del ricordo grazie all’intervento tecnologico diretto sul patrimonio emotivo umano.

Questi progetti mostrano come cinema tradizionale possa dialogare efficacemente con nuovi media digitali ampliando i confini dell’esperienza narrativa fino a includere gli spettatori nelle dinamiche creative stesse. La partecipazione attiva rompe schemi passivi consolidati trasformando eventi pubblici in momenti condivisi intensamente personali ma anche socialmente rilevanti.

Etica, diritti digitali e tecnologie commemorative

In particolare emerge quanto sia necessario interrogarsi sulle conseguenze etiche derivanti dall’affidamento crescente alle macchine nei processi commemorativi; domande sul controllo dei dati post mortem aprono discussioni cruciali riguardo ai diritti digitali degli individui anche dopo la morte fisica.

Nel contesto urbano milanese queste iniziative trovano terreno fertile dato il tessuto culturale avanzato capace spesso d’incubare proposte artistiche sperimentali capaci poi d’espandersi oltre i confini nazionali portando avanti dibattiti internazionali sulla relazione fra uomo tecnologia ed esperienza esistenziale ultima.

Written by
Serena Fontana

Serena Fontana è una blogger e redattrice digitale specializzata in cronaca, attualità, spettacolo, politica, cultura e salute. Con uno sguardo attento e una scrittura diretta, racconta ogni giorno ciò che accade in Italia e nel mondo, offrendo contenuti informativi pensati per chi vuole capire davvero ciò che succede.

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